notizia del 30/08/2004 messa in rete alle 19:09:04
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La scomparsa di Giovanni Altamore
Consigliere comunale, deputato regionale, docente, preside e scrittore raffinato. Tutto questo affiancato al ruolo di marito e padre esemplare, un uomo politico politico corretto.
Sono i tratti dell’on. prof. Giovanni Altamore (foto), scomparso in piena estate per l’aggravarsi di un male incurabile. Di lui ci eravamo occupati recentemente in occasione della pubblicazione del suo libro. Ce ne aveva portato una copia personalmente.
A ricordarlo, qui di seguito, é il sindaco Rosario Crocetta.
E’ morto Giovanni Altamore. Un maestro di vita e di politica, un compagno, un amico. Di lui ricorderò sempre il grande lavoro di educatore, di politico appassionato, lo storico arguto, il cittadino impegnato, il parlamentare e il consigliere comunale che ha difeso gli interessi della cittadinanza e dei cittadini più deboli.
Avevo 20 anni quando l’ho conosciuto e apprendevo i primi strumenti scientifici della politica, un grande sapere che gli derivava dalla conoscenza della storia e della filosofia. A noi giovani diceva sempre “la politica è una scienza, un modo scientifico di affrontare la realtà all’interno delle scelte che si sono fatte”. Lui oltre ad insegnarlo, questo metodo, lo praticava. Dietro ogni scelta cercava di capire, di vedere gli interessi che si potevano muovere per cercare di portare avanti una politica che guardasse gli interessi di tutti. Un grande democratico, un uomo rispettoso, deciso, sicuro, che aveva fatto scelte nette che amava rispettare gli avversari riconoscendo la dignità del pensiero “altro” con il quale occorreva confrontarsi.
Una grande perdita per la nostra città. Una grande perdita per me che mi è stato amico ed educatore, ispiratore di un modo di pensare e ragionare. Se ne è andato in silenzio. Il silenzio che aveva scelto di praticare quando una implacabile e dura malattia lo aveva colpito, anche questo segno della dignità di un uomo che non perde anche in punto di morte la sua grandezza.
Ciao Giovanni. Ti ricorderò sempre all’interno di una sezione dei giovani comunisti di via Cappuccini in cui insieme ad Antonio La Folaga, Peppe Moscato e tanti altri compagni cominciavamo a capire che lottare per gli altri non era solo una scelta morale ma anche una necessità per costruire una società più giusta e più libera, la via Italiana al socialismo.
Autore : Redazione Corriere
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