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notizia del 09/06/2009 - messa in rete alle ore 17:06:37
Niscemi: Operazione Minotaurus della Mobile di Caltanissetta. In arresto 5 taglieggiatori

La Polizia di Stato di Caltanissetta e di Niscemi ha fatto piena luce sulle illecite attività di una neo organizzazione criminale costituita da soggetti catanesi e canicattinesi, dedita alla estorsioni in danno di proprietari fondiari di Niscemi.
A conclusione di complesse ed articolate indagini, gli uomini della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile nissena, diretta dal Vicequestore aggiunto Dr. Giovanni Giudice, e del Commissariato di P.S. di Niscemi, diretto dal Vicequestore aggiunto Dr. Gaetano Cravana, nella decorsa notte, hanno eseguito nr. 5 ordinanze di custodia cautelare, di cui nr. 4 di custodia cautelare in carcere ed una di custodia cautelare in regime di arresti domiciliari, emesse dal Gip presso il Tribunale di Caltagirone Dr. Salvatore Acquilino, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltagirone (Procuratore Capo Dr. Francesco Paolo Giordano.

In particolare, venivano tratti in arresto e ristretti nella Casa Circondariale di Caltagirone:
1. Ottavario Gioacchino, nato a Canicattì il 28.12.1973, ivi residente in Via Cacciatore nr. 16, incensurato;
2. Laudani Flavio, nato a Catania il 14.04.1985, residente in Mascalucia, Via Etnea nr. 396 I.4, pregiudicato;
3. Lanzafame Alessandro, nato a Catania il 26.02.1979, residente in Mascalucia, Via Pulei nr. 39, pregiudicato;
4. Privitera Benito Alberto, nato a Catania l’11.08.1988, residente in Nicolosi, Via M. Polo nr. 4, pregiudicato.
Veniva, altresì, eseguita l’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, a causa dell’avanzata età anagrafica, nei confronti di:
5. Ottavario Arcangelo, nato a Canicattì il 18.05.1931, ivi residente in Via Cacciatore n.16 S, pregiudicato.
(Nella foto, da sinistra verso destra: Benito Privitera, Gioacchino Ottavario, Arcangelo Ottavario, Flavio Laudani e Alessandro Lanzafame)

Il territorio del Comune di Niscemi, nel corso degli ultimi anni, è stato interessato da una vera e propria escalation di danneggiamenti, alcuni dei quali verosimilmente conseguenza di conflitti di carattere personale, ma la maggior parte dei quali eseguiti a fini, chiaramente ed immediatamente, estorsivi. Il ricorso alle estorsioni, sembrerebbe oramai divenuto il modus operandi metodico dei sodalizi criminali autoctoni, registrando di contro una apparente passività, tacita, da parte dell’utenza sociale. L’intensa attività investigativa, disposta dal Questore di Caltanissetta Dr. Guido Marino e svolta in sinergia da questi organi investigativi, finalizzata al contrasto delle illecite attività, in particolare quelle delle estorsioni, cancro sociale del territorio niscemese, ha permesso, di segnalare alle autorità giudiziarie competenti, i responsabili di diverse estorsioni, perpetrate in danno di imprenditori ed operatori commerciali niscemesi.

L’attività repressiva, coniugata ad un’efficace attività preventiva, con l’impiego di diverse pattuglie sul territorio, ha reso visibile alla cittadinanza niscemese la presenza costante della Polizia, facendo accrescere la fiducia ed il ricorso alle Istituzioni, tanto che un imprenditore autoctono, vittima di un pesante tentativo di estorsione, ha ritenuto giusto rivolgersi alle Istituzioni, superando la paura, e facendo breccia nel muro di omertà in quel contesto ambientale.

In particolare, gli odierni arrestati si erano associati tra loro al fine di estorcere una rilevantissima somma di denaro (170.000 euro) ad un imprenditore, proprietario fondiario, che aveva acquistato circa venti anni addietro un terreno all’asta giudiziaria, promossa dal Tribunale di Gela. I vecchi proprietari di tale fondo, i due arrestati Ottavario, rispettivamente padre e figlio, pretendevano dalla loro vittima il pagamento della citata somma di denaro, giustificandola come risarcimento di una inesistente e fantomatica obbligazione contratta dall’estorto, derivante dalla differenza di valore, calcolata tra il fondo acquistato all’asta da quest’ultimo, ed il valore dello stesso terreno, prima che venisse confiscato dal Tribunale di Gela, agli stessi Ottavario.

Nonostante la confisca, gli Ottavario, diversi anni addietro, truffando diversi soggetti niscemesi, stipulavano con questi ultimi diversi compromessi di vendita, incassando indebitamente le varie caparre, pur consapevoli di non essere più i proprietari dei fondi che stavano “vendendo”.
Gli stessi Ottavario, da diverso tempo tenevano sotto pressione la loro vittima, avanzando periodiche richieste di denaro, ed arrivando a far intervenire, in loro favore, il noto mafioso di Gela Carmelo Barbieri, oggi divenuto collaboratore di giustizia, che successivamente, nell’ambito delle odierne indagini, in sede di interrogatorio, confermava, effettivamente, di aver assunto nella vicenda il ruolo di mediatore, su richiesta dei predetti Ottavario.

Questi ultimi due arrestati, predisponevano dei “documenti contabili”, acquisiti da questi Uffici, dai quali si rilevava la contabilità delle somme che dovevano essere estorte sia alla vittima sopra indicata, che agli altri proprietari fondiari, che avevano acquistato altri terreni all’asta, parimenti confiscati agli Ottavario, dopo comunque essere stati truffati da questi.
I predetti Ottavario, dopo aver predisposto tali “documenti contabili”, contenenti tutte le indicazioni su come rintracciare le loro numerose vittime niscemesi, affidavano la parte operativa delle estorsioni ai tre giovani catanesi, tutti “specializzati” nel settore criminale, grazie ai loro diversi trascorsi giudiziari, soprattutto per la commissione di diverse rapine, perpetrate in diverse zone del territorio nazionale.
Gli stessi catanesi, raggiungevano dapprima l’imprenditore all’interno della sua attività, ed un paio di ore dopo, lo convocavano all’interno del centralissimo “bar del centro”, dove esplicitavano chiaramente la loro richiesta estorsiva di 170.000 euro, e dove, con tono perentorio, lo minacciavano di morte, qualora si fosse reso inottemperante a tale richiesta “…centottanta ci ci na dari… (…centottanta gliene deve dare…) --- / --- …speru ma…picchì a nu…picchì se acchianu a prossima vota u na chianu chiù pi parari…va… basta ca lei u sapi… (…spero ma…perché a noi…perché se torno la prossima volta non torno per parlare…va…basta che lei lo sa…).

I tre giovani catanesi, giungevano a Niscemi a bordo di una fiammante Mercedes di grossa cilindrata, ed una volta scesi, mentre uno di essi andava direttamente incontro alla propria vittima, gli altri due lo raggiungevano dai lati, scegliendo percorsi laterali e opposti, al fine, di inscenare un chiaro contesto intimidatorio - estorsivo, proprio dei modus operandi criminali.
Questi Uffici filmavano le fasi salienti dell’incontro, ove veniva, parimenti, registrata la conversazione avvenuta tra gli estorsori e la loro vittima, consentendo così all’Autorità Giudiziaria calatina di far proprio il quadro probatorio, emergente dalla comunicazione giudiziaria, frutto delle tempestive indagini, esperite da questi Organi investigativi.

Mentre i tre catanesi procedevano materialmente ad intimorire la loro vittima, i due Ottavario, coordinavano di persona le varie fasi, trovandosi già nello stesso territorio niscemese, a bordo della loro autovettura, una Lancia K, andata a fuoco, inspiegabilmente, il 22 maggio u.s.
Tutto il gruppo veniva quindi identificato, in loco, con uno stratagemma, dopo l’intervenuta richiesta estorsiva, al fine di dar corso alle successive indagini, che permettevano, come detto di assicurarli compiutamente alla giustizia. Tale frangente, consentiva, inoltre, di bloccare, temporaneamente, in attesa dell’emissione dei provvedimenti giudiziari, il loro progetto criminale ai danni degli altri proprietari fondiari.

La tenacia a delinquere e la decisa volontà criminale dei tre giovani catanesi, si rilevava, altresì, dal fatto, che confermando di essere soggetti avvezzi al crimine, si recavano sul luogo teatro dell’estorsione, portando al seguito, ognuno di essi, un borsone contenente degli indumenti ed effetti personali, da utilizzare, qualora l’esito delle loro azioni criminali, gli avesse imposto di rendersi irreperibili per qualche tempo.
L’attuazione della mirata attività investigativa finalizzata al contrasto delle estorsioni, con il massiccio presidio della Polizia, ha fortemente consolidato la fiducia ed il ricorso nelle Istituzioni e, dopo Gela, anche a Niscemi sta cominciando a dare i suoi frutti.
(fonte: Squadra mobile Polizia di Stato Caltanissetta)
 
Autore: Redazione Corriere di Gela
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