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notizia del 21/01/2007 messa in rete alle 21:21:41
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Ricordo di Emanuele Goldini, figlio di Gela, amico dei giovani
Parlare di Emanuele Goldini, ad un anno dalla prematura scomparsa, non è cosa facile. Il dolore è ancora vivo in tutti quelli che lo hanno conosciuto, apprezzato, amato. Emanuele Goldini è stato un figlio di Gela, uno di quelli che ci fanno sentire fieri della nostra gelesità. Si dedicava al suo prossimo con un’amore e un’energia sicuramente non comuni.
Un giorno, di circa quindici anni fa, ce lo ritrovammo davanti con la sua aria scanzonata, la sua risata altisonante, e con in mano un paio di cartelloni appena comprati. Noi, quei giovani di Settefarine dell’epoca, senza punti di riferimento, che passavamo le giornate a bighellonare per strada, in un quartiere povero di tutto tranne che di polvere, eravamo stupiti e affascinati da questo personaggio dirompente. “Settefarine è un quartiere ghetto – ci spiegò – e voi state vivendo nella ghettizzazione. Non solo. Anziché vivere, voi state vegetando”. Un fulmine a ciel sereno. Tutti ci interrogavamo su chi fosse questo signore che sapeva scuoterci con la verità delle sue parole.
In molti decidemmo di seguirlo nel gruppo giovanile che creò appositamente per noi all’interno della, allora, scalcinata parrocchia San Sebastiano. C’erano stati altri gruppi giovanili in precedenza, ma senza successo. Il gruppo fondato da Emanuele invece calamitava un sacco di giovani, forse perché era, a suo modo, rivoluzionario. La novità più importante era che il gruppo consisteva di maschi e femmine. Emanuele credeva nella ‘coeducazione”, credeva che adolescenti maschi e femmine potessero stare nella stessa stanza senza scadere nella malizia. Aveva ragione lui (nonostante l’indignazione dei benpensanti dell’epoca).
In quel gruppo tanti di noi hanno affrontato le proprie paure, compresa quella di stare accanto all’altro sesso. Senza balbettare o arrossire.
In quel periodo Emanuele Goldini fu la nostra àncora di salvezza. In famiglia di certe cose non si poteva parlare. Noi giovani, di fronte alle seduzioni della società, eravamo allo sbando, in piena confusione di valori. Nel gruppo invece potevamo parlare di tutto, affrontare le nostre insicurezze, confrontarci con la nostra mancanza di valori e interrogarci su come potevamo cambiare. Non esagero, ma se molti di noi non sono entrati in tunnel molto bui, fu grazie alla scialuppa di salvataggio che quel gruppo giovanile portato avanti da Emanuele Goldini ci tirò.
Ma chi era Emanuele Goldini? Un personaggio incredibile! Uno che se lo svegli di notte – come dice una nota canzone – esce in pigiama e prende anche le botte. Uno che, nel pieno di un dibattito che sta per trasformarsi in conflitto, si alza in piedi e dice: “Ragazzi, qui nessuno dà ordini a nessuno”. Emanuele Goldini era una lezione di vita continua. Da assessore ai Servizi sociali, mandò a mani vuote il presidente di un associazione di volontariato fantasma che chiedeva un contributo. “Prima fai attività, poi torna per il contributo”, gli disse in faccia.
Alla fine degli anni Ottanta, ad una riunione con un famoso sindaco di Gela, Emanuele scattò dalla sedia. “Ragazzi, andiamocene!”, disse a noi del gruppo. Uscendo dal Palazzo di Città ci spiego che il nostro quartiere le opere di urbanizzazione le doveva avere perché viviamo in uno stato di diritto, non perché il sindaco ce le concede in cambio di voti. E così imparammo dal vivo cos’era il clientelismo. Grande, eccezionale, Emanuele!
Molti pensavano che, da assessore, Emanuele si fosse arricchito. Il giorno della sua dipartita nessuno avrebbe mai immaginato, invece, di trovare le scale della sua umile casa ancora grezze.
E’ vero comunque che Emanuele era ricco. Ricco di amore per il suo prossimo, ricco di amici veri, ricco di valori inossidabili.
Emanuele Goldini aveva un sola debolezza, quella di non essersi laureato. E qui, caro Emanuele, mi permetto di dirti che tu non avevi bisogno di nessuna laurea. Quanti laureati riusciranno in tutta la loro vita a fare un decimo del bene che tu hai fatto nella tua breve vita?
Tu eri un fuoriclasse, un talento naturale, un rivoluzionario pacifico, un grande amico dei giovani, un eccezionale padre di famiglia, un lavoratore infaticabile. E’ proprio questo il merito del cristiano: senza grandi studi, riesce a fare cose incredibili. Cosa sarebbe stato di Gesù se avesse fatto grandi studi? Quale sarebbe stato il merito di Dio in lui? La gente avrebbe detto che Gesù era straordinario non per virtù dello Spirito Santo, ma per merito della sua chilometrica istruzione.
Emanuele, la laurea ti avrebbe sminuito, ridotto a un prodotto d’accademia. Mentre tu eri molto di più.
Ad un anno dalla sua dipartita, in tanti ci chiediamo perché Emanuele Goldini se ne sia andato così presto. Io una piccola risposta me la sono data. Emanuele in poco tempo ha adempiuto una missione di vita che tanti di noi non riusciranno a compiere nemmeno in ‘tutta’ la propria esistenza. Ha dato tutto quello che il buon Dio gli aveva detto di dare.
Ciao, caro Emanuele, è stato bello godere della tua amicizia.
Autore : Roberto Gerbino
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