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notizia del 23/01/2004 messa in rete alle 22:55:58
Difendiamo Gela e la Sicilia
L’eventuale creazione di Gela Provincia darebbe a centinaia di giovani la possibilità del lavoro fisso. La provincia è, infatti, dotata di tanti uffici statali: Provveditorato agli studi, Prefettura, Questura, Comando dell’Arma di Carabinieri, Soprintendenza ai beni culturali e tanti altri ancora.
L’industria petrolchimica – è risaputo – volge al declino ed è condannata prima o poi a sparire. Ho, purtroppo, notato, durante il mio mese di vacanza a Gela, che il problema di Gela provincia è poco sentito nella nostra città. C’è tanto pessimismo e non si vuole affrontare, sia dalla parte delle competenti autorità, sia da parte dei cittadini.
Ho sentito ed ho anche letto parole di sfiducia, come se Gela non fosse meritevole. Sono rimasto colpito da una frasario retrogrado e di bassa lega, anche da parte di persone qualificate. Sono in tanti a dipingere la terra natale con colori foschi. In sostanza sono gli stessi gelesi a dir male della loro città, con opinioni negative e pareri scettici, privi di senso civico e campanilistico. E’ proprio vero e non mi sorprendo: sono i siciliani che dicono male e buttano fango sulla Sicilia.
Lessi alcuni anni fa sulla rivista del Touring Club Italiano a firma dello scrittore Giuseppe Giarrizzo: “I siciliani portano tratti levantini, le città sono sporche, maleodoranti, affollate da scaltri faccendieri e da piccoli borsaioli”. Leonardo Sciascia scrisse che la Sicilia “è una vasta area di follia”, che Giovanni Verga “era scrittore mafioso”, che Pirandello “scriveva facilmente e freddamente”, che Tomasi di Lampedusa “era in mala fede”, che il vespro Siciliano non rappresentò altro che “remora, morte e putredine storica” ed altro. Gesualdo Bufalino, seguace di Sciascia, affermava che “a tutti i siciliani bisognerebbe cambiare il Dna”.
Vincenzo Consolo, ne “Le pietre di Pantalica” asserisce che “in Sicilia tutto è finito e senza speranza, al limite della vita e della follia”, quasi un invito al suicidio di massa.
Lo scrittore Giorgio Bocca ha osato scrivere che “la Sicilia è abitata solo da una umanità indecente”. Alberto Moravia affermava nell’Espresso (1982) che “ogni siciliano e tendenzialmente mafioso”.
Se pensiamo che l’unica ricchezza della Sicilia è basata sul turismo, dobbiamo concludere che tanti scrittori si affannano a convincere i cittadini del mondo a non visitare la Sicilia. Non è dignitoso per tanti scrittori presentare la Sicilia con preconcetti e denigrazioni, mostrando soltanto i lati negativi della nostra bella Isola.
Papa Giovanni Paolo II, nella sua vista in Sicilia (1982) definì i siciliani “un popolo di autentici lavoratori, un popolo intelligente, coraggioso, inventivo”.
La Sicilia non è solo mafia e lo hanno affermato uomini di cultura, come il sen. Giovanni Spadolini, ex presidente del senato, gli scrittori Enzo Biagi e Oreste Del Buono. Spadolini scrisse che “la Sicilia fa parte dell’Italia in modo eminente, in tutti i momenti genetici della nostra storia nazionale”. Lo scrittore emiliano Enzo Biagi, ha scritto nel 1990 che “senza la Sicilia, saremmo più poveri”.
Il toscano Oreste Del Buono, criticando le tirate antisiciliane, di Sciascia, ha osservato che “da oltre due secoli, la cultura italiana è soprattutto siciliana”.
Provate a tracciare un rassegna della cultura italiana, senza l’apporto siciliano: è letteralmente impossibile. L’Italia non è in grado di fare a meno della Sicilia.
Il lombardo mons. Antonio Riboldi fu l’unico a protestare contro il libro di Giorgio Bocca “L’inferno, profondo Sud”. Ha scritto coraggiosamente mons. Riboldi: “Non posso tacere, il Sud non è l’inferno. Chi scrive certi libri lo fa soprattutto per ragioni di cassetta”.
L’emerito prof. Santi Correnti, ha definito Giorgio Bocca “Bocca di veleno”.
Se l’emiliano Tanzi, patron della Parmalat, fosse nato in Sicilia, chissà quanti brutti aggettivi avrebbero vomitato i giornalisti del Nord contro i siciliani, per il rovinoso crac dell’azienda.
Concludiamo affermando che è necessario nella vita un pizzico di ottimismo, più rispetto verso gli altri e verso se stessi, amore verso il paese dove si è nati.
Autore : Gino Alabiso
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