La sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il commissariato di Polizia di Niscemi, a conclusione di cimplesse indagini, ha eseguito, la notte scorsa sei ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip del Tribunale di Catania, dr.ssa Daniela Monaco Crea, su richiesta della locale dda (proc. agg. dr.ssa Marisa Scavo, sost. proc. dr. Rocco Liguori), nei confronti dei seguenti soggetti, tutti storicamente appartenenti all’associazione a delinquere di stampo mafioso di Niscemi e di Gela:
Emmanuello Alessandro, nato a Gela il 20.08.1967; in atto detenuto nella casa circondariale di Viterbo, in regime di 41 bis;
Arcerito Giuseppe Amedeo, inteso “
u dutturi” nato a Niscemi il 04.01.1953, ivi residente in viale Mario Gori 327, libero;
Amato francesco, inteso “
ciccio pistola”, nato a Vittoria il 15.01.1970, ivi residente in via Isonzo 96, libero;
Montalto Sebastiano, inteso “
iano l’americano”, nato a Niscemi il 13.05.1969, ivi residente in via Erice 30 in atto detenuto presso la casa circondariale di Agusta;
Lombardo Rosario, inteso “
saro cavallu”, nato a Niscemi il 14.02.1961, ivi residente in c/da Feudo Nobile, agro di Gela, in atto detenuto presso la casa circondariale “Bicocca” di Catania;
allo stato e’ irreperibile il sottoindicato soggetto, altro destinatario di o.c.c.c.:
Di Pasquale Salvatore, inteso “
turi bordò”, nato a Niscemi l’11.12.1966, ivi residente in via d’Aragona 9, libero, allo stato irreperibile.
Vengono invece indagati, in stato di liberta, i seguenti soggetti:
Greco Emanuele, inteso “
nele a bestia”, nato a gela il 20.10.1973, residente a San Giuliano Milanese in via Emilia, km 14 c/o Casina Marinazzo, in atto detenuto presso casa circondariale “San Vittore” di Milano;
Billizzi Massimo Carmelo, nato a Gela in data 06.04.1975, collaboratore di giustizia;
Ferracane Fortunato, nato a Gela il 25.07.1972, collaboratore di giustizia;
Licata nunzio, nato a Gela il 24.10.1975, collaboratore di giustizia;
Celona Emanuele, inteso “
Daniele”, nato a Gela il 19.07.1973, collaboratore di giustizia;
Tali soggetti dovranno rispondere delle seguenti ipotesi di reato:
Di Pasquale Salvatore, Amato Francesco, Montalto Sebastiano, Arcerito Giuseppe Amedeo e Lombardo Rosario di aver fatto parte, nella seconda metà degli anni ‘90, di un’organizzazione di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”, e specificatamente del clan Madonia – famiglia di Niscemi, mandamento di Gela.
Emmanuello Alessandro, Di Pasquale Salvatore, Amato Francesco, Montalto Sebastiano, Arcerito Giuseppe Amedeo e Lombardo Rosario di omicidio aggravato, avvenuto in agro di Acate (Rg) il 6 novembre 1996, per avere, in concorso tra loro (e con Pitrolo Antonino e Buzzone Giuseppe nei confronti dei quali si procede separatamente), in qualità di concorrenti morali, cagionato la morte di Campisi Alfredo, con condotta materialmente eseguita dai predetti Pitrolo e Buzzone esplodendo al suo indirizzo reiterati colpi d'arma da fuoco, tre dei quali attingevano il predetto alla regione dorsale sinistra ed all'emitorace sinistro con esito fatale;
in particolare:
- Emmanuello Alessandro ed Arcerito Giuseppe Amedeo, unitamente ad Emmanuello Daniele, deceduto, ed al Pitrolo Antonino, esecutore materiale, deliberavano l’azione criminosa;
- Amato Francesco, Di Pasquale Salvatore, Montalto Sebastiano, Lombardo Salvatore rafforzavano il proposito criminoso dei primi fornendo appoggio logistico, armi e veicoli, nonché offrendosi per fungere da vedette per individuare l’obiettivo e segnalarlo ai killer;
Emmanuello Alessandro, Celona Emanuele, Amato Francesco rispondono anche di tentato omicidio (avvenuto in data 23 luglio 1996), in concorso tra loro e con Emmanuello Daniele e Tramontana Vincenzo, entrambi deceduti, poiché compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte del Campisi Alfredo. L’evento non si verificava per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la reazione della vittima che essendosi avveduta della predisposizione dell’attentato si allontanava dal luogo dandosi alla fuga.
In quel frangente Emmanuello Alessandro e Celona Emanuele si recavano presso il laboratorio di marmi di proprietà del Campisi armati di quattro pistole semiautomatiche ed un fucile automatico ak 47 (kalasnikov); mentre Amato Francesco, unitamente a Tramontana Vincenzo, fungevano da fiancheggiatori e segnatamente il primo faceva da staffetta e accompagnava il Celona e l’Emmanuello presso il laboratorio di marmi del Campisi ed il secondo segnalava ai due killer la presenza del campisi sul posto. Emmauello, Celona ed Amato risponderanno anche di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi.
Ancora, prima del novembre 1996, veniva compiuto un altro tentativo di uccidere la vittima designata. in quella circostanza agirono Emmanuello Alessandro, Billizzi Massimo Carmelo, Greco Emanuele, Licata Nunzio, Ferracane Fortunato, Montalto Sebastiano, Di Pasquale Salvatore, Amato Francesco, l’evento non si verificava per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la occasionale presenza di una pattuglia automontata dei carabinieri che induceva il commando a rinviare l’azione ad altro momento più propizio.
In relazione a tale episodio criminoso, in particolare, Emmanuello Alessandro rivestiva il ruolo di mandante dell’omicidio, Montalto, Amato e Di Pasquale avevano il ruolo di segnalare ai killer la presenza della vittima in piazza e Licata, Ferracane, Billizzi e Greco si recavano muniti di armi da fuoco, tra cui una pistola semiautomatica cal. 7,65 detenuta dal Licata, a bordo di uno scooter e di una moto di grossa cilindrata, presso la piazza centrale di Niscemi dove era stata segnalata la presenza del Campisi. anche per questo episodio viene contestata ai sopra indicati soggetti la detenzione ed il porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco.
I delitti sopra contestati sono per tutti aggravati dalla legislazione antimafia perchè sono stati commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis del codice penale e cioè dall’appartenenza degli autori alla organizzazione di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra, e perchè l’associazione era armata ai sensi dell’art. 416 bis c.p, in quanto i sodali avevano disponibilità di armi che fornivano agli altri affiliati, all’occorrenza, per commettere atti omicidiari.
Le indagini hanno consentito di accertare che i sopracitati esponenti delle cosche mafiose di Gela e Niscemi, diretti e coordinati da Emmanuello Alessandro (quest’ultimo già a capo dell’omonima cosca di Gela), al fine di contrastare l’ascesa di Campisi Alfredo, appartenente a quella cosca mafiosa e figura emergente del panorama mafioso di Niscemi, hanno più volte attentato alla vita del Campisi, raggiungendo lo scopo in data 06.11.1996.
Già in data 20 settembre 2010, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura distrettuale di Catania, gli agenti di polizia avevano eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa a carico di Buzzone Giuseppe, nato a Niscemi il 1.4.1946, inteso “
turi cavolata”, indagato per il reato di omicidio in pregiudizio di Campisi Alfredo e tentato omicidio ai danni di Chiavetta Giuliano, nonché di porto e detenzione di arma da fuoco.
Da quelle indagini era emerso che il Buzzone Giuseppe aveva realizzato l’efferato delitto in concorso con Pitrolo Antonino, oggi collaboratore di giustizia, a sua volta mandante ed esecutore dello stesso crimine.
Il Campisi Alfredo era stato attinto più volte alle spalle, mediante l’utilizzo di una pistola semi automatica marca Walther - cal. 7,65 - con matricola abrasa, nell’atto in cui si trovava alla guida della propria autovettura Y10 in compagnia di Chiavetta Giuliano (anch’egli attuale collaboratore di giustizia). l’uccisione era stato portata a termine dopo un lungo inseguimento effettuato a bordo dell’autovettura fiat tempra targata CL 208463, condotta e di proprietà del Buzzone, che aveva avuto inizio dalle porte di niscemi e si era concluso sul ponte Dirillo che segna il confine tra la provincia di Ragusa e quella di Caltanissetta.
Già le investigazioni dell’epoca avevano messo in risalto come la vittima, Campisi Alfredo, fosse un soggetto emergente dell’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra” niscemese, all’interno della quale si era verificata una spaccatura dovuta soprattutto alle ambizioni di comando della stessa vittima, la quale, per tale scopo, già dal 1994 aveva iniziato a crearsi un proprio gruppo di spietati minorenni tra i quali, in particolare, spiccava la figura di Chiavetta Giuliano - attuale collaboratore di giustizia.
Le recenti indagini hanno permesso di individuare i mandanti di quel delitto, e hanno trovato una svolta risolutiva avvalendosi delle dichiarazioni dei collaboratori di giustzia Pitrolo Antonino, Chiavetta Giuliano, Smorta Crocifisso, Ferracane Fortunato, Licata Nunzio, Celona Emanuele, Billizzi Carmelo Massimo e di un minuzioso lavoro di riscontro effettuato.
L’Arcerito (ha nominato difensore di fiducia l’avv. Giuseppe Fragale del foro di Caltagirone), già condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa e scampato miracolosamente ad un agguato mafioso nel 1989, è considerato elemento di spicco di Cosa Nostra di Niscemi, ed anzi ai vertici di tale sodalizio mafioso, che storicamente é legato con quello gelese degli Emmanuello. in particolare il nucleo mafioso della famiglia di Niscemi avrebbe per anni gestito nelle campagne di Niscemi la lunga latitanza del boss Daniele Emmanuello.
Gli altri arrestati sono anch’essi affiliati al clan di cosa nostra e sono gravati da numerosi pregiudizi penali. In particolare Amato Francesco, che ha nominato l’avv. Francescio Spadaro, è ritenuto luogotenente ed uomo di fiducia di Giuseppe Amedeo Arcerito, mentre Montalto Sebastiano è noto per essere stato già arrestato da questi uffici in data 12 ottobre 2010 (operazione “
Crimen Silentii”) con l’accusa di aver partecipato all’efferato delitto di Mililli Giuseppe, nato ad Aidone (En) in data 05.12.1966, realizzato, oltre che dal Montalto, da Daniele emmanuello con la complicità di esponenti della mafia di Niscemi, Mazzarino, Gela e Caltagirone. infine mentre Lombardo Rosario è stato arrestato nel settembre 2009 (operazione “
Crazy horse”) per associazione mafiosa unitamente ad altri due sodali del clan di Niscemi.
(nella foto, da sinistra, in senso orario: Alfredo Campisi, Alessandro Emmanuello, Francesco Amato, Giuseppe Arcerito, Sebastiano Montalto e Rosario Lombardo.
(Fonte: Squadra Mobile – Questura di Caltanissetta)