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notizia del 13/12/2013 messa in rete alle 22:28:35
La relazione di Gaetano Catania. Rsu della Raffineria gelese
Giovedì mattina, a Roma, si è svolta l’assemblea nazionale della Filctem, il sindacato Energia della Cgil. Tra gli interventi, quello di Gaetano Catania (nella foto), Rsu della Raffineria Eni di Gela. L’assemblea si è svolta alla presenza del asegertario nazionale della Cgil, Rosanna Camusso. L’assemblea nazionale della Filctem precede quella della sezione locale, che si svolgerà il 21 dicembre prossimo, nella quale dovrebbe presentarsi dimissionario l’attuale segretario Alessandro Piva. Questo è uno stralcio della relazione di Gaetano Catania, per le parti riguardanti la situazione alla Raffineria Eni di Gela:
«Ringrazio i compagni per la opportunità datami di poter intervenire a questa importante iniziativa, alla presenza della Compagna Susanna Camusso, per esporre e portare testimonianza dei problemi che con difficoltà affrontiamo a Gela per il perdurare di una crisi che continua ad essere pagata fortemente dai lavoratori e dalle nostre famiglie. Trovo particolarmente importante la scelta fatta dalla Segreteria nazionale e dal Direttivo di avviare il percorso congressuale con questa iniziativa in modo da mettere al centro del nostro dibattito i problemi veri del Paese Italia (chiusura di aziende, perdita del posto di lavoro, disoccupazione per i giovani, difficoltà economiche per migliaia di famiglie di lavoratori, diseguaglianza sociale).
A questo dibattito la nostra categoria può e deve dare un importante contributo perchè rappresentiamo tanti lavoratori che operano in importanti e strategici comparti della economia e per la tenuta produttiva e occupazionale della nazione.
Anche il settore della Raffinazione, in cui sono occupato e opero, è un pezzo importante e strategico dell'economia nazionale che vive particolare difficoltà per il perdurare della crisi. In questo contesto difficile, l'assemblea di oggi si svolge in un momento particolare per il territorio da cui io provengo, quello di Gela.
A Gela, gran parte dell'economia locale continua a ruotare attorno all'ex polo petrolchimico Eni. Pur in una contrazione dell'attività nello stabilimento per la totale fermata degli impianti chimici avvenuta dagli anni 80 ad oggi, ancora adesso nella raffineria di gela sono impiegati oltre 1000 Lavoratori dipendenti diretti e oltre 1500 lavoratori, a vario titolo professionale, dipendenti da imprese dell'indotto. La raffineria di Gela, con una capacità di raffinazione di oltre di cinque milioni di tonnellate di materia prima, ottiene prodotti finiti quali benzine e gasoli.
Vengono inoltre prodotti 250 Mw/h di energia elettrica derivante dalla combustione dei prodotti residui della Raffineria (pet coke, oli e gas). La raffineria lavora prevalentemente greggi provenienti dai pozzi di EniMed, ubicati a Gela e Ragusa compreso l'offschore del mare antistante e greggi opportunistici.
Nell'aprile del 2012 per la crisi del sistema raffinazione due linee produttive sono state ferme e si è sottoscritto un accordo per la messa in cassa integrazione di 400 lavoratori del diretto. In linea con quanto convenuto nel protocollo di produttività sottoscritto con Eni, in quell'accordo si era convenuto l'impegno dell'Eni per il rilancio tecno-produttivo della raffinazione a Gela e l'impegno a contenere gli effetti negativi possibili sui lavoratori delle imprese dell'indotto della Raffineria attraverso interventi manutentivi opportunistici che permettessero il recupero di efficienza del sito.
In questo contesto l'Eni ci ha presentato un progetto finalizzato a rafforzare la posizione strategica della Raffineria di Gela, puntando su un alto livello di conversione dei greggi in gasoli ed un affidabile produzione di energia; ridisegnando l'assetto impiantistico con la chiusura delle linee produttive di benzine specializzandola per le produzioni di gasoli di qualità.
Questo progetto, se da un lato prevede importanti investimenti per 700 milioni di euro, dall'altro ha comportato il fermo dell'unico impianto petrolchimico rimasto, quello di politene, e prevede una ulteriore forte riduzione occupazionale. Il confronto aperto tra l'azienda e le organizzazioni sindacali territoriali ci ha visti protagonisti nella sottoscrizione di un accordo che, se correttamente gestito, porterà la Raffineria di Gela a consolidarsi produttivamente nel panorama europeo, a migliorarne l'efficienza energetica, a ridurre le emissioni inquinanti.
Gela, come tanti territori che hanno visto uno sviluppo industriale legato ai grandi insediamenti industriali oggi in crisi, ha pagato fortemente le scelte sbagliate del passato. Siamo convinti che l’unico modo per determinare crescita in un territorio come quello gelese, sia anche quello di sostenere una crescita produttiva e occupazionale nel settore della grande industria nel pieno rispetto dell’ambiente.
Rivendichiamo la bonifica delle aree e il recupero ambientale delle stesse deve essere una priorità per le aziende e per le amministrazioni pubbliche.
In particolare, essendo quella di Gela classificata come area a rischio ambientale, occorre rafforzare la presenza delle strutture pubbliche sanitarie e di quelle deputate al controllo e al rispetto delle norme di legge.
Il rilascio della certificazione Aia e le prescrizioni ivi previste, invece di essere viste come un costo economico, devono diventare un’ulteriore occasione di interventi per rivedere in modo innovativo il processo produttivo e relazionarsi in modo ambientalmente nuovo con la comunità locale.
Per tutti noi, la salvaguardia dell'occupazione è possibile solo attraverso piani industriali seri e credibili che pongono il pieno rispetto dell'ambiente come elemento prioritario.
Per questo, pur in presenza di tante incognite e tante difficoltà con perseveranza stiamo portando avanti un confronto con Eni che permetta di rilanciare in modo nuovo la presenza di questo gruppo nel territorio di Gela valorizzando gli asset produttivi presenti nel settore della raffinazione, in quello della ricerca petrolifera e per la disponibilità di gas essendo Gela luogo di approdo del metanodotto che arriva dalla Libia.
Dal governo nazionale pretendiamo una nuova politica industriale che permetta il rilancio produttivo delle produzioni e nuova occupazione. Di certo non risaneremo l’Italia e non si rilancera l’occupazione con la cessione di quote importanti delle aziende tipo Eni».
Autore : Redazione Corriere
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