
Stamarttina, di buon’ora, personale della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato p.s. di Niscemi e con le Squadre Mobili di Piacenza, Parma, Catanzaro, Perugia, Novara, Cuneo e Caserta, nell'ambito dell'operazione denominata "Rewind" ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse in data 06.02.2013 dal G.i.p. c/o il Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, a carico di:
GIUGNO Giancarlo Maria Lucio, nato a Niscemi il 01.01.1959, libero, sottoposto alla sorveglianza speciale della ps con obbligo di soggiorno.
CALCAGNO Salvatore, nato a Niscemi il 24.12.1954; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Melfi (pz).
LA ROCCA Rosario, inteso “Saro Pacola”, nato a Niscemi il 14.11.1956, libero.
PASSARO Giovanni, nato a Gela il 28.12.1956; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Spoleto (PG).
TASCA Giuseppe, nato a Gela il 13.06.1972; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Palmi (RC).
TRUBIA Pasquale, nato a Gela il 19.11.1967; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Parma.
TISA Angelo, nato a Mazzarino in data 09.04.1967; in atto detenuto presso la Casa Circondariale “Siano” di Catanzaro.
SICILIANO Salvatore, nato a Mazzarino in data 30.08.1964; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Novara.
CASSARA’ Emanuele, nato a gela il 28.06.1970; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Cuneo.
IOZZA Emanuele, nato a Gela il 24.02.1961; in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Carinola (CE).
tutti indagati in relazione all’ipotesi di:
A) reato p. e p. dagli artt. 110, 575 c.p., per avere cagionato, in concorso tra loro la morte di BENNICI Roberto.
Più precisamente:
--tutti quali mandanti e/o concorrenti morali, per essersi riuniti in un covo sito nelle campagne tra Acate e Niscemi, e per aver deciso e progettato tutti concordemente, l’omicidio di un qualsiasi esponente (o ritenuto tale) del clan rivale dei RUSSO di cui sarebbe stata notata la presenza per le vie cittadine di Niscemi;
--CELONA Angelo, unitamente a LA COGNATA Francesco (deceduto il giorno 11 ottobre 2010) quali esecutori materiali, avvicinatisi alle spalle della vittima, gli esplodevano contro numerosi colpi di pistola;
-- TRAINITO Emanuele (deceduto il giorno 27 novembre 1990) quale concorrente morale e materiale, per aver agito a supporto degli esecutori materiali, accompagnando gli autori materiali con il ruolo di autista;
-- LOMBARDO Rosario (successivamente deceduto) e LA ROCCA Rosario quali concorrenti morali e materiali, per aver agito a supporto degli esecutori materiali, accompagnando gli autori materiali sul luogo, individuando la vittima e indicandola agli esecutori.
Così tutti concorrendo a cagionare l’omicidio di BENNICI Roberto, il quale venne attinto mortalmente da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre si trovava all’interno dell’attività commerciale denominata “Bar Sicilia”
.
Con le aggravanti di aver agito con premeditazione (ex art. 577 c.p.) e di aver agito in più di cinque persone (ex art. 112 n. 1 c.p.).
Con l'aggravante ex art. 112 n. 2 a carico di GIUGNO Giancarlo, CALCAGNO Salvatore e PASSARO Giovanni per aver diretto l'attività delle persone che sono concorse.
Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).
Fatto avvenuto in Niscemi in data 23 ottobre 1990.
CELONA Angelo
B) reato p. e p. dagli artt. 110, 56-575 c.p., perché in concorso con LA COGNATA Francesco (deceduto il giorno 11 ottobre 2010), avvicinandosi alle spalle di BENNICI Roberto (seduto ad un tavolino del bar mentre giocava a carte) ed esplodendogli contro numerosi colpi di pistola con una traiettoria tale da attingere anche la persona seduta di fronte al BENNICI, colpivano NANFARO Francesco con vari colpi di pistola, così ponendo in essere atti idonei diretti in maniera non equivoca a cagionarne la morte.
Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).
Fatto avvenuto in Niscemi in data 23 ottobre 1990.
tutti gli altri
GIUGNO Giancarlo Maria Lucio, CALCAGNO Salvatore, LOMBARDO Rosario (successivamente deceduto), LA ROCCA Rosario, PASSARO Giovanni, TASCA Giuseppe, TRUBIA Pasquale, TISA Angelo, SICILIANO Salvatore, CASSARA’ Emanuele e IOZZA Emanuele.
C) reato p. e p. dagli artt. 110, 116 e 56-575 c.p. per aver concorso nella condotta di CELONA Angelo e LA COGNATA Francesco di cui al capo B, atteso che il ferimento di un avventore presente all'interno del bar (nel caso NANFARO Francesco) era una conseguenza prevedibile dell'azione omicidiaria pianificata e posta in essere.
Con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).
Fatto avvenuto in Niscemi in data 23 ottobre 1990.
Intorno agli anni novanta, a Niscemi era in corso un forte scontro tra due consorterie mafiose contrapposte facenti rispettivamente capo, la “stidda” alla famiglia RUSSO e “cosa nostra” a SPATOLA Bartolo. La "guerra" scatenata in quegli anni portò alla commissione di numerosi omicidi, molti dei quali tutt'ora insoluti.
L’indagine, denominata “rewind” (proprio per la ricostruzione a ritroso di quei cruenti delitti di mafia consumati negli anni 90), riguarda proprio la ricostruzione e l'individuazione degli autori dei gravissimi fatti di sangue avvenuti in quegli anni e per i quali in precedenza non si era proceduto in quanto, nonostante le indagini svolte, non erano emersi indizi chiari, precisi e concordanti a carico di singoli soggetti.
Oggi, invece, grazie al minuzioso lavoro investigativo posto in essere dalla Squadra Mobile di Caltanisetta, con il prezioso ausilio del personale del Commissariato di P.S. di Niscemi, stanno venendo acquisiti nuovi elementi di prova e precisi riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori, che consentendo di accertare ruoli e responsabilità per gli omicidi della "guerra", così da poterne assicurare alla giustizia gli autori.
In tale attività, le indagini svolte hanno consentito di fornire una piena ricostruzione all'omicidio di BENNICI Roberto.
L’OMICIDIO DI BENNICI ROBERTO:
In data 23 ottobre 1990, alle ore 19.00 circa, in Niscemi, all’interno del bar “Sicilia” sito in quella via Medi, due ignoti esplodevano più colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di BENNICI Roberto, nato a Niscemi il 29 gennaio 1969, trentunenne, incensurato, benzinaio, che decedeva all’istante.
Nell’occorso veniva coinvolto nell’ azione delittuosa, rimanendone ferito, NANFARO Francesco, nato a Niscemi il 15 marzo 1938, venditore ambulante, pregiudicato per violazione della normativa sulle armi, il quale veniva ricoverato con prognosi riservata presso quell’Ospedale Civile.
Intorno agli anni novanta, a Niscemi era in corso un forte scontro tra due consorterie mafiose contrapposte facenti rispettivamente capo, la “stidda” alla famiglia RUSSO e “cosa nostra” a SPATOLA Bartolo. La "guerra" scatenata in quegli anni portò alla commissione di numerosi omicidi, molti dei quali tutt'ora insoluti.
L'episodio ai danni di BENNICI Roberto si inserisce in un succedersi di episodi delittuosi:
il giorno 18 agosto 1990, in Niscemi, veniva ucciso VACIRCA Giuseppe, ritenuto affiliato alla “stidda”; ed indicato quale mandante ed esecutore materiale di molti omicidi tra i quali quello di ARCERITO Salvatore, elemento di spicco di “cosa nostra”.
• Il giorno 4 settembre 1990 veniva rinvenivano il cadavere di TRAINITO Giuseppe, detto "Ganzirru", che presentava tre colpi d'arma da fuoco al capo ed alle spalle.
La vittima era il padre di TRAINITO Liborio, a quei tempi affiliato a “cosa nostra”.
• Il giorno 25 settembre 1990, veniva ucciso VALENTI Carmelo, inteso “Melo u ciurdu”, ritenuto gravitante nell’ambito della consorteria mafiosa denominata “ cosa nostra”.
• il 22 ottobre 1990, in Niscemi, veniva ucciso CAMPIONE Gaetano, ritenuto affiliato alla “stidda”.
• Lo stesso giorno, il 22 ottobre 1990, veniva perpetrato un altro omicidio ai danni di FALCONE Giuseppe, ritenuto affiliato alla “stidda”
I summenzionati eventi delittuosi fungono da imprescindibile cornice all’omicidio di BENNICI Roberto ed al tentato omicidio NANFARO Francesco che venivano perpetrati il giorno 23 ottobre 1990.
Anche il BENNICI Roberto e il NANFARO Francesco erano ritenuti affiliati alla “stidda”.
• Il 25 ottobre 1990, in Niscemi, veniva ucciso BARTOLUCCIO Gaetano, soggetto vicino a uomini d’onore della famiglia mafiosa di Niscemi.
• Il giorno 26 ottobre 1990, in Niscemi, due sconosciuti esplodevano diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di PEPI Giuseppe, che riusciva a salvarsi. PEPI Giuseppe era ritenuto affiliato alla “stidda”.
• Il giorno 27 ottobre 1990, in Scoglitti (RG), ARCERITO Giuseppe Amedeo, nato a Niscemi il giorno 4 gennaio 1953, veniva ferito, presso il suo studio medico di Scoglitti, ad un braccio durante l’agguato posto in essere nei suoi confronti da VELLA Orazio e DOMINANTE Salvatore, entrambi killers “stiddari” di Gela.
L’ARCERITO Giuseppe Amedeo era ritenuto elemento di spicco della consorteria mafiosa denominata “cosa nostra”.
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia CELONA Angelo (esponente di spicco della consorteria mafiosa di cosa nostra operante a Gela e storicamente legata alla consorteria operante a Niscemi), autoaccusatosi quale esecutore materiale dell’omicidio in argomento, permettevano di fare luce sul movente e sulle dinamiche dell’azione delittuosa.
A riscontrare le dichiarazioni di CELONA Angelo, vi sono stati poi gli elementi de relato forniti da altri collaboratori di giustizia, ovvero TERLATI Emanuele e i germani Emanuele e Luigi CELONA, tutti affiliati della consorteria mafiosa di “cosa nostra” di Gela.
Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia hanno consentito di tracciare il contesto criminale in cui maturava l’omicidio in argomento e di acquisire gravi indizi probatori nei confronti dei soggetti raggiunti da misura cautelare.
E’ stato possibile ricostruire in modo circostanziato le varie fasi, anche antecedenti, dell’omicidio di BENNICI Roberto e del tentato omicidio di NANFARO Francesco con particolare riguardo:
• ai mandanti dell’omicidio: viene ordinato da GIUGNO Giancarlo, CALCAGNO Salvatore, LOMBARDO Rosario (successivamente deceduto), LA ROCCA Rosario, ARGENTI Salvatore (successivamente deceduto), PASSARO Giovanni, TASCA Giuseppe, TRUBIA Pasquale, TRAINITO Emanuele (successivamente deceduto), TISA Angelo, SICILIANO Salvatore, IOZZA Emanuele, CASSARA’ Emanuele, LA COGNATA Francesco (successivamente deceduto) e CELONA Angelo, tutti partecipanti alla riunione tenutasi in un covo ubicato nelle campagne tra Acate e Niscemi, in località Bonincontro.
• agli esecutori dell’omicidio: CELONA Angelo (che si autoaccusa), LA COGNATA Francesco (morto per cause naturali mentre detenuto in carcere), TRAINITO Emanuele, còrreo per aver svolto la mansione di autista (morto durante la cosiddetta “strage della sala da barba” di Gela), LOMBARDO Rosario, inteso “Saro cavaddu” (successivamente deceduto) e LA ROCCA Rosario, inteso “Saro pacola”, entrambi còrrei per aver svolto la mansione di vedetta.
• alle cause determinanti dell’omicidio: l’appartenenza di BENNICI Roberto all’organizzazione criminale denominata “stidda”, all’interno del gruppo capeggiato dai RUSSO che, in quel momento storico, si trovava contrapposto a quello di GIUGNO-CALCAGNO-PITROLO che manifestava assolute velleità di comando.
(Fonte: Procura della Repubblica di Catania – Questura di Caltanissetta)