«Operazione Porsche», dal nome con cui venivano etichettati i panetti di hashish provenienti da Palermo. E’ la quinta incursione dei Carabinieri di Gela negli ultimi due anni nel complesso e intrigato mondo del traffico e spaccio di droga. Quindici persone sono finite in carcere, una ancora irreperibile.
I dettagli di quest’ultima operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa, giovedì mattina, nella saletta delle conferenze della Procura, presso il nuovo Tribunale. C’erano il Procuratore dott.ssa Lucia Lotti, il comandante provinciale del Gruppo dei Carabinieri, col. Roberto Zuliani, il comandante del Reparto Territoriale di Gela, magg. Magro, il cap. Messina e il ten. Ferrante.
Le persone arrestate, tutti di Gela tranne uno, sono Giovanni Manfrè, 19 anni; Nicolò Morello, 27 anni; Damiano Nicastro, 21 anni; Giuseppe Nicastro, 21 anni, Alessandro Polizzotto (di Palermo), 34 anni; Salvatore Raniolo, 21 anni; Graziano Gaetano Argenti, 28 anni; Mirco Brivitello, 25 anni; Giuseppe Benedetto Curvà, 24 anni; Biagio Di Simone, 19 anni; Salvatore La Placa, 34 anni; Alessandro Emanuele Pellegrino, 20 anni; Andrea Filippo Scimè, 23 anni; Manuel Tandurella, 23 anni, Melilli Paolo G. Antonio, 27 anni.
L’indagine parte dal 2009, quando abbiamo si è cominciato a tenere sotto osservazione Damiano Nicastro, che si vedeva spesso stazionare nella zona di Caposoprano, e qui incontrare giovani da tempo sospettati di spaccio. E’ stato poi scoperto che il Nicastro era solito fare andirivieni per Palermo, dove lì si approviggionava da Alesssandro Polizzotto, il quale, quasi in regime di monopolio, piazzava grossi quantitativi di hashish a prezzi praticamente stracciati (2,50 euro al grammo, a fronte di un prezzo corrente di 10 euro. A sua volta, Damiano Nicastro riforniva un gruppo di abituali spacciatori di Gela.
Altro personaggio chiave è stato Nicolò Morello, gelese trapiantato a Busto Arsizio, quale, servendosi di staffette, faceva arrivare la droga nella cittadina lombarda e a Catania. Gli investigatori hanno potuto accertare che questi si serviva di Facebook per le ordinazioni, con un linguaggio in codice. Occasionalmente a Gela, il Morello è stato arrestato come gli altri in città durante la notte tra mercoledì e giovedì.
«E’ stata sventata – ha detto il procuratore Lucia Lotti – una vera e propria attività economica che, vista in un’ottica lavorativa, impiegava molti giovani da diversi anni»
(Fonte: Comando Reparto Territoriale Carabinieri di Gela)