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Corriere di Gela | I Quadri della Raffineria e le Cattedrali Gotiche
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notizia del 24/03/2008 messa in rete alle 20:53:52
I Quadri della Raffineria e le Cattedrali Gotiche

Il titolo pone un accostamento bizzarro, a primo acchito poco comprensibile. Un accostamento tra elementi moderni e strutture storiche del XII e XIII secolo. Forse però, potrebbe essere una non strana sintesi di due realtà che hanno attinenze e semantiche comuni.
La recente notizia, riportata sui trafiletti dai giornali locali, del recente sciopero dei Quadri della Raffineria di Gela nella giornata dell’11 marzo, può aver indotto più di un lettore a porsi la domanda: Chi sono i Quadri di Raffineria? Cosa è un Quadro aziendale? Come lavora e su cosa lavora un Quadro oggi?
Domande che potrebbero meritare una risposta , anche contestualizzata, e che potrebbero svelare qualche meccanismo su come funzionano oggi le industrie e più in generale le competenze applicate ai contesti industriali, cosa niente affatto banale se si pensa che da queste dipendono spesso le sorti ed i successi delle aziende.
La risposta merita un paradigma attraverso il quale si intuisce il ruolo e l’incastro del ruolo nel tessuto produttivo di oggi.
Come oggi la nostra società basa la sua fonte energetica sul petrolio essendo gli idrocarburi sorgente di energia, di calore, di materie prime della petrolchimica e dell’industria, così nel XII secolo l’economia aveva la sua fonte energetica nel bosco che forniva risorse alimentari, legna come combustibile e come materiale da costruzione, con la differenza che il petrolio si rinnova con la cadenza delle ere geologiche mentre il bosco, sempre di origine vegetale, si rinnova nello spazio di poche generazioni.
La fine dell’età Romanica vide un uso intensivo dei boschi soprattutto per l’intensivo uso del legno e questo, secondo autorevoli studiosi, fu una delle concause principali nella ideazione delle cattedrali gotiche. Le cattedrali Romaniche richiedevano notevole impiego di impalcature e quindi di legno nonché notevoli fondamenta e mura portanti di pietra. La richiesta di nuovi luoghi di culto non poteva essere soddisfatta se non a costi difficilmente sostenibili. Gli architetti di allora chiamati “maestri” sfidarono i vincoli di allora pensando tecniche e metodi per costruzioni più “leggere”. “L’alleggerimento”, non solo estetico ma strutturale delle cattedrali gotiche, corrispondeva ad un utilizzo più limitato del legno e della pietra. La soluzione delle cupole esigeva un minor uso di centine e di casseforme rispetto a quello delle volte a botte delle chiese romaniche. Inoltre le spinte venivano contrastate non più da spessi muri verticali e contrafforti ravvicinati ma da contrafforti slanciati e volte gotiche variamente accoppiate. Questi maestri affrontarono anche il vincolo della illuminazione degli immensi spazi delle cattedrali soprattutto nelle regioni dell’Europa Occidentale e Settentrionale ove le finestre servivano più per la penetrazione della luce che per la ventilazione. La volta a crociera unita all’evoluzione dell’industria vetraria di allora aiutò di fatto il superamento di questo vincolo.
Per realizzare tutto questo i maestri architetti di allora dovettero possedere un tipo molto avanzato di conoscenze di geometria descrittiva e grande capacità di coordinamento di risorse umane e di infrastrutture per consacrare a tale programma i mezzi materiali ed umani necessari. Di più, questi maestri dovevano anche coniugare il simbolismo sacro con l’architettura, la cosiddetta “geometria sacra”, fatta di armonie numeriche e simboliche insite nella costruzione del tempio. La scuola di Platone definiva il Creatore come il “Grande Architetto dell’Universo” anzi, aggiunge il filosofo, “Dio è geometra”. La mistica platonica dei numeri è stata trasmessa ai chierici dell’Occidente attraverso sant’Agostino. E’ pur noto che i costruttori del medioevo hanno conosciuto l’analogia fra la proporzione architettonica e gli intervalli musicali.
Ecco, non ci siamo allontanati affatto dal tema dei quadri della raffineria, non certo perché c’è un parallelo diretto ma perché ci possono essere forti attinenze.
I quadri interpretano la “volontà aziendale” come i maestri di allora interpretavano le istanze del potere ecclesiale o dei mecenati della curia romana, per tradurla in realizzazioni, servizi, continuità del business, ossia in “nuove cattedrali”. Questa interpretazione passa attraverso i numerosi vincoli delle norme di legge, delle procedure interne, delle Istruzioni operative e delle linee guida: il già accennato Simbolismo Sacro da coniugare con l’opera costruenda; come i maestri di un tempo posseggono metodi, conoscenze, esperienze e capacità concettuale per organizzare il lavoro proprio e dei collaboratori, per finalizzarlo agli obiettivi posti, rispettando tempi e risorse economiche. Non devono solo essere attenti pianificatori della volontà aziendale ma pure creatori di stili aziendali e riferimenti umani sul lavoro, stili che a volte trascinano l’operato di altri: responsabili sempre della motivazione dei collaboratori e della loro propensione a fare. Sono in vari casi generatori di saperi operativi e di metodi fortemente contestualizzati. I più anziani sono anche la memoria storica dei fatti aziendali.
Lo sciopero dell’11 marzo è il risultato della razionalizzazione del loro essere in azienda, disturbati da un superficiale approccio al tema della professionalità, sottovalutata nei contenuti e nelle ricadute, abbandonata nei meccanismi con cui questa si riproduce e si potenzia. E’ arrivato il momento di dire che le cattedrali non nascono né dalla sola volontà del clero che fornisce le risorse, né dall’operoso fare delle maestranze che le costruiscono. Di mezzo c’è qualcosa che crea il significato dell’opera, la sua bellezza e la sua straordinaria efficacia.
Oggi le aziende hanno raggiunto una complessità nel fare business che cresce esponenzialmente in funzione delle tecnologie, delle normative internazionali e nazionali, delle best practice di settore e dei vincoli locali ed ambientali: bisogna produrre sempre meglio e con ottimizzazione continua delle risorse. Producendo nel contempo un’immagine figlia di una sostanza che produca una sostenibilità generale. Un arduo compito sempre in equilibrio tra forze e spinte gigantesche, spesso antagoniste difficilmente cooperative. Ancor di più per le aziende, come la Raffineria di Gela SpA, che opera nel campo dell’energia e che necessariamente deve controllare le ricadute ambientali e sociali. Compito arduo che si esplica non solo negli investimenti ma soprattutto nella gestione della routinarietà che deve essere attenta, standardizzata, continua, spesso proattiva e supportata da competenze attualizzate, altrimenti l’equilibrio si incrina. I disegni organizzativi delle aziende non riescono più a stare dietro alla progettazione dell’efficacia funzionale ed occorre qualcosa di più e di diverso.
In questo contesto i quadri, nelle loro varie specificità, forniscono due potenziali che innervano l’azienda per stabilizzare tale equilibrio: le competenze e l’engagement. La prima costituisce un sapere operativo ben saldamente ancorato a preparazione di base e capacità di concettualizzazione (il continuo apprendimento non è sostenibile se non si possedesse una predisposizione all’astrazione per una visione sistemica dei temi) il secondo può essere tradotto come “adesione” o meglio “affezione” ai compiti, agli obiettivi, alla mission dell’azienda. E’ quel potenziale che ad esempio manca alla figura del “consulente” che è portatore del primo (competenze) ma non necessariamente del secondo.
Orbene, oggi il “nuovo clero” deve accorgersi che i Quadri sono degli “Stackolders” ossia portatori di interessi verso l’azienda e integratori di risultati industriali e territorio. Portatori di valori lavorativi che meritano attenzione per il vantaggio dell’azienda e del territorio medesimo. Nuovi “Maestri architetti” del nostro tempo che sappiano progettare e realizzare le nuove “cattedrali” sempre più grandi e sempre più luminose.


Autore : Sebastiano Abbenante

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