Nella mattinata di ieri, in Niscemi, presso la Chiesa S. Maria del Bosco, celebrata da padre Giugno, si è svolta la commemorazione religiosa del 33° anniversario della barbara uccisione del Car. Caruso Vincenzo, medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
La messa si è svolta alla presenza del Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Giuseppe D’Agata, il quale al termine della liturgia eucaristica ha rievocato le gesta eroiche del carabiniere che unitamente ad un App. Stefano Condello, il 01 aprile 1977, caddero eroicamente in un conflitto a fuoco con alcuni ‘ndranghetisti” locali, in Razzà di Taurianova (RC).
Alla commemorazione hanno partecipato altre diverse autorità politiche e civili e altre Forze di Polizia locali e provinciali e la stessa si è chiusa con una solenne deposizione di una corona sulla tomba dell’eroe.
A seguire, alcuni tratti rievocanti la strage di Razzà.
Il sacrificio di Stefano Condello e Vincenzo Caruso dimostrò con quale dedizione e quanta efficacia operavano i Carabinieri in quel tempo in Calabria.: 03/04/2009.
Eccidio alle ore 14.25 del 1° aprile 1977 in contrada Razzà di Taurianova. Due militi, l’Appuntato Stefano Condello ed il Carabiniere Vincenzo Caruso, in servizio al Nucleo Radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova, che avevano scoperto undici mafiosi a convegno in una casa colonica, vengono trucidati a colpi di fucile e di pistola.
I convegnisti lasciano sul posto anche due dei loro: Rocco Avignone, 35 anni, e suo nipote, Vincenzo, di anni 20, i quali si sarebbero sacrificati, ingaggiando il conflitto a fuoco con i Carabinieri, per permettere la fuga di qualcuno molto potente che doveva essere protetto ad ogni costo. Si salvò miracolosamente allo scontro a fuoco il Carabiniere Vincenzo Caruso.
“Questi due Carabinieri non sono morti invano”: queste le parole pronunciate davanti alle bare di Condello e di Caruso dal Comandante Generale dell’Arma Enrico Mino.
Le indagini condotte dagli stessi Carabinieri portarono all’identificazione ed all’incriminazione di nove dei partecipanti al pranzo (undici erano le persone… perché tanti erano i piatti attorno alla tavola imbandita); gli altri due commensali non furono mai individuati. E ci fu sempre il sospetto che questi due fossero eccezionali esponenti politici la cui identità andava protetta ad ogni costo.
Il sacrificio di Stefano Condello e Vincenzo Caruso dimostrò con quale dedizione e quanta efficacia operavano i Carabinieri in quel tempo in Calabria. La stessa ricostruzione dello svolgimento dei fatti nel casolare di Razzà, circa l’azione di polizia giudiziaria esplicata dai due militari, fece piena luce sul loro eroico comportamento.
Per la prima volta nella provincia di Reggio Calabria si creava uno squarcio nella vita interna di una della cosche mafiose, quella degli Avignone di Taurianova., in tutte le sue variegate sfaccettature: sequestri di persona, traffico di droga pesante, riciclaggio di denaro sporco, spaccio di dollari falsi, contrabbando di armi, di preziosi e di sigarette.
(Fonte: Comando Compagnia Carabinieri di Gela)