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Corriere di Gela | Dal Lido Gela a La Conchiglia, dalla nascita al declino
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notizia del 24/08/2008 messa in rete alle 21:35:48
Dal Lido Gela a La Conchiglia, dalla nascita al declino

Quando arriva l’estate, il mio primo pensiero va subito al “Lido Gela”. Mi lega un buon ricordo a quel locale, perché mi fidanzai nel 1950 con una mia collega di Caltanissetta – Renata Caternolo – e ci siamo sposati nel 1951.
Ebbene, durante l’estate trascorrevamo felici le nostre serata al lido, specie quando venivano elette le reginette di bellezza. Una di quelle elette, che rimase nel cuore di tanti gelesi, fu “Miss Gela 1951”, Marisa Gerardi, che divenne nello steso anno “Miss Sicilia” a Palermo.
Tempi felici per me mia moglie! In quel periodo mia moglie diceva felice alle sue amiche che il suo sogno si era pienamente realizzato, perché aveva il mare a portata di mano.
In quell’annata altre maestre nissene si erano sposate a Gela per la stessa ragione: per avere il mare a … portata di mano. Quanti giovani e quante fanciulle fece sognare il lido e il nostro mare!
Gli anni del dopoguerra segnarono un sorprendente benessere economico e industriale anche a Gela. Di inflazione non se ne parlava nemmeno, le finanze statali non erano in difficoltà. Lo stipendio dei parlamentari non era stratosferico come quello di oggi e cioè 15.000 euro mensili (trenta milioni di lire al mese).
A Gela iniziava l’era dell’on. Salvatore Aldisio, che rimodernò la città e fece costruire il Museo archeologico, il Palazzo di Città, tanti edifici scolastici, case popolari e tante altre strutture importanti cittadine.
In Italia si registrò il boom delle auto “500” e “600”. Nel 1958 i dinamici fratelli Ventura fecero costruire il lido in cemento armato, che ribattezzarono lido “La Conchiglia” (il progettisti furono Filippo e Salvatore Trubia) ed ebbe tanta fortuna come “La Capannina” di Forte dei Marmi e come “La Bussola” del Lido di Camaiore.
Oggi guardare il lido “La Conchiglia” si prova una stretta al cuore: dello splendido locale è rimasto un rudere, un evanescente paesaggio mentale, un nostalgico luogo del nostro sentimento.
I fratelli Ventura programmavano in estate, sulla terrazza del lido, le cose in grande, facendo partecipare grossi “nomi” del mondo dello spettacolo: Mike Borgiorno, Milva, Little Tony, Lucio Dalla, Domenico Modugno, Peppino di Capri, Pippo Baudo, Claduio Villa e tante altre star. Vi si svolgevano anche serate culturali, invitando il poeta Salvatore Quasimodo (premio Nobel 1959 per la letteratura); il docente universitario di scienze delle Finanze e Diritto Finanziario Emanuele Morselli. Sulla terrazza del lido si tennero anche concerti musicali. Il lido ospitò il re Gustavo di Svezia, Saragat, Nenni, Scelba, Enrico Mattei.
In quegli anni a Gela non si conosceva la mafia, la droga, l’estorsione, l’abusivismo edilizio e odorava di salsedine.
Quanti amori sbocciarono nella fantastica terrazza del lido, mentre suonava l’orchestra “ Zero-sei” i motivi della stagione!
Nel 1960 si elevarono le prime strutture del complesso petrolchimico dell’Anic tutto cambiò a Gela.
La campagna venne abbandonata lentamente, cessò la coltivazione del cotone, tanti e tanti cercarono tanto denaro e presto arrivò la mafia in città.
A tutto questo si aggiunse anche lo smog della zona industriale e cominciarono a registrarsi le prime vittime: la denatalità, il cancro, nascita di bimbi malformati, malattie polmonari.
Il mare che bagnava il tratto di costa tradizionale, rientrò a causa delle correnti marine causate dal porto industriale. Il lido, che era circondato dalle acque del mare restò all’asciutto e la spiaggia “color della paglia” diventò sporca di bitume maleodorante. Subentrò il declino de lido e del turismo gelese.
I bagnanti si spostarono nella zona di Macchitellla e di Manfria. I forestieri, che venivano a trascorrere l’estate a Gela, dirottarono le loro vacanze in altre città. Il turismo di massa che godeva Gela si esaurì nel giro di pochi anni. La zona industriale del petrolchimico uccise il turismo locale.


Autore : Gino Alabiso

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