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Corriere di Gela | “Non mi vergogno di essere gelese”
Edizione online del Periodico settimanale di Attualità, Politica, Cultura, Sport a diffusione comprensoriale in edicola ogni sabato
notizia del 29/10/2007 messa in rete alle 18:10:04
“Non mi vergogno di essere gelese”

Quando qualcosa va purtroppo storta, a Gela, tanti gridono: “Mi vergogno di essere gelese!” La stessa frase penso che sia detta in altri centri d’Italia, a seconda del luogo di nascita. Questo scatto di rabbia lo definisco “autodenigrazione nazionale”.
Ho finito di leggere il libro dell’ex presidente Francesco Cossiga “Italiani sono sempre gli altri”, dove si fa notare questo fenomeno italico. Si arriva anche al paradosso e cioè per offendere una persona la si apostrofa: “Italiano ci sarà lei!...”
Il comico genovese Beppe Grillo raccoglie l’indignazione popolare alle turpitudini dell’Establishement italiano diffuse a destra come a sinistra. E la politica e l’antipolitica unite dalla comune denigrazione nazionale culmina con un sonoro “Vaffa day”.
Francamente ho nostalgia dei film di tanti anni fa “Italiani brava gente”, “Gaglioffi ma simpatici”, “Poveri ma belli” ed altri ancora che hanno l’idea degli italiani e di questo piagnisteo patrio. A mio parere ogni cosa fa ricadere la colpa sulla degenerazione della politica e l’antipolitica nasce da un rapporto mitico con la realtà. Oppure saranno rigurgiti di nazionalismo in un Paese che ancora oggi fatica a trovare una sua unità fra Nord e Sud.
Però quando ai mondiali vince la squadra azzurra e viene assegnata la medaglia d’oro a questo o quell’altro atleta nostrano, l’italianità si fa subito sentire, siamo tutti compatti e il tricolore sventola per le strade e in tanti balconi. Indubbiamente lo sport unisce gli italiani, la politica no. In altri paesi la bandiera nazionale è in tutti gli uffici, in tutti i palazzi, in tutte le scuole: vedi in America, in Inghilterra, in Svizzera e in altri Stati.
In Italia il tricolore è snobbato e la dimensione nazionale è vissuta spesso con fastidio. Quante volte abbiamo sentito dai seguaci di Bossi “Roma ladrona” , “Milano è la locomotiva d’Italia”, “Il Meridione è sprecone e vive alle nostre spalle…”, “Col tricolore – lo ha detto Bossi – ci puliamo quell’affare”, “Garibaldi fu uno stupido…” E sulle piazze italiane sventolano bandiere rosse, verdi e si vitupera il tricolore.
In questa sedimentazione culturale, prima ancora che politica, si rappresenta la divisione profonda del nostro Paese e che ha portato gravi lutti col terrorismo e la violenza.
La bandiera italiana dovrebbe essere presente (come il Crocifisso) in ogni scuola, in ogni palazzo e in ogni piazza perché rappresenta un gesto di solidarietà, di amore, di speranza per la Nazione, chiunque sia il governo


Autore : Gino Alabiso

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