
Nella giornata di ieri 21 agosto, la Squadra Mobile di Caltanissetta – Sezione Criminalità Organizzata - Gruppo Gela di concerto con gli agenti della Squadra di P.G. del Commissariato di P.S. di Gela, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa in data 21.08.2013 dal Gip presso i Tribunale di Gela dr.ssa Veronica Vaccaro, su richiesta del P.M. dr.ssa Laura Seccacini della Procura della Repubblica di Gea, hanno tratto in arresto
Giuseppe Capizzello (nella foto), nato a Gea il 2 maggio 1963, poiché resosi responsabile di maltrattamenti, lesioni, violenza sessuale ai danni della convivente rumena V.I. di anni 31.
La donna dopo avere subito inenarrabili angherie trovava il coraggio di denunciare il suo aguzzino grazie ala professionalità mostrata dagli operatori di polizia che hanno saputo infondere fiducia nella donna dopo essere venuti a conoscenza, quasi per caso, di cosa stava succedeva all’interno di via Gioffrè a Gela.
Infatti, operatori della Squadra Mobile il 18 luglio di quest’anno avevano cercato di rintracciare il Capizzello che doveva essere sentito per altre ragioni di giustizia e, in casa hanno trovato la donna che recava evidenti ematomi sulle braccia. Nella circostanza, la donna in lacrime confidava di essere oggetto di violenze da parte del convivente che maltrattava anche le due figlie minori V.S. di anni 12 e V.Y.I. di anni 4, percuotendole con pugni e schiaffi.
Il giorno seguente la donna sporgeva regolare denuncia in cui descriveva i particolari raccapriccianti delle violenze; veniva colpita con testate e calci, le lanciava contro anche utensili per i più futili motivi, e impediva di uscire di casa dietro la costante ma velata minaccia di ripercussioni anche contro le figlie, la costringeva con la forza, a subire rapporti sessuali.
La donna era arrivata a Gela nel 2011 e aveva prestato assistenza ad un’anziana, nel frattempo aveva conosciuto Capizzello Giuseppe e, dopo la morte dell’anziana, trovandosi senza lavoro, era andata a vivere con lui e aveva fatto giungere a Gela anche le figlie avute da un precedente matrimonio. Poi l’incedere di violenze diventava sempre più insopportabile ma subiva in silenzio per paura di non poter dare un tetto alle figlie.
La donna e le figliolette venivano quindi allontanate ed accompagnate presso una casa famiglia della provincia di Caltanissetta. Dopo qualche giorno la donna sporgeva altra denuncia perché il Capizzello la tartassava di telefonate minacciandola di morte qualora l’avesse trovata. L‘uomo chiamava amiche ed anche la madre della donna in Romania e minacciava vendetta nei confronti di chiunque. Numerosi i testimoni ascoltati dalla Polizia, anche familiari, che hanno confermato il triste quadro di violenze in cui V.I. versava ormai da più di due lunghissimi anni.
Per fortuna, grazie anche alla celerità della magistratura di Gela il Capizzello è stato assicurato alla giustizia mettendo fine a questo calvario.
Il Capizzello Giuseppe dopo le formalità di rito, ha inteso nominare quale difensore di fiducia l’avvocato Giovanni Cannizzzaro del foro di Gela, quindi tradotto presso la Casa Circondariale di Gela a disposizione dell’autorità giudiziaria.
(Fonte: Squadra Mobile Questura di Caltanissetta – Commissariato di Gela)