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notizia del 02/09/2004 messa in rete alle 18:39:18
A Gela da sempre gli stessi problemi...
L’orologio nella torretta del palazzo di città è fermo: non so di quale giorno, di quale mese, di quale anno. E siccome la torretta del municipio è un punto di riferimento e simbolo della città di Gela, dà l’impressione che l’attività del palazzo comunale sia pure ferma, bloccata. E’ una impressione personale.
Io mi reco a Gela, mio paese natale, due, tre volte l’anno, perché da buon gelese, amo la città che mi ha visto nascere, amo i luoghi dove ho trascorso la mia infanzia, la mia giovinezza, cercando di percepire l’odore del tempo passato. Quando vengo a Gela sono preso da tanti bei ricordi e ho l’impressione di vivere in “paradiso”. Poi rientro in me, perché i sogni sono brevi e aiutano a vivere...
Desidererei trovare la mia città più bella ed accogliente: invece tutte le volte ritrovo il mio paese natale con tanti problemi cittadini (vecchi e nuovi) non risolti. Per accennarne qualcuno: il teatro comunale Eschilo è chiuso dal 1975 (lavori interminabili!); il pontile sbarcatoio rifatto a metà, chiuso ai cittadini; il romantico Parco delle Rimembranze sventrato dagli scavi della soprintendenza, non più ricostruito (il parco è un sito caro ai gelesi della passata generazione). Il nuovo carcere cittadino ultimato da alcuni anni e mai entrato in funzione, giace decrepito in pieno sfascio per i continui atti di vandalismo. I detenuti di Gela vengono ospitati nel carcere di Caltagirone e in quello di Caltanissetta. In questa nuova tornata ho trovato la mia città con poca acqua, essenziale per la vita dei cittadini locali e per i turisti. Il desiderio di creare Gela provincia non viene recepito dalle autorità gelesi e regionali. In compenso ho ritrovato la mia città dove prospera la mafia con radici che si fanno più numerose e profonde, mafia combattuta a dovere dalle forze dell’ordine. E intanto si susseguono continui atti incendiari notturni. E non parliamo della circolazione stradale sempre più caotica: non s’incontra per le vie un motociclista con il casco in testa.
Gela è proprio una repubblichetta nella grande Repubblica. L’amministrazione comunale odierna sembra avere gli stessi comportamenti dell’antica Roma. Gli antichi imperatori romani sedavano i malumori dell’Urbe elargendo “panem et circenses” e gli antichi romani erano soddisfatti. Tutte queste idee mi passavano per la mente, assistendo sere fa a uno spettacolo classico in Piazza San Francesco e fissando di tanto in tanto l’orologio fermo nella torretta del Palazzo di città. Ma il tempo si è proprio fermato a Gela? O meglio – parafrasando il titolo di un noto libro – Cristo si è fermato a qualche chilometro da Gela?
Autore : Gino Alabiso
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