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Corriere di Gela | Stranezze urbanistiche
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notizia del 02/02/2008 messa in rete alle 19:18:34
Stranezze urbanistiche

Leggo sulla stampa che, su progetto del noto arch. Collovà, verrà realizzato un anfiteatro nella piazza San Francesco, accanto la chiesa omonima, e una maxi fontana nella piazza antistante la Chiesa Madre. Di fronte a tali assurde innovazioni, come può una Comunità di circa 80 mila abitanti stare zitta e non sentire un minimo di orgoglio e di interesse collettivo? Perché queste ingerenze inopportune e ingrate su quanto di architettonico e monumentale vi è di bello nel cuore di una città che ha tanti ed altri problemi essenziali da risolvere? Perché l’arch. Collovà vuole dare ampio respiro alla sua fantasia proprio su Gela? Non bastava l’avere fatto e disfatto un progetto non desiderato per la piazza Roma e quello su piazza San Giacomo dove, al posto degli alberi ornamentali preesistenti, impunemente spiantati, si era operato un pericoloso fossato, successivamente riempito? E che dire della piazzetta Sant’Antonio e di altro? Il tutto sul sagrato delle chiese, quasi ad impedire lo svolgimento delle funzioni religiose e il libero transito della gente.
Ma Gela è bella così l’ha voluta la natura e l‘intelligenza dei nostri padri e non ha bisogno di sovrastrutture che ostacolano le antiche trazioni e colpiscono alquanto la sua identità storica; ha bisogno invece di restauri che riproducano lo splendore del suo passato e delle sue peculiarità territoriali.
Ma non c’è già un fantomatico £anfiteatro” sul pendio dell’“Orto Pasqualello” per il quale si è speso tanto denaro pubblico senza ricavare alcuna utilità e che ora è sepolto tra la sterpaglia e le ortiche? E all’interno della villa comunale prospiciente sul mare, un tempo elegante e fiorente, radiosa e solare, salotto cittadino e orpello della città, non vi è una fontana prima funzionante, poi distrutta per incuria di manutenzione, poi rifatta e ora lasciata alla deriva?
E’ lì, nella sede naturale del giardino pubblico, che la maxi fontana attende di essere ripristinata e non nella piazza principale il maggior tempio della città, centro d’incontri e di animazione sociale.
L’anfiteatro si vada a fare negli spazi poco abitati, preferibilmente vicino ai prestigiosi ritrovamenti della Gela ellenica, tra le alte dune di Caposoprano, dove da sempre si è inseguito il sogno di scoprire l’antico teatro del grande tragediografo Eschilo morto a Gela. Ma, per favore, guardiamo la realtà.
Invece di queste “trovate“ che deformano l’immagine della nostra città, si pensi ai vari mancati interventi: l’acqua, elemento primario di civiltà, di cui si è certi della non potabilità e insufficienza e non si è certi del prezzo giusto; il rifacimento della rete idrica obsoleta; la riqualificazione del citato “Orto Pasqualello” che i nostri antenati, volendo sapientemente ampliare e abbellire la villa comunale, acquistarono – per permuta – negli anni venti del secolo scorso; il ripristino del pontile a mare, luogo di passeggiate estive di memoria prebellica; il completamento del teatro comunale, di cui Gela, da decenni, non ha la fortuna di godere, a differenza di altri comuni viciniori; la sistemazione del lungomare; il rifacimento di marciapiedi e strade dissestate; la ripavimentazione delle piazze e ancora, ancora.
La conclamata legalità di cui tanto si parla non è soltanto quella anti crimine, ma è pure quella che coinvolge tutti i comportamenti umani, privati e soprattutto pubblici, onde questi siano conformi alle sagge leggi del servizio e della utilità parsimoniosa per l’uomo e non all’arbitrio delirante e legittimo del potere.


Autore : Angelo Vitale

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Sicuramente gli interventi più importanti non vanno sottovalutati. E’ chiaro che, ad esempio, ripristinare ex novo la condotta idrica della nostra città sarebbe la cosa ideale da fare. Tuttavia, credo non bisogna per forza disprezzare le innovazioni che cercano di dare un altro aspetto a Gela. E’ chiaro che talune realizzazioni architettoniche sono stato soldi palesemente spesi male. Mi sovviene in primis quella piazzetta al lato dei salesiani che fin dal suo nascere è stata abbandonata a se stessa, per non parlare di piazza San Giacomo che per fortuna con la copertura della “piscina” adesso è una piazza “utilizzabile”. Per ciò che riguarda i lavori della fontana antistante la Chiesa Madre voglio solo augurarmi che il progetto di questa fontana sia proporzionato allo spazio circostante perché non avrebbe senso una fontana enorme in uno spazio relativamente piccolo. Non dobbiamo dimenticare che piazza Umberto è la nostra piazza centrale e in una città abbastanza grande come la nostra il centro deve il meno possibile essere intaccato con architetture che possano restringere il calpestabile. Inoltre, mi auguro che il piano di lavoro non preveda il solito “portale” che ormai caratterizza le strutture create negli ultimi anni che benché abbiano significati differenti sono pur sempre una ripetizione. Si pensi al portale della rotonda est di macchitella, ai ben due portali della piazza al lato dei salesiani ed il portale di piazza San Giacomo. Magari non per forza sono stati progettati come delle porte ma indubbiamente le ricordano. Certo cambiare la fontana che da anni ha caratterizzato piazza Umberto è togliere un pezzo di storia a Gela e lasciarla,a mio avviso, sarebbe la cosa ideale. Sicuramente però è necessario un restauro che la porti allo splendore delle origini. Non entro nel merito soggettivo di chi progetta perché non so chi sia stato preposto alla programmazione di tali opere del passato recente e chi vi sia investito oggi però è indubbio che una esortazione a riflettere bene su ciò che si progetta và fatta. Bisogna, infatti, non dimenticare che ciò che è nuovo non è necessariamente bello e che spesso la valorizzazione di ciò che già è esistente è la cosa migliore da fare.

Autore: Alfonso Passarello
data: 07/02/2008
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