Nelle prime ore di stamattina, la Squadra Mobile di Varese, a conclusione di una complessa attività investigativa condotta con il Commissariato di P.S. di Busto Arsizio, ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti di VIZZINI Rosario, di anni 51, NICASTRO Fabio, di anni 39, NICASTRO Dario, di anni 36, NAPOLITANO Emanuele, di anni 43, BONVISSUTO Rosario, di anni 38, tutti indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso aggravata dalla disponibilità di armi, estorsioni, attentati incendiari, danneggiamenti e minacce, ai danni di imprenditori della Provincia di Varese, con particolare riferimento al circondario di Busto Arsizio.
L’indagine è stata avviata nel gennaio del 2010, a seguito di uno spettacolare attentato incendiario avvenuto ad Induno Olona (VA) ai danni di un pregiudicato locale: ignoti, nella circostanza, appiccavano l’incendio di due autovetture parcheggiate, provocando l’esplosione di una terza con il conseguente ferimento di quattro Vigili del Fuoco intervenuti per domare le fiamme.
Tale avvenimento, all’epoca, destò profondo scalpore nell’opinione pubblica e fu oggetto di minuziose indagini, dirette dalla D.D.A. di Milano, che hanno permesso di identificare tutti i componenti del gruppo criminale mafioso attivo in Busto Arsizio (VA) ed accertare altri delitti estorsivi commessi sin dal 2002 ai danni di importanti imprenditori della provincia di Varese, con attentati incendiari, minacce ed intimidazioni.
L’attività investigativa, svolta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha individuato il vertice dell’organizzazione in VIZZINI Rosario, uomo d’onore della famiglia gelese dei “Rinzivillo”, riconducibile al clan Madonia di “Cosa Nostra”, già condannato per associazione mafiosa, sottoposto a Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, coinvolto nell’omicidio dell’avv. MIRABILE Antonio in qualità di esecutore materiale, assolto in Cassazione. E’ lui che, secondo gli elementi raccolti, ha costituito in Busto Arsizio (VA) una cellula mafiosa dedita alle estorsioni finalizzate al controllo diretto ed indiretto di una serie di attività economiche concernenti soprattutto il settore dell’edilizia. Arrestato da questa Squadra Mobile in collaborazione con quella di Caltanissetta nel maggio dello scorso anno per detenzione di arma clandestina con relativo munizionamento.
Il gruppo, avvalendosi della forza di intimidazione proveniente dalla diffusa conoscenza, tra gli imprenditori siciliani, delle loro pregresse vicende giudiziarie e dei periodi di detenzione sofferti, del collegamento a famiglie mafiose di origine gelese, del ricorso sistematico alle minacce ed alla violenza, anche con armi ed attentati incendiari, costringeva una serie di imprenditori a corrispondere periodicamente somme di denaro, anche sotto forma di prestiti che non venivano mai onorati o compensi per prestazioni mai svolte, destinate ad aiutare le famiglie in difficoltà dei carcerati, nonché a mettere a disposizione autovetture di grossa cilindrata, buoni pasto, cessione di rami d’azienda, merci ed attrezzature senza corrisponderne il prezzo, in modo da acquisire il controllo delle attività economiche taglieggiate.
Nel corso dell’indagine, è stato fatto uno screening su tutti gli incendi di natura dolosa avvenuti ai danni di attività imprenditoriali e commerciali insistenti nel circondario di Busto Arsizio; e sono stati avvicinati quegli imprenditori vittime di attentati incendiari, che secondo precisi parametri investigativi, erano ritenuti bersaglio degli indagati.
Molti di essi, superato l’iniziale timore dovuto alle pesanti intimidazioni subite, sporgevano denuncia con il sostegno degli investigatori della Squadra Mobile.
Prezioso è stato anche il duplice contributo fornito dalla Squadra Mobile di Caltanissetta che, se da un lato ha rintracciato e raccolto le denuncie di alcuni imprenditori che si trovano attualmente in Sicilia e che erano stati vittime di estorsione negli anni in cui avevano avviato attività economiche a Busto Arsizio (VA), dall’altro ha fornito importanti informazioni sulle origini degli arrestati e sulle dinamiche criminali della cosca di riferimento.
Innumerevoli sono gli episodi individuati e contestati.
Due imprenditori titolari di un’azienda di commercio all’ingrosso di attrezzature e materiali edili, dopo aver subito violenze e minacce, erano costretti a cedere un ramo d’azienda mediante stipula del rogito notarile ad un prestanome del gruppo mafioso ed a tollerare che gli indagati si appropriassero di merci ed attrezzature per un valore di 20.000 euro senza corrisponderne il prezzo. Venivano inoltre costretti a consegnare somme di denaro per il rifornimento di carburante delle loro autovetture o per consumare pranzi nei ristoranti della zona.
I proprietari di un noto bar subivano l’incendio del proprio locale poiché non avevano fornito informazioni utili al rintraccio di un loro cliente, pregiudicato, che il gruppo criminale intendeva sottoporre ad azioni violente e che era lo stesso che aveva subito l’attentato di Induno Olona (VA).
Due imprenditori edili, titolari di una ditta di ristrutturazione, a seguito di violenza e minacce di morte, erano costretti a corrispondere 30.000 euro a titolo di pagamento per un’attività di intermediazione mai effettuata. Uno di essi, inoltre, si vedeva portare via la moto da parte di uno degli indagati e subiva ripetute minacce per non sporgere denuncia e non insistere nel chiederne la restituzione.
Il titolare di una delle principali imprese edili di Busto Arsizio, dopo essersi opposto ad una richiesta estorsiva di 100.000 euro, subiva l’incendio di una ruspa telescopica che ne piegava la resistenza e lo induceva a corrispondere la somma di 10.000 euro.
Due fratelli imprenditori edili di Busto Arsizio, dopo essersi opposti ad una richiesta di denaro a titolo di contributo per le famiglie dei carcerati, subivano l’incendio di un’autovettura Mercedes data alle fiamme con una bottiglia di liquido infiammabile fatta esplodere sul cofano.
Un imprenditore di Lecco, dopo aver ricevuto insistentemente la richiesta di 10.000 euro, ed essere stato ripetutamente minacciato con la promessa che sarebbe stato riempito di botte e gli avrebbero “azzannato un orecchio” era costretto a stipulare un mutuo di circa 20.000 euro per soddisfare le pressanti richieste di denaro subite. Quindi, veniva costretto a reperire una casa al mare e pagarne l’affitto insieme agli ingressi presso uno stabilimento balneare, per consentire a NICASTRO Fabio e famiglia di trascorrere gratuitamente le vacanze estive.
Il titolare di un noto bar di Busto Arsizio subiva l’incendio del proprio locale e veniva costretto al prestito di denaro mai restituito ed al cambio di assegni che risultavano scoperti.
I titolari di un ristorante di Busto Garolfo, erano costretti a stipulare un contratto preliminare di vendita di una villa con terreno, ricevendo in cambio una serie di assegni privi di copertura e, successivamente, subivano minacce per non pretendere il pagamento del valore corrispondente, pari a circa 300.000 euro. Gli indagati, inoltre, si presentavano presso il ristorante pranzando e cenando in compagnia di parenti ed amici costringendo i titolari a non pretendere il pagamento di quanto consumato; si facevano consegnare in prestito, consistenti somme di denaro che non venivano mai restituite, sottraevano loro, tre autovetture di grossa cilindrata, una Porsche Cayenne e due Mercedes, e richiedevano, ottenendoli, centinaia di buoni pasto per un valore di migliaia di euro.
Le indagini proseguono per accertare gli ulteriori episodi di estorsione commessi nella provincia di Varese, nella convinzione che l’odierna operazione induca tutti gli imprenditori taglieggiati a sporgere denuncia affidandosi alle istituzioni.
(Fonte: Questura di Varese)