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Corriere di Gela | Pacs, roba per pochi intimi
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notizia del 26/02/2007 messa in rete alle 18:40:56
Pacs, roba per pochi intimi

La scorsa settimana sono stati pubblicati su questo giornale due articoli sui Dico in cui gli autori si sono scagliati – anche con una certa durezza – contro la classe sacerdotale che cerca di difendere il matrimonio tradizionale. La mia è una voce diversa.
Diciamo subito che la corrente dei Dico e dei Pacs non sono una priorità per gli italiani, i quali hanno ben più interessanti problemi a cui pensare. Riguardano invece una piccola minoranza di una minoranza. Infatti una gran parte dei conviventi di fatto non ha alcuna intenzione di regolarizzare la propria unione precaria: non si sono sposati per questo. Coloro che vorrebbero regolarizzare l’unione potrebbero farlo magari civilmente. Nessuno glielo impedisce. L’accanimento con cui si perseguono i Pacs ha poco di civile e molto di ideologico. Ha un senso se è un pre-riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali. Dai sondaggi in corso appare assurda però la campagna contro il Papa e i vescovi accusati di ingerenza semplicemente perché fanno il loro “mestiere” di difensori del matrimonio tradizionale e della famiglia come la natura e la storia insegnano. Se un religioso condanna la guerra e dice no all’eutanasia è elogiato, se si oppone ai Dico e ai Pacs è accusato di intromettersi negli affari di Stato. La preoccupazione della Chiesa italiana è giusta di fronte alla spunta di quelli che ieri erano i Pacs (futuribili matrimoni di serie B) e oggi si prospettano come Dico (pubblica regolamentazione dei diritti dei conviventi). La Chiesa, che è tradizionalista, accetta il relativismo etico e non l’equiparazione delle famiglie a ogni altro tipo di unione. Ma questo non vuol dire che è ingerenza nelle leggi dello Stato. La Chiesa mira diritto alla sua missione da secoli. Oggi purtroppo in Italia si assiste a una grossa spaccatura e sono venuti fuori tanti don Abbondio e tanti don Rodrigo a dire: “questo matrimonio non s’ha da fare”.


Autore : Gino Alabiso

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