L’Eni ancora sotto accusa e sempre più nell’occhio del ciclone. Non si è ancora spenta l’eco sul duro reportage de L’Espresso, che di nuovo l’azienda petrolchimica balza ai disonori della cronaca per uno sversamento di liquido inquinante nel mare di Gela.
Di primo mattino, il presidente della Regione Crocetta, gelese, che appena il giorno prima commentando il servizio su L’Espresso aveva detto che la città e le sue rappresentanze avrebbero risposto senza polemiche ma con i fatti, appresa la notizia ha emesso il seguente comunicato stampa:
«L'ennesimo episodio di sversamento a mare di petrolio
proveniente dalla raffineria di Gela, all'indomani di una giunta di governo che
proprio a Gela ha stabilito di potenziare nelle aree industriali siciliane le
strutture di prevenzione sanitaria e cura sulle malattie tipiche
dell'industrializzazione, obbliga il governo della Regione ad elevare il
livello di soglia dei controlli da effettuare in quei siti.
Lo ha detto in una nota il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta. Ritengo – continua il governatore – che in questi siti bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle
province, per esercitare un'azione continua e costante di controllo. Da tempo,
per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e
nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti.
L'Eni ha sempre assicurato che tali investimenti sarebbero stati realizzati al più
presto possibile, mentre non si riesce ad avere un crono programma preciso.
I gruppi industriali petroliferi – prosegue il Presidente – dovrebbero
cominciare a dirci con chiarezza cosa intendono fare rispetto a impianti che
hanno bisogno di tanti investimenti e manutenzioni straordinarie, per renderli
compatibili con il rispetto dell'ambiente e la sicurezza e la salute dei
cittadini.
Convocherò – conclude il governatore - immediatamente l'Eni, l'Asp, l'Arpa,
l'assessorato alla Salute e al Territorio e Ambiente per giovedì prossimo, per
approfondire le ragioni di questo ennesimo incidente ambientale, su quali
investimenti immediati intende promuovere la raffineria per risolvere la
situazione in maniera definitiva».
E dopo Crocetta, il punto di osservazione del procuratore della Repubblica di Gela, Lucia Lotti
«Ad iniziare dalle ore 6 circa di oggi 4 giugno 2013 si è verificata la fuoriuscita di ingenti quantitativi di idrocarburi, in particolare greggio emulsionato con acqua, dall’impianto Topping 1 della raffineria di Gela, situato in isola 7 nei pressi di un canalone interno al perimetro dello stabilimento che sfocia nel vicino fiume Gela.
L’impianto Topping 1 è destinato alle prime fasi del processo di raffinazione del greggio, che vi affluisce dal parco generale serbatoi. Il medesimo impianto era stato rimesso in funzione da circa una settimana dopo un fermo di 11 mesi derivante dal blocco temporaneo di due linee di lavorazione.
Il prodotto idrocarburico è uscito dallo scarico dell’impianto che normalmente convoglia l’acqua residua del processo di lavorazione del greggio.
Lo sversamento è continuato per circa un’ora, fino al momento in cui l’impianto non è stato del tutto fermato.
Secondo una prima stima – prudenziale – il quantitativo di prodotto idrocarburico fuoriuscito si può ritenere non inferiore ad una tonnellata.
Sul luogo è intervenuto prontamente il personale della Capitaneria di Porto e il personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica. Immediati gli accertamenti per stabilire con precisione la sequenza degli eventi che hanno provocato l’ingente sversamento.
Sulla base dei primi dati emersi, l’evento è dipeso da varie concause – tecniche e di comunicazioni tra impianti – che hanno determinato l’alterazione dei processi all’interno del Topping 1 e la mancata separazione tra greggio e acqua. Si è accertata la rottura di uno scambiatore asservito all’impianto, rottura che ha poi provocato la fuoriuscita dell’emulsione (misto di acqua e greggio) dallo scarico.
Si è registrato, inoltre, il mancato funzionamento della valvola di sicurezza destinata ad impedire la fuoriuscita dell’emulsione stessa, nonché il difetto, nel loro complesso, delle manovre di sicurezza. Solo il fermo totale dell’impianto, avvenuto a distanza di circa un’ora dal verificarsi del problema, ha posto fine allo sversamento.
L’inquinamento del prodotto idrocarburico fuoriuscito – sostanza densa e galleggiante – ha interessato il fiume Gela per diverse centinaia di metri, dallo sbocco del canale A fino alla foce e tratti mare – in via di esatta individuazione - dello specchio antistante la stessa foce del fiume.
L’impianto Topping 1 è stato posto sotto sequestro per esigenze probatorie e di cautela.
In relazione ai fatti di inquinamento delle acque e dell’habitat del fiume, si procede per i reati previsti dal codice dell’ambiente, nonché per danneggiamento aggravato e disastro innominato colposo.