Nella mattinata di ieri, in Niscemi, presso la Chiesa Maria Santissima Addolorata, celebrata da padre Giugno, si è svolta la commemorazione religiosa del 34° anniversario della barbara uccisione del Carabiniere Vincenzo Caruso, medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
Dopo il saluto ai familiari del caduto da parte del Comandante Provinciale dei CC, Ten.Col. Roberto Zuliani, la liturgia eucaristica ha rievocato le gesta eroiche del carabiniere che, unitamente all’Appuntato Stefano Condello, il 01 aprile 1977, cadde eroicamente in un conflitto a fuoco con alcuni ‘ndranghetisti” locali, in Razzà di Taurianova (RC).
Alla commemorazione hanno partecipato anche il comandante del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Gela, il sindaco di Niscemi Dott. Giovanni Di Martino, una rappresentanza di Carabinieri del Cobar Sicilia e della Stazione di Niscemi, nonché rappresentanti di numerose associazioni, tra cui la neo costituita Associazione nazionale Carabinieri di Niscemi, e di Forze di Polizia locali e provinciali.
La commemorazione è terminata con una solenne deposizione di una corona sulla tomba dell’eroe.
A seguito alcuni tratti rievocanti la strage di Razzà.
La strage di Razzà. Il sacrificio di Stefano Condello e Vincenzo Caruso dimostrò con quale dedizione e quanta efficacia operavano i Carabinieri in quel tempo in Calabria.
Il pomeriggio del 1° aprile 1977 in contrada Razzà di Taurianova, due militi, l’Appuntato Stefano Condello ed il Carabiniere Vincenzo Caruso, in servizio al Nucleo Radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova, che avevano scoperto undici mafiosi a convegno in una casa colonica, vengono trucidati a colpi di fucile e di pistola.
I convegnisti lasciano sul posto anche due dei loro: Rocco Avignone, 35 anni, e suo nipote, Vincenzo, di anni 20, i quali si sarebbero sacrificati, ingaggiando il conflitto a fuoco con i Carabinieri, per permettere la fuga di qualcuno molto potente che doveva essere protetto ad ogni costo. Si salvò miracolosamente allo scontro a fuoco il Carabiniere Vincenzo Caruso.
“Questi due Carabinieri non sono morti invano”: queste le parole pronunciate davanti alle bare di Condello e di Caruso dall’allora Comandante Generale dell’Arma Enrico Mino.
Le indagini condotte dagli stessi Carabinieri portarono all’identificazione ed all’incriminazione di nove dei partecipanti al pranzo (undici erano le persone ... perché tanti erano i piatti attorno alla tavola imbandita).
Il sacrificio di Stefano Condello e Vincenzo Caruso dimostrò con quale dedizione e quanta efficacia operavano i Carabinieri in quel tempo in Calabria.
La stessa ricostruzione dello svolgimento dei fatti nel casolare di Razzà, circa l’azione di polizia giudiziaria esplicata dai due militari, fece piena luce sul loro eroico comportamento.
Per la prima volta nella provincia di Reggio Calabria si creava uno squarcio nella vita interna di una della cosche mafiose, quella degli Avignone di Taurianova, in tutte le sue variegate sfaccettature:
sequestri di persona, traffico di droga pesante, riciclaggio di denaro sporco, spaccio di dollari falsi, contrabbando di armi, di preziosi e di sigarette.
Per l’eroico gesto il Carabiniere Caruso fu insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
«Componente equipaggio di autoradio, lasciato di vigilanza all’esterno di casolare isolato nel quale si era introdotto per controllo un graduato capo servizio, interveniva subito per dare manforte al superiore. Fatto segno a numerosi colpi di arma da fuoco da parte di pregiudicati, ingaggiando con essi, con coraggio e consapevole ardimento, un cruento conflitto a fuoco, benché gravemente ferito, persisteva nell’azione uccidendo due malfattori fino a quando, privo di forze, si accasciava stremato al suolo, dove veniva barbaramente finito».
Al Carabiniere Caruso Vincenzo è intitolata la Stazione Carabinieri di Niscemi.
(Fonte: Comando Reparto Territoriale Carabinieri di Gela)