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notizia del 30/04/2011 messa in rete alle 21:47:01
Il Berlusca, Bossi e la disunità d’Italia
Fra cinquant’anni Silvio Berlusconi non verrà ricordato per i conflitti d’interesse, per il “bunga bunga” o per le sue vicende giudiziarie. La storia potrebbe invece giudicarlo per avere compromesso l’Unità della Nazione, per via della sua deleteria alleanza con Bossi e la Lega. Non che il premier voglia scientemente la disgregazione del Paese, ma sicuramente la situazione gli è sfuggita di mano forse perché si è illuso di potere in qualsiasi momento mettere il bavaglio a Bossi, che invece è un cane sciolto, non ha padroni, ed è sempre stato lucidissimo nel perseguire un suo preciso disegno politico.
Quello che è accaduto in questi ultimi anni e continua ad accadere sotto i nostri occhi è sconcertante. L’Italia è di fatto “governata” dagli uomini in “camicia verde” che, con un consenso minimo, rispetto alla maggioranza degli italiani, fanno il buono e il cattivo tempo. La Lega suggerisce, strumentalizza, impone al Paese ignobili ricatti e leggi che, non solo stanno stravolgendo la Costituzione dei “Padri”, ma, un tassello alla volta, stanno aprendo la via a quella secessione che è poi è sempre stato l’obiettivo ultimo (e dichiarato) dei leghisti. Altro che Federalismo. Bossi vuole la Padania libera e indipendente dall’Italia, e l’ultima pretesa di organizzare gli “eserciti regionali” deve seriamente allarmarci. Anzi, sarebbe ora che una nuova forte coscienza nazionale stoppasse una volta per tutte…la marcia della Lega. Non è più possibile andare avanti in questo modo. E non è più accettabile neppure la tiepidezza e l’ambiguità di molti che non prendono posizione (anche da noi al sud), che stanno alla finestra a guardare, che non si rendono conto come il processo innescato da Bossi diverrà a breve irreversibile, se non verranno prese le giuste contromisure. E in tal senso appaiono patetici anche i frequenti appelli del Capo dello Stato alla solidarietà e ad una ritrovata coscienza nazionale. Trovo altresì sconcertante, ambiguo ed ipocrita l’atteggiamento, o per meglio dire, il silenzio degli intellettuali del nord. Dove sono? Cosa pensano? Condividano anch’essi la politica di Bossi o se ne dissociano? Questo non ci è dato sapere perché da loro non ci sono mai pervenuti segnali chiari. Ci sarebbe invece piaciuto assistere a forti prese di posizioni da parte di un Dario Fo o di un Umberto Eco, tanto per fare dei nomi. E anche da voci autorevoli del mondo cattolico avremmo voluto avere conforto. Pochi “sussurri” invece, in ordine sparso e con scarso mordente. Certo, se fosse ancora in vita Indro Montanelli, ne avremmo sentito delle belle. Lui le cose non le mandava certo a dire, e d’altronde le sue parole “Voi ancora Berlusconi non lo conoscete bene. Conoscetelo meglio e mi direte” ora risultano essere profetiche, e speriamo che non risulteranno infine anche tragiche. E’ chiaro infatti che se i conflitti d’interesse e le guerre giudiziare sono comunque fatti strettamente legati alla persona del premier e con la sua uscita dalla politica finiranno, l’unità della nazione riguarda invece tutti e l’escalation della Lega, negli anni così “disinvoltamente” favorita da Berlusconi, ci porta ora ad ipotizzare scenari imprevedibili e pericolosi. Noi non vogliamo essere delle cattive “cassandre”, ma non vorremmo che con questo gioco della “secessione” (camuffata sempre sotto il manto mellifluo del federalismo), prima o poi ci scappassero dei morti.
Autore : Gianni Virgadaula
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