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notizia del 06/03/2005 messa in rete alle 22:41:37
Le sofferenze del Papa fanno piangere il mondo
Da molti mesi ormai l’inaudita sofferenza del Papa, acuita nelle ultime settimane da gravi problemi respiratori, pone diversi e preoccupanti interrogativi. Poi l’ultimo ricovero al policlinico Gemelli (il 7°dall’attentato di Alì Agca) e la necessità di un urgente intervento di tracheotomia, non possono che avere aumentato le perplessità sull’opportunità che questo infinito calvario del Santo Padre continui. Oltretutto c’é pure un “codice etico” non scritto, ma sempre valido, che é quello di non speculare sulla sofferenza altrui, di non ledere mai la dignità dell’uomo nel momento della malattia. Eppure, più volte i mass-media si sono accaniti con ferocia sull’immagine sofferta di Giovanni Paolo II, rivelando al mondo con impietosa crudezza i dolori di quest’uomo di Dio, ammirevole per il suo coraggio e per la sua stoica, granitica volontà. Davanti a questa situazione chi non ama la chiesa ha avuto pure spunto per attaccare il Vaticano, reo di dimostrare al mondo con crudele cinismo un uomo anziano e gravemente malato, divenuto ormai “l’icona del dolore”, come cristo sulla croce. Ma sappiamo bene che il Sommo Pontefice, affidandosi sempre alla Madonna, ha più volte detto che non lascerà mai la Cattedra di Pietro, se non quando Dio lo richiamerà alla Casa del Padre.
Ed é anche vero che nella bimillennaria storia della Chiesa, solo Papa Celestino V si ritirò dal soglio pontificio, in quello che é passato agli annali come “il vile, gran rifiuto”. Tuttavia, forse mai, in seno alla Chiesa, si era verificata una situazione delicata come quella attuale. Allora, sarebbe saggio se il Papa abbandonasse, si dimettesse? Qualcuno dovrebbe consigliarlo in tal senso? D’altronde, un pontefice seriamente impedito nei movimenti e nella parola, come potrebbe continuare il suo ministero? La domanda é legittima. Ma la risposta non é scontata. Perché, se é vero che molte funzioni del Santo Padre sono inibite e compromesse dal lento ma inesorabile “tarlo” del morbo di Parkinson, é altrettanto vero che l’uomo che ha cambiato la storia, mantiene intatta la sua più grande risorsa: la mente! Il cervello di Karol Wojtyla rimane pienamente funzionale e lucido, e questa mente, questa suprema intelligenza, non può essere eclissata, perché questo mondo così a “rischio”, così devastato dal male, ne ha ancora fortemente bisogno. Allora, se si sapranno gestire con parsimonia e prudenza le ultime residue energie del Santo Padre, certo Giovanni Paolo II con tutta la sua sofferenza potrà ancora dare molto a questa umanità altrettanto sofferente. Potrà quindi mantenere il governo della Chiesa con tutta l’autorevolezza e il carisma che gli sono propri, ma dovrà pure delegare ad altri qualsiasi atto o funzione pubblica, che non necessiti strettamente della sua presenza. Certo, per Wojtyla il contatto con la gente é importante, vitale, e forse lo é ancora più per il popolo dei fedeli vedere il papa, ma sono certo che le minori apparizioni in pubblico, consentirebbero al Santo Padre di centellinare meglio le sue forze. La gente capirebbe, e pur vedendolo meno, sarebbe comunque rassicurata e confortata dalla sua presenza in essere. Insomma, noi tutti vogliamo che il Papa continui la sua missione, lo vogliono anche i non cristiani, che comunque vedono in lui un forte pilastro di stabilità, fra i delicati equilibri che oggi reggono il mondo. Vorremmo pure però, umanamente, vedere soffrire meno quest’uomo grande, immenso, risparmiarlo il più possibile, perché Karol Wojtyla é un patrimonio irrinunciabile, di cui vogliamo diventare orfani il più tardi possibile.
Autore : Gianni Virgadaula
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