La Guardia di Finanza e la Procura hanno illustrato in mattinata i dettagli dell’Operazione
Repetita Juvant che ha portato al sequestro di beni patrimoniali per un ammontare di 40 milioni di euro di riconducibili ad Antonio Padovani e dei suoi familiari e collaboratori.
Il Provvedimento riguarda un totale di 15 società e decine di punti operativi, attivi nelle città di Roma, Catania, Messina, Napoli, Modena e Massa, tutte operanti nel settore dei giochi mediante il noleggio di slot machines, la gestione di sale da gioco, l’affidamento di lotterie e la raccolta di scommesse anche a distanza.
Dietro alcune di queste agenzie, formalmente qualificate come Associazioni, si celavano vere e proprie bische clandestine dove era possibile giocare illegalmente anche elevate somme di denaro.
In sequestro anche conti correnti, disponibilità finanziarie e numerosi beni mobili ed immobili tra i quali due ville con piscina del valore di 4 milioni di euro, numerose autovetture tra cui una Ferrari F335 e oltre 40 conti correnti e/o disponibilità finanziarie riconducibili al proposto direttamente o indirettamente tramite interposte persone.
L’intero patrimonio appreso è quantificabile in un valore di circa 40 milioni di euro.
Le indagini, avviate su delega della Dda nissena, hanno in particolare consentito di accertare che le società e gli esercizi commerciali formalmente intestati a familiari e collaboratori del Padovani sono in realtà nel pieno possesso di quest’ultimo.
L’attività ha richiesto:
• dapprima, la dettagliata ricostruzione degli interi nuclei familiari - attuali e storici, delle parentele, nonché dei relativi rapporti relazionali del Padovani;
• successivamente, la comparazione di questi con gli elementi info/investigativi emersi dalle indagini eseguite nei procedimenti penali che negli anni lo hanno coinvolto, uno dei quali ha, di recente, portato ad una prima condanna;
• una incisiva attività investigativa di carattere economico–patrimoniale, incentrata sull’acquisizione e sull’analisi di un’enorme quantità di dati e notizie, ricavabili dalle banche dati in uso al Corpo, e dai rilevamenti effettuati presso i numerosi enti interessati, sia nella provincie di Caltanissetta e Catania che di altre regioni d’Italia, anche utilizzando lo strumento investigativo denominato “Molecola”, validato dallo Scico (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata);
• infine, il confronto dei numerosissimi dati acquisiti, al fine di riscontrare l’esistenza di una netta sperequazione tra i redditi dichiarati e l’incremento patrimoniale accertato. La specifica analisi contabile eseguita ha, nella sostanza, consentito di evidenziare una marcata sproporzione del patrimonio direttamente e indirettamente posseduto dal Padovani.
Padovani è un imprenditore molto noto alle cronache giudiziarie nazionali poiché coinvolto già in numerose inchieste. Tra le ultime quella denominata “Atlantide – Mercurio” che ha decimato, con 24 arresti nel 2009, il clan gelese di Piddu Madonia ed ha portato alla recente condanna del Padovani a 4 anni di reclusione in I° grado, da parte del Tribunale di Gela, e quella denominata “Hermes” della Dda di Napoli che lo vedeva in strettissima correlazione con l'imprenditore Renato Grasso, anch’egli imprenditore del medesimo settore contiguo a clan camorristici ed in particolare ai “Casalesi”.
(Fonte: Comando provinciale Guardia di Finanza di Caltanissetta)