I Carabinieri del Comando provinciale di Caltanissetta, a seguito di attività d’indagine, coordinata dal Procuratore di Gela, dott.ssa Lucia Lotti, hanno eseguito nella notte tre misure cautelari in carcere, emesse dal Gip presso il Tribunale di Gela, dott. Lirio Conti, nei confronti di tre soggetti rumeni, domiciliati in Mazzarino. Si tratta di
Hurubus Robert (nella foto grande), nato in Romania il 02.09.1972, domiciliato in Mazzarino manovale;
Popa Stefan (nella foto riquadro piccolo in alto a destra) dell’85, domiciliato presso la medesima abitazione dell’Hurubus, disoccupato;
Roman Silviu (nella foto riquadro piccolo in basso a destra) dell’80, domiciliato in Mazzarino, disoccupato, tutti incensurati.
I tre sono stati arrestati per due diversi episodi di violenza sessuale, di cui una di gruppo, consumati in due giorni diversi, in danno di due vittime diverse.
Per tutti e tre l’accusa è di violenza sessuale di gruppo e minaccia aggravata.
Per il Popa Claudiu, inoltre, vi è l’ulteriore accusa di un’altra violenza sessuale, consumata due giorni dopo, nei confronti di un’altra donna mazzarinese, minorata psichica.
I fatti. Il primo episodio di violenza si consuma nella notte tra il 31 dicembre 2009 ed il 01 gennaio 2010.
La vittima è una loro connazionale, attualmente in Italia come barista, che, qualche volta ha svolto anche le funzioni di badante, domiciliata nello stesso condominio di due dei tre violentatori.
I fatti sono narrati dalla vittima nella sua circostanziata denuncia, sporta, presso la Stazione di Mazzarino, in data 07 gennaio 2010.
E’ la sera del 31 dicembre 2009 e la donna viene invitata da suoi connazionali che abitano al piano di sopra a festeggiare con loro il capodanno.
La stessa accetta l’invito in quanto è rassicurata dalla presenza all’interno dell’appartamento di un’altra ragazza, sempre di origine rumena, da lei non conosciuta.
I quattro prima della mezzanotte escono di casa lasciando la donna all’interno dell’appartamento, dove, durante la loro attesa, si addormenta.
A casa rientrano solo i tre uomini e non più la donna.
La vittima è svegliata e subito percepisce che i tre, in preda ai fumi dell’alcool e probabilmente anche sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, abbiano cattivi propositi. Vuole scappare, ma la aggrediscono con pugni e schiaffi, afferrata per il collo e trascinata in camera da letto.
Qui, sotto la minaccia di coltellini, che saranno trovati, il giorno stesso della denuncia dai Carabinieri di Mazzarino, viene violentata a turno da tutti e tre, fino a quando uno dei tre abusa di lei nuovamente.
Il suo racconto dettagliato è rafforzato dai referti medici dell’Ospedale Santo Stefano di Mazzarino ove le diagnosticano ecchimosi per tutto il corpo.
Appena ripresasi dalla violenza, forse svenuta, tenta di scappare, ma i tre che hanno chiuso a chiave la porta e che per coprire le sue grida, nelle fasi della violenza, hanno alzato il loro stereo, hanno chiuso a chiave l’appartamento.
Sarà lasciata libera solo dopo che i tre, svegliatisi, la minacciano di morte se avesse raccontato ai Carabinieri quanto accaduto.
La donna si convince a denunciare solo quando viene a conoscenza del fatto che uno dei tre che ha abusato di lei, Popa Claudius, due giorni dopo, il mattino del tre gennaio, abusa anche di una donna di Mazzarino, minorata psichica, a lei nota, avendole fatto saltuariamente la badante, entrando nel suo appartamento, sito nello stesso condominio, con una banale scusa, quella di prendere un caffè, in assenza del marito, anch’egli minorato psichico.
Il Popa approfittando di queste circostanze ha violentato la donna, che, all’arrivo del marito, in lacrime, ha chiesto di andare dai carabinieri.
Due episodi di violenza tristi, di forte degrado, che, essendo avvenuti a pochi giorni di distanza, hanno rafforzato nelle due donne il convincimento di dover denunciare il tutto ai Carabinieri, altrimenti avrebbero loro stesse ed altre donne, rischiato la stessa sorte.
Ora i tre sono in carcere presso la Casa circondariale di Caltagirone e saranno sentiti nei prossimi giorni dai magistrati, raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere perché, come dimostrato da Carabinieri e Procura, data la natura delinquenziale evidenziatasi nella loro condotta, avrebbero potuto inquinare le indagini con le loro pressioni e minacce, vivendo, due di essi, del tutto momentaneamente, nello stesso condominio delle due donne violentate ed essendovi, dunque, data la loro precarietà dei domicili, pericolo di fuga.
(Fonte: Comando Compagnia Carabinieri di Gela)