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notizia del 05/02/2011 messa in rete alle 22:30:23
La shoah ebraica
Il 27 gennaio è il giorno dedicato alla memoria della shoah ebraica, diabolico mistero di iniquità che peserà eternamente sulle spalle dell’intero popolo tedesco. Mai la storia aveva registrato un così enorme massacro a danno di un popolo innocente. Perché è certo che la responsabilità di quell’eccidio non pesa solamente sulle spalle del solo Hitler o di Eichman, ma molte migliaia di tedeschi hanno coscientemente collaborato per la “soluzione finale” del popolo ebraico. Ed io mi chiedo se quei sacerdoti fossero a conoscenza dei misfatti di quei disgraziati per i quali andavano ogni domenica a dir messa e far loro la comunione e che si gloriavano di uccidere ogni giorno decine di uomini innocenti. Uno dei pochi che resistettero alle pazzie del regime nazista fu l’arcivescovo Von Galen. Quando venne a sapere che il regime aveva deciso di eliminare tutti i pazzi e i menomati fece delle prediche roventi contro il regime che indispettirono Hitler il quale però non ebbe il coraggio di intervenire quando notò che Von Galen, di famiglia principesca, era molto benvoluto dai fedeli. Nel 1946 Pio XII lo elesse cardinale ed io ho avuto la fortuna di baciargli le mani tutte le volte che egli tenne delle conferenze durante la sua permanenza a Roma. Alcuni anni fa volli andare a visitare il campo di sterminio di Mathausen. Una visione spaventosa, indescrivibile.
Le camere a gas, i forni crematori, la cava di pietra dove i detenuti sfiniti venivano gettati, il precipizio dal quale si suicidavano i prigionieri eludendo la vigilanza delle guardie, i letti a castello dove venivano ammucchiati quei poveri corpi, le stanze piene di ricordi degli esperimenti del diabolico Mengele: uno spettacolo infernale che sconvolse mio figlio, ormai grandetto, il quale mi supplicò di uscire immediatamente da quell’inferno. Ricordo bene che al centro di quel maledetto campo di sterminio è stato eretto un monumento sul quale era scritta questa frase molto eloquente.” Ut mortui reviviscant, ut vivi resipiscant” ( affinché i morti possano risorgere ed i vivi possano ravvedersi), Il 27 gennaio in molti hanno voluto ricordare quel giorno di memoria mettendo in evidenza le malefatte del regime nazista, condannando i responsabili di quell’orrendo crimine che non ha uguali nella storia dell’intera umanità ed auspicando che simili flagelli non abbiano più a replicarsi. E purtroppo il pericolo c’è:non sono pochi che hanno nostalgia di quei tempi e che addirittura negano l’esistenza dello sterminio. Fra costoro c’è addirittura un vescovo lefebvriano recentemente riammesso dall’attuale papa nella Chiesa Cattolica. Sarei curioso di sapere se il papa ha preteso, com’era suo preciso dovere, la sconfessione di quel vescovo negazionista.
Ho notato che nelle commemorazioni di quel giorni ben pochi hanno messo in evidenza le gravi responsabilità della Chiesa Cattolica nell’antisemitismo che era di moda fino a non molti anni fa. Nella mia bibliotechina conservo tuttora il mio Liber Usualis che cantavo anch’io nella celebrazione solenne del Venerdì Santo:” Oremus et pro perfidis Iudaeis” ( preghiamo anche per i perfidi giudei). E nella preghiera si parlava ancora della perfidia giudaica e dell’accecamento del popolo giudaico. Ora fortunatamente sono diventati “fratelli maggiori”, ma nel corso dei secoli sono stati ferocemente perseguitati non solo nella feroce Spagna Cattolica. Durante lo Stato Pontificio a Roma c’erano molti Ebrei e certamente non erano trattati bene ma erano rinchiusi nel ghetto.
Il giorno di carnevale il corteo era aperto dagli Ebrei fatti oggetto di mille insulti da parte della plebaglia romana. E il buon esempio veniva proprio dal papa. Pio IX nel 1861 si lamenta con i responsabili dello stato italiano perché consentono agli ebrei di occupare cariche pubbliche.
Lo stesso papa è responsabile di un inaudito arbitrio: una domestica che lavorava presso la ricca famiglia ebrea Mortara all’insaputa dei genitori volle battezzare col rito cattolico un bambino che era nato. Quando questi aveva nove anni lo venne a sapere Pio IX il quale rubò il figlio ai legittimi genitori e lo fece mettere in seminario. Quando per il Capodanno la comunità ebraica si presentò al papa per gli auguri i genitori del ragazzo supplicarono il papa perché restituisse loro il figlio. Il papa arrogantemente rispose:” Ah! siete voi che avete fatto tanto baccano sulla stampa specialmente britannica. Ma non lo sapete voi che io me ne infischio della stampa? Il bambino è stato battezzato come cattolico e come cattolico deve essere educato”. Per questi demeriti papa Pio IX è stato fatto beato da papa Wojtyla. Si discute se le canonizzazioni dei santi facciano parte dell’infallibilità pontificia testardamente voluta da Pio IX e contestata da molti vescovi che si allontanarono da Roma per non assumersi questa responsabilità. Un motivo di più per negare questa definizione. Presidente della Congregazione che studiò la causa di beatificazione di Pio IX fu Mons. Van Lierde mio ex Rettore al Collegio Internazionale divenuto poi Vicario del papa per la Città del Vaticano.. Quando decadde da Rettore i miei colleghi lo umiliavano ma io volli continuare a rispettarlo, gli rimasi amico, andavo a fargli visita nella sua stanza e andavo spesso a trovarlo in Vaticano. Mi sono chiesto più volte se egli era a conoscenza di tutte le fesserie compiute da quel papa. Credo di no.
Autore : Antonio Corsello
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