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notizia del 18/05/2008 messa in rete alle 23:05:28
I redditi on-line e l’identità sociale
La diffusione online delle dichiarazioni dei redditi 2005 di tutti gli italiani da parte dell’Agenzia delle Entrate è insieme una notizia ed un evento forse unico. E si! Spesso la storia dell’uomo si evolve con rapporti di forza all’apparenza inattaccabili e per lungo tempo immutabili, ma, a tratti, subisce dei soprassalti a causa di eventi all’apparenza minimali ma dalle potenzialità dirompenti. Ritengo che questo evento possa essere catalogato come tale. Spiegherò il perchè nel ragionamento che segue.
Chiaramente non sono interessato alle opinioni da sondaggio che si sono scatenate a catena: si o no sulla violazione della privacy, si o no sull’opportunità di favorire criminali interessati a furti o sequestri, si o no sulla trasparenza delle informazioni in possesso della pubblica amministrazione, tutti temi che possono farci schierare ma che hanno un approccio orientato al presente anzi alla non perturbabilità delle nostre abitudini. Pertanto non esprimerò la mia posizione rispetto a tali tematiche da sondaggio, anche perché non credo sia neanche interessante.
L’intuizione sull’unicità dell’evento mi è sovvenuta incrociando la notizia con un’altra, all’apparenza di genere differente. Mi riferisco alla notizia di recentissima pubblicazione di un libro di Alain Touraine “La globalizzazione e la fine del sociale” (Il Saggiatore). L’autore, di cui ho per ora letto solo un estratto, sostiene che dopo il trionfo dell’economia sulla politica “…le categorie sociali appaiono confuse e lasciano in ombra gran parte del nostro vissuto. L’economia globalizzata lascia che le istituzioni vivano a livelli più bassi: nazionali, locali o regionali, e queste non riescono a controllare i sistemi economici che agiscono a livello molto più ampio. Tutto ciò converge verso un punto: il crollo e la scomparsa dell’universo chiamato “sociale”, ossia di tutte le categorie sociali: dalle classi e movimenti sociali fino alle istituzioni come scuola e famiglia nel momento in cui l’educazione viene definita come forma di socializzazione. La perdita di questi punti di riferimento sociali viene accentuata dalla onnipresenza di criteri di valutazione economici che non corrispondono all’intensità della domanda che viene dai cittadini di questa società…”, anzi, meglio dire, di questa economia. In sintesi questo il pensiero di Touraine.
Incrociando le due notizie mi sovveniva l’immagine de “il quarto stato” di Pellizza da Volpedo ove l’identità sociale era rappresentata dagli abiti dimessi, i volti segnati, l’incedere deciso di chi lavora per sopravvivere, il senso di unità della ”massa” di lavoratori che incede, i gesti delle mani aperte e capienti . Questi erano i tratti che consentivano di identificare una classe (come allora si diceva) meglio una appartenenza “sociale”. Tale oggi è rimasto il criterio per valutare l’appartenenza sociale, criterio però non più così efficace in un periodo storico ove fasce del ceto medio si ritrovano nelle mense delle opere no profit o alla distribuzione dei pacchi alimentari da parte delle parrocchie, ove, se la famiglia è monoreddito e la retribuzione da dipendente si risparmia su tutto e, all’opposto, ci si trova al bar o nei negozi accanto a chi può permettersi l’acquisto in un’unica soluzione di un’appartamento o di un SUV di sofisticate marche. Dico che oggi l’identità sociale è disorientata da questi fattori, tanto disorientata da vedere il pensionato favorevole a farsi rappresentare da un imprenditore o la casalinga da una donna dello spettacolo. Nulla da ridire su questo, ma certamente i criteri di identità sociale non producono più riferimenti.
Ecco, questa iniziativa dell’Agenzia delle Entrate, può produrre effetti proprio nell’identità sociale. Proprio perché supera i criteri di iconografia a cui siamo abituati da un approccio “sociale” o ideologico che però non produce oggi, rispetto al passato, identità reale. La conoscenza dello stato economico della nostra società, declinato per nomi e cognomi, può produrre, con forte probabilità, una identità sociale più selettiva, quindi meglio individuabile, rendendo di altra valenza le esternazioni di chi vive con tenori di vita non confrontabili con chi li ascolta. E’ un modo di passare dalle libertà individuali alle libertà collettive, forse un modo di identificare più direttamente gli individualismi mascherati da “approccio sociale”, un modo per evitare che le “caste” possano mescolarsi più facilmente con la gente che sopravvive nel presente e non osa sperare per il futuro. Ecco, se un evento/notizia può avere questa portata forse val la pena di discuterne ancora e non farlo decadere dal dibattito di oggi e dei giorni che seguiranno.
Autore : Sebastiano Abbenante
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