|
notizia del 08/11/2003 messa in rete alle 18:57:18
Il mio crocifisso
In queste ultime settimane l’argomento che ha dominato sulle cronache dei giornali e le televisioni, è stato il crocifisso.
Sarebbe quindi ora ripetitivo dissertare su una questione così abbondantemente dibattuta. C’è di certo, che il crocifisso, diversamente da quanto aveva stabilito il Tribunale dell’Aquila su ricorso presentato da Adel Smith, non sarà rimosso dalle aule della scuola materna “Antonio Silveri di Ofena” di Navelli, e questo in barba al sedicente “Presidente dei Musulmani Italiani”, che oltretutto ora dovrà rispondere del reato di vilipendio della religione (ma perché si sono attesi due anni per denunciarlo?), in quanto nel 2001, durante il programma “Porta a porta” di Bruno Vespa, il sig. Smith, riferendosi proprio al massimo simbolo della cristianità, aveva definito il crocifisso un “cadaverino”, che fa pure impressione ai bambini.
In quanto al magistrato che aveva emanato la sentenza di rimozione, è meglio stendere su di lui un velo pietoso, e ricordare le parole del cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiano, che subito dopo il responso del tribunale aveva detto: “Siamo convinti che il crocifisso esprima l’anima profonda del nostro Paese e quindi debba rimanere un segno dell’identità della nostra nazione”.
A vicenda chiusa rimane però per noi cristiani da fare una considerazione molto profonda. Si, è vero, con il mantenimento del crocifisso nelle aule si è vinta una battaglia... ma non la guerra. E per guerra non intendo “lotta agli infedeli” o un ritorno alle crociate, quanto una seria presa di coscienza sulla nostra fede. Il crocifisso è tutto per noi cristiani ma proprio per questo non può rimanere semplicemente un simbolo, o un “oggetto affettivo” da tenere appeso a scuola, in ufficio o nella propria cameretta. Gesù Cristo, mediante la morte in croce ha salvato gli uomini e ha redento il mondo, e già sul legno dell’infanzia c’erano in Lui, vero Dio e vero Uomo, i germi della gloriosa Resurrezione, di cui un giorno tutti saremo partecipi.
Questo è il significato ultimo della croce, e noi cristiani dobbiamo riappropriarci di questo profondo significato, portando Gesù alle genti non soltanto attraverso un piccolo legnetto da appendere al muro, ma attraverso la sua parola e il suo insegnamento; aperti alla carità e al perdono. Insomma, noi per primi, noi che ci definiamo cristiani, dovremmo imparare a rispettarci, ad amarci l’un l’altro, e a vivere pienamente il mistero della croce. Vediamo invece quanto rancore, quanta brutalità, quanta ipocrisia c’è nel cuore di molti battezzati. E se il cattolicesimo vive oggi una sua crisi profonda, è anche per questo. Perché ci facciamo la guerra fra di noi. Perché non siamo credibili. Perché non offriamo un esempio edificante della nostra fede, e dell’essere “pietre vive” all’interno della Chiesa. Diceva il mahatma Gandhi: “La figura di Cristo mi affascina e mi commuove. I cristiani mi spaventano”. Un pensiero questo che deve turbarci e farci riflettere. Infatti, a che serve battersi per mantenere il crocifisso nelle aule, se noi per primi non comprendiamo il messaggio della croce? Gesù, non è un residuato della storia. Egli anzi è di un’attualità sconcertante, e continua a portare la croce attraverso piccole grandi figure come Padre Pio o Madre Teresa di Calcutta, o tramite ancora tanti “crocifissi” ignoti, che quotidianamente, rendendo gloria alla “Chiesa operosa e militante, divenuta nuovamente Chiesa di martiri” (Giovanni Paolo II), muoiono nell’anonimato – testimoni del Vangelo – in questo o quel continente. E noi, che non siamo chiamati a tanto, cosa possiamo fare? Possiamo almeno sforzarci di essere coerenti. Rivestirci di umiltà e fare la nostra piccola parte. Dare il nostro contributo per migliorare questo mondo, sempre più ingiusto, sempre meno vivibile, ma pur sempre il nostro mondo. Torniamo quindi – i credenti nel Cristo, ma anche i laici – ad essere portatori di pace e di speranza, e sconfiggeremo questa “rassegnazione manichea”, che sembra averci già votato tutti alla distruzione e alla rovina.
Autore : Gianni Virgadaula
» Altri articoli di Gianni Virgadaula
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|