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Corriere di Gela | Regolamentazione coppie di fatto, laici e cattolici in contrapposizione
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notizia del 26/02/2007 messa in rete alle 18:40:08
Regolamentazione coppie di fatto, laici e cattolici in contrapposizione

Caro Marco Trainito, ho letto con attenzione il suo articolo e sono molto interessato ad ascoltare le ragioni che Lei porta a favore dei DiCo. Aiuterebbe la ricerca che sto conducendo sulle unioni di fatto.
Per correttezza, la informo che sono un cattolico e quindi la mia posizione (ad oggi) è vicina a quella del Magistero della Chiesa, tuttavia reputo molto costruttivo il confronto con altri punti di vista. Mi scriva se trova il tempo per farlo. Grazie mille.
Antonio Arcieri - (antonio.arcieri@gmail.com)

Gentile Signor Arcieri,
intanto la ringrazio subito per l’approccio cortese che usa nei miei confronti. Considerato il tono aspro e violento del mio articolo, in effetti, so di non meritarlo, soprattutto da parte di un cattolico: e pertanto lo apprezzo molto.
Il suo invito, però, mi mette a disagio, perché, contrariamente a lei che ha potuto leggere una mia aperta e chiara presa di posizione, da cui - seppur velatamente - emerge anche la mia frequentazione con la filosofia, io non ho idea di chi sia lei, cosa faccia nella vita e come la pensi personalmente sulla faccenda. Si limita a dichiararsi vicino all’insegnamento della Chiesa, per cui dovrei arguire che lei è contrario a qualsiasi tipo di riconoscimento e di regolamentazione giuridica delle unioni di fatto. Insomma, niente “Pacs” né “DiCo”, ma solo famiglia cristiana. Se così è, dubito che tra noi si possa realizzare un confronto costruttivo.
Le faccio solo un esempio. Nel gioco linguistico del Papa, che rimanda a una particolare visione del mondo, una espressione come “diritto naturale” è perfettamente lecita ed ha un suo senso ben preciso, poiché si ricollega alla concezione per cui la Natura, essendo un prodotto della volontà buona del Dio creatore, è intrinsecamente un valore, e dunque esistono cose come fatti naturali di per sé fonti di vincoli etici e giuridici. Per il Papa il matrimonio eterosessuale benedetto dalla Chiesa è un esempio di tali fatti. Naturalmente quest’ultima tesi potrebbe essere messa in discussione e persino falsificata anche condividendo la metafisica di Ratzinger, cioè accettando le regole del suo gioco linguistico, ma non è questo che qui mi interessa. Qui voglio concedere che quello del matrimonio eterosessuale sia un corretto esempio di fatto/valore di natura. Ora le chiedo: posto che Ratzinger ha tutto il diritto di sostenere una metafisica siffatta, ha anche il diritto di pretendere che essa sia la fonte di ispirazione delle leggi italiane, ovvero la loro stessa condizione trascendentale di possibilità, come va dicendo sempre nei suoi scritti e discorsi ‘magistrali’ e persino, qualche mese fa, al cospetto del Presidente della Repubblica? La risposta di un laico leale alla Costituzione Italiana non può che essere categoricamente negativa, visto che in Italia la religione cattolica non è costituzionalmente religione di Stato.
Senza contare che la visione laica del mondo, cui si ispira anche la Costituzione italiana (se non sbaglio), non dovrebbe attribuire alcun significato all’espressione “diritto naturale”, e comunque non può attribuirle un significato nemmeno lontanamente simile a quello che essa ha nel gioco linguistico del Papa. Dal punto di vista di una visione disincantata del mondo, infatti, l’espressione “diritto naturale” è irrimediabilmente ossimorica: in natura non vi sono diritti, né fatti dotati di valore etico intrinseco. Il diritto e l’etica sono prodotti umani, non divini. Anzi, Dio stesso è un prodotto umano (“troppo umano”, aggiungerebbe qualcuno), e con lui tutta la morale religiosa – di qualsiasi religione – che ne discende.
Come vede, su queste cose, un cattolico come lei, fedele alla dottrina della Chiesa, e un laico come me, che si regola sulla base di una visione naturalistica, disincantata e scientifica del mondo, parlano due lingue diverse.
Tra l’altro, lei lascia intendere di essere alle prese con una ricerca sulle unioni di fatto. In che senso? Ci sta facendo sopra una tesi di laurea a carattere giuridico? O sta conducendo da studioso una indagine sociologica e statistica sul fenomeno? Oppure è interessato a questioni di filosofia del diritto relative al giusnaturalismo?
Non capisco poi perché lei sia così interessato alle mie “ragioni” a favore dei DiCo. Nel mio pezzo puntavo l’attenzione sul rapporto tra il Vaticano e lo Stato Italiano e su quello tra la Chiesa e i politici italiani sedicenti cattolici, che sono questioni ben più importanti delle mie personali ragioni a favore dei DiCo. Se proprio le dovessi dire come la penso in proposito, confesso di essere molto deluso da questo Governo, perché lo vedo troppo influenzato dalla componente cosiddetta ‘teo-dem’ della coalizione (con questi infiltrati, la Chiesa è sia al governo che all’opposizione, ed è proprio questo che incoraggia la Cei e il Papa a fare quello che vogliono). I DiCo per me sono meglio di niente: personalmente avrei preferito una più coraggiosa politica laica sui modelli spagnolo e francese. Ma se il convento Prodi&Bindi passa questo, bisogna accontentarsi. I laici anticlericali come me possono solo sperare in tempi migliori, con cauto pessimismo. Cordiali saluti.


Autore : Marco Trainito

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