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Corriere di Gela | La negazione del Cristianesimo
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notizia del 13/11/2008 messa in rete alle 18:21:59
La negazione del Cristianesimo

Quando arrivi alla soglia degli ottantacinque anni non ti viene certamente la voglia di fare lo sfottente. Senti vicina sorella morte e senti vicino il momento di presentarti al Giusto Giudice. Ma non viene meno, non può venir meno la voglia di cercare e di dire la verità, almeno quella che tu credi sia la verità vera. Qualcuno potrebbe essere tentato di pensare che io ho il dente avvelenato, che sono sempre propenso alla contestazione. No, no: è sempre l’incoercibile bisogno di ricercare in tutto la verità.
E questa va detta sempre e principalmente quando non viene accettata da una o più persone. Da un po’ di tempo a questa parte ho notato che nei 176 inni che compongono il libretto dei canti della mia parrocchia non ci sono più due inni che avevo molto apprezzato e dei quali avevo contestato la falsità già nel 1986. Del primo inno ricordo vagamente questo concetto:” Di fronte a tante ingiustizie il mio cuore si tribella e protesta si fa”. Il secondo inno era il seguente:” Nella Chiesa del Signore tutti gli uomini verranno se bussando alla sua porta solo amore troveranno.
Quando Pietro, gli Apostoli e i fedeli vivevano la vera comunione mettevano in comune i loro beni e non v’era tra loro distinzione”. L’ultima strofa, la più stupefacente, la più bugiarda: “E noi che ci sentiamo Chiesa viva desideriamo con ardente impegno riprendere la strada primitiva secondo l’evangelico disegno”. Cantavano tutti, con naturalezza, non solo i ragazzi, ma anche le ricche signore con le costose pellicce, anche i ricchi borghesi presenti in chiesa. Penso che lo stesso canto viene cantato con la stessa scandalosa disinvoltura in tutte le chiese d’Italia. E mi viene la nausea. Sulle stridenti contraddizioni tra il canto dei fedeli e la realtà delle cose diventano inevitabili alcune amare riflessioni. Tra i primi cristiani non vi era alcuna distinzione. Tra i cristiani di oggi, che pur si chiamano fratelli, le distinzioni ci sono e sono enormi. C’è chi vive nella miseria, c’è chi vive nella ricchezza più sfaciata e provocante. I primi cristiani mettevano in comune i loro beni. I ricchi cristiani di oggi, ammaestrati e spalleggiati dalla dottrina sociale della Chiesa, non pensano lontanamente non dico di mettere in comune i beni accumulati con lo sfruttamento dei “fratelli”, ma non sognano neppure che sia doveroso almeno assicurare a tutti una casa e un lavoro.
E non si è fatto nulla, assolutamente nulla. In barba al nostro cristianesimo e in dispregio del più elementare senso di giustizia abbiamo tollerato che i ricchi mantenessero i loro palazzi, le loro ville, i loro panfili. E ci vantiamo di aver creato questa civiltà che pomposamente definiamo cristiana, anche se in effetti essa è la negazione pratica del cristianesimo ed arriviamo perfino a riempirci la bocca con grossi paroloni e cantiamo inni come quello di sopra senza avvertirne l’oppiacea ed alienante falsità. Tutto potevo aspettarmi meno che la Chiesa potesse servire ad addormentare le coscienze invece di inquietarle! Che io sappia, non c’è nei progetti della gerarchia, neppure in quelli a lungo termine, di far mettere i beni in comune tra i fedeli e di compiere fra loro una “giusta divisione”. Dov’è quindi l’ardente impegno di cui parla quell’inno bugiardo? Non esiste. Neppure nel mondo dei sogni. L’inno di cui sopra, senza volerlo, ha detto la verità: quelli che bussano alle porte della gerarchia e del clero, “solo amore troveranno”, amore verbale, ma niente soldi. D’altra parte dar soldi non è un precetto, ma solo un consiglio evangelico. Prima chiaritas incipit a se. Così scrivevo oltre vent’anni fa. E’ forse cambiato qualcosa da allora? Non mi pare. Noto solo ora che quell’inno è stato espulso dai canti della Parrocchia. Tutto questo ha un significato? Forse è stata avvertita la falsità di quel canto in contrasto con la vita reale della Chiesa? Parebbe di sì. Forse hanno ragione tutti coloro che pensano


Autore : Antonio Corsello

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I Vostri commenti
Solamente poche parole, caro Antonio. Condivido in pieno il tuo pensiero e ti ammiro perchè dimostri di saper dire ciò che pensi, senza remore. A me succede, purtroppo. che quando esprimo le tue stesse idee ho tutti contro, marito compreso. Mi riprometto di leggere tutto ciò che hai scritto, intanto stamperò questo articolo e lo metterò sul comodino di mio marito accanto al ritratto di San Pio. Ti abbraccio

Autore: Maria Stella Filippini
data: 14/11/2008
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