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notizia del 20/02/2012 - messa in rete alle ore 09:46:48
GELA, beni per quasi un milione di euro sequestrati al presunto affiliato a «Cosa Nostra», Franco Muncivì

Nelle giornate del 17 e 18 febbraio 2012, personale della Sezione Criminalita' Organizzata - Gruppo Indagini Patrimoniali - della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato P.s. di Gela e con la Squadra Mobile di Padova, ha dato esecuzione a decreto di sequestro di prevenzione emesso in data 10 febbraio 2012 dal Tribunale di Caltanissetta - Sezione Misure di Prevenzione, su proposta avanzata dai PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nei confronti di Francesco Muncivì (foto riquadro), classe 1949, residente a Gela, già arrestato in data 20 aprile 2011 con l'accusa di associazione mafiosa per essere affiliato al clan di cosa nostra di Gela.

Il provvedimento di sequestro di prevenzione ha colpito sia beni di proprietà del Muncivì Francesco sia altri beni riconducibili allo stesso, siti a Gela e a Padova, così elencati:

1. terreni (per un'estensione di circa 20 ettari), di proprietà della società Fiass srl sita in Gela, via A. Diaz 38 riconducibile al Muncivì;

2. quote sociali della medesima società, di cui è amministratore unico la figlia del proposto;

3. appartamento sito in Gela, vico Spinello nr. 10, di proprietà dello stesso Muncivì Francesco, con valore di mercato di circa 150.000,00 euro;

4. appartamento sito in Padova, con relativo box, di proprietà del figlio del predetto Muncivì Francesco;

5. conto corrente bancario del proposto Francesco Muncivì.

Il valore complessivo dei bei sequestrati ammonta a circa ottocentomila euro.

Circa i venti ettari di terreno della società Fiass sequestrati, gli stessi si trovano nelle adiacenze del vasto insediamento residenziale Peep di contrada Marchitello, già oggetto di indagine e dovevano essere utilizzati originariamente per costruire un centro commerciale.

Come già rappresentato in sede di arresto del Muncivì, nell'ambito delle indagini tese alla cattura dell'allora latitante Daniele Emmanuello, capo dell'omonima cosca mafiosa, condotte da questa Squadra Mobile, la figura di Francesco Emmanuelloera stata monitorata come insospettabile professionista che frequentava assiduamente la famiglia di sangue del latitante.

Nell'ottobre 2005, personale della Sezione Catturandi accertava come nella primavera dello stesso anno, presso la Chiesa di San Giacomo si fosse cresimata la figlia del latitante Daniele Emmanuello e che tra i presenti alla cerimonia vi erano anche il predetto consigliere comunale Francesco Muncivì e il di lui figlio.

Tutto ciò avveniva mentre, nello stesso periodo, emergeva, nell'ambito della medesima attività di indagine volta alla cattura del boss latitante Daniele Emmanuello, che il figlio di questi, Crocifisso, riuscisse, con una serie di stratagemmi atti ad eludere i controlli degli investigatori ed a raggiungere il padre latitante in località sconosciuta ma vicina a Gela.

Veniva altresì comprovato come lo stesso Francesco Muncivì avesse chiesto ad un suo collega di far inserire il giovane Crocifisso Emmanuello, figlio del latitante Daniele, Emmanuello iscritto presso l'università Luiss di Roma, presso l'appartamento romano dove già risiedeva, in affitto, il figlio del collega. Ed effettivamente, dalle indagini sulla cattura del latitante, era emerso che il figlio di quest'ultimo era stato per qualche anno residente a Roma.

Le indagini venivano infine corroborate dalle dichiarazioni di recenti collaboratori di giustizia che confermavano come effettivamente il Francesco Muncivìfosse un uomo “riservato” della famiglia mafiosa degli Emmanuello, al quale era stato dato il compito di curare gli affari della consorteria, con particolare riferimento alle cooperative edilizie in argomento.

Secondo i collaboratori lo stesso latitante Daniele Emmanuello avrebbe chiesto, grazie al lavoro occulto svolto dal Muncivì, un alloggio per la propria famiglia di sangue nel complesso residenziale delle citate cooperative.

Dalle investigazioni emergeva anche come il Muncivì si premurasse di far conoscere di volta in volta agli imprenditori che stavano realizzando le villette della zona Peep di contrada Marchitello i referenti della famiglia Emmanuello, di cui egli costituiva la longa manus, che si avvicendavano in conseguenza degli arresti: così, dopo l'arresto di Massimo Carmelo Billizzi, veniva presentato da Muncivì quale nuovo referente del gruppo mafioso DomenicoVullo e lo stesso venne fatto con Davide Lignite.

Emergeva addirittura che il Muncivì avesse imposto ad un impresa edile di subire prolungati ritardi nei pagamenti per essersi rifiutata di eseguire gratuitamente, nell'anno 2007, lavori di ripristino di un'abitazione rurale di proprietà della famiglia Emmanuello.

Parte dei beni sequestrati con l'operazione odierna erano già sottoposti a sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p., nell'ambito del procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia - di Caltanissetta, che vede indagato il Muncivì Francesco per il delitto di cui all'art. 416 bis c.p. quale partecipe, unitamente ad altri, dell'associazione mafiosa denominata “cosa nostra” di Gela, gruppo Emmanuello. Per tale imputazione Muncivì Francesco è tuttora sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
(fonte: Squadra Mobile Questura di Caltanissetta)
 
Autore: Redazione Corriere di Gela
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