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Corriere di Gela | Chador e burka Cosa dice il Corano?
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notizia del 18/10/2009 messa in rete alle 18:49:36
Chador e burka Cosa dice il Corano?

Nella trasmissione televisiva “Alle falde del Kilimangiaro” di alcune settimane fa tutte le donne presenti, musulmane e no, hanno dichiarato che il chador e il burka non sono richieste dal Corano, ma sono una libera scelta delle stesse donne. Il concetto è stato espresso più volte in altre trasmissioni televisive. Si vede bene che tutte costoro mostrano una grossolana ignoranza del Corano.
Nella edizione del 1989 in mio possesso, nella sura 33, si dice espressamente:”Profeta! Prescrivi alle tue spose,alle tue figlie, e alle mogli dei credenti, d’abbassare un velo lungo il loro volto. Sarà l’indizio della loro virtù, e un ritegno contro i discorsi del pubblico”. Nella edizione speciale curata per Panorama nel 2007, lo stesso passo viene così modificato:” O tu, proprio tu, nabi! raccomanda alle tue donne, alle tue figlie, allle donne dei credenti di calare un poco su di loro i loro veli: questo servirà a distinguerle dalle altre, perché non vengano offese”. La differenza tra le due traduzioni è palese e significativa. Il che apparirà ancora più evidente se confrontiamo le due diverse traduzioni di un altro passo del Corano sullo stesso argomento.
Nella sura 24 ( edizione 1989) si dice:” Ordina alle femmine di abbassare gli occhi, di conservare la loro purezza e non mostrare dei loro corpi che quanto deve necessariamente apparire; tengano coperto il seno. Non lascino vedere il volto che ai loro mariti, ai loro padri, ai loro nonni, ai loro figli,, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai loro nipoti, alle loro donne, alle loro schiave, ai loro servi ( salvo quelli che non siano d’assoluta necessità) ed ai bimbi che non sanno ciò che devesi coprire; non agitino i piedi in modo da lasciar travedere gl’incanti che devono essere velati”. Lo stesso passo nella edizione del 2007 viene così tradotto;” Stesso consiglio darai alle donne: sguardi modesti, castità conservata e difesa. Non mostrino i loro ornamenti se non quel tanto che non possono nascondere. Si coprano con i veli del capo entrambi i seni, non facciano mostra di ornamenti femminili che ai mariti, ai padri, o ai suoceri, oppure ai figli o ai figli dei loro mariti, o ai fratelli loro, o ai figli dei loro fratelli, o ai figli di sorelle, o alle loro ancelle,o alle schiave ( legittimo possesso delle loro mani), o ai servi maschi che non han bisogno di donne, o ai ragazzi impuberi che non hanno ancora cominciato, , maliziosamente, a notare la nudità delle donne. Non battano insieme i piedi, si che si scoprano i loro ascosi ornamenti”. Mi appello all’inteligenza dei lettori.
La differenza tra le due traduzioni è enorme ed evidente. I corpi diventano ornamenti femminili ( quale malizia ci può essere nel mostrarli?) e il seno deve essere coperto dai “veli del capo”. Sembra del tutto evidente la preoccupazione di mitigare la durezza del testo originale. Si comincia forse a capire che non è condivisibile. Un’altra contraddizione che ho fatto notare alla rivista Panorama è la seguente. Sura 4:” Quando sarete malati o in viaggio e avrete soddisfatto ai vostri bisogni naturali o avrete avuto commercio con donne, soffregatevi il volto e le mani con polvere in mancanza di acqua”. Quel “ se avrete avuto commercio con donne” viene tradotto nella edizione del 2007 con “ se avete pasticciato con donne”. Sarei curioso di sapere cosa significa “pasticciare con donne”.
L’Italia intera è rimasta inorridita per la terribile sorte toccata alle due ragazze musulmane uccise dal rispettivo padre. C’è un nesso tra il comportamento di questi feroci genitori e l’insegnamento del Corano? Parrebbe di si dal momento che nella sura 4 vi si dice espressamente:”
Se facessero ritorno all’infedeltà, coglieteli e poneteli a morte ovunque li troviate”. Nela sura 5 si dice:” Guai agli infedeli che abbandonano la vostra religione”. E nella sura 62 si afferma:”Sventura a quelli che abiurano la santa religione”.
Se vogliamo essere obiettivi sembrerebbe che l’Islam ha bisogno di alcune correzioni. Io amo i musulmani come miei fratelli e sono convinto che loro abbiano il diritto di emigrare se spinti dalla fame e dalle guerre, come del resto abbiamo fatto noi Italiani che siamo emigrati in tutte le parti del mondo. Ma ad una condizione: che rispettino in maniera assoluta le leggi della nazione dove vanno ad emigrare. E’ assurdo e inconcepibile che un musulmano getti dalla finestra il crocifisso solo perché da fastidio alla madre ammalata. Né possono pretendere di portare il chador o, peggio, il burka o di pregare nelle piazze o nelle vie. Senza dubbio la loro fede va rispettata e l’Italia è stata così accondiscendente da consentire loro di costruirsi magnifiche moschee, mentre l’Arabia ed altri paesi musulmani non ci permettono neppure di portare un crocifisso o di manifestare la nostra fede: Dicono, per giustificare la loro intransigenza, che l’Arabia è sacra perché è la patria di Maometto. Ma Roma, dove hanno costruito una magnifica moschea senza che il papa protestasse, è la capitale del cristianesimo. Preghino dunque nelle loro moschee dove nessuno li disturberà. Ad ogni musulmano che si trova in Italia bisognerebbe chiedere una pubblica dichiarazione dove essi si impegnano a rispettare in maniera assoluta le leggi italiane. Fortunatamente molti musulmani lo fanno già, ma ancora c’è da percorrere molta strada.


Autore : Antonio Corsello

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