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Corriere di Gela | Il lavoro che cambia
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notizia del 10/05/2005 messa in rete alle 18:07:06
Il lavoro che cambia

Pur desiderandolo, mi sono astenuto dal partecipare al convegno organizzato dalla pastorale sociale del lavoro diocesana e dalla triplice sindacale. Temevo che la mia presenza potesse infastidire qualcuno.
Ci tenevo a sentire i vari interventi, anche perché a proposito del lavoro e della disoccupazione ho le mie idee che accarezzo da tanto tempo e che certamente non collimano con la dottrina sociale della Chiesa e con l’azione degli stessi sindacati.
In effetti tutti hanno detto tante belle parole: i sindacati, gli agostiniani e lo stesso vescovo il quale ha promesso ai lavoratori la sua solidarietà.
Mancava solo una cosa: i fatti concreti.
Non posso dimenticare che quando ero consigliere nazionale del mio sindacato, partecipai ad una riunione che si tenne a Firenze e dove si discusse sull’opportunità o meno di destinare lo 0,50% dello stipendio a favore dei disoccupati. Quando mi accorsi che il dibattito cominciava a favore una brutta piega, mi alzai e dissi con rabbia: “Se fossi io disoccupato,non verrei a leccarvi il sedere, ma imbraccerei un mitra e farei una carneficina non dei padroni dei quali tutti conosciamo l’egoismo, ma degli operai occupati che sono i primi nemici dei disoccupati. I cattolici li chiamano fratelli, i comunisti li chiamano compagni, ma solo per fregarli”. Il segretario nazionale disse: “Corsello ha parlato con la sua abituale foga, ma cosa possiamo fare di più per i disoccupati?” Lo interruppi : “Non so se avresti il coraggio di dire che non puoi far niente se ti trovassi di fronte al mio mitra spinato”. Ebbi una salve di applausi, ma la proposta di destinare ai disoccupati lo 0,50% dello stipendio fu regolarmente respinta.
Qual’é dunque il mio pensiero? Dobbiamo smetterla di chiamare fratelli e compagni i disoccupati e destinare loro una modesta parte del proprio stipendio. Non c’é operaio che oggi guadagni meno di mille euro al mese.Altri guadagnano molto di più. Per loro tutto, per i disoccupati niente. Gli stessi sindacati si mobilitano per mantenere il posto di lavoro per coloro che ce l’hanno da sempre, ma non fanno nulla per coloro che da anni lo cercano inutilmente e sono costretti a darsi alla malavita, alle estorsioni o al commercio di droga. Finché non costringeremo i cattivi padroni a fare giustizia verso la classe operaia, quella giustizia facciamola noi con qualche piccolo sacrificio e rinunziando magari a cose che necessarie non sono. Certo, con i tempi che corrono, molti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, anche perché le esigenze dell’uomo moderne sono tantissime: cene ai ristoranti, ferie anche all’estero, regali di ogni genere ai figli. Ma cinquanta, cento euro al mese per i disoccupati devono pur venire fuori. Altrimenti tutto il resto diventa chiacchiera e presa in giro. Finora la dottrina sociale della Chiesa é stata al servizio dei padroni ed ai lavoratori sfruttati ha solo predicato la virtù della pazienza. Pio IX (addirittura proposto come modello di vita cristiana e beatificato da Giovanni Paolo II) poté dichiarare: “grazie a voi, tutti questi imbevuti da massime cristiane avranno imparato ad amare Dio, a custodire l’autorità, ad obbedire ai loro capi, a sopportare di buon grado le inferiorità della loro condizione senza avere invidia ad alcuno”. Ecco la dottrina sociale della Chiesa! Lo possiamo ben dire che ai lavoratori hanno fatto più bene i cattivi comunisti anziché i buoni cattolici. Nella dottrina sociale dalla Chiesa, dottrina e prassi si coniugano a vicenda. Prova recente ne é la condanna della teologia della liberazione. Vescovi, cardinali e popoli dell’America latina hanno scoperto, dopo cinque secoli di inutile cattolicesimo, che la Chiesa é stata istituita per salvare non solo le anime, ma l’uomo totale che é composto di anima e corpo. Deve quindi aiutare i popoli latino americani a liberarsi dalla fame e dalla schiavitù tuttora opprimente. Giovanni Paolo II ha condannato esplicitamente questa teologia, anche perché nella terminologia usata da questi teologi sentiva puzza di marxismo.
La schiavitù, suprema offesa alla dignità della persona umana, non é stata abolita per merito della Chiesa, ma dagli stati. La chiesa del resto si ispira alla bibbia (parola di Dio!) dove si dice testualmente: “Se uno colpisce uno schiavo con un bastone e muore sotto la sua mano, si deve vendicare; se tuttavia reggono per un giorno o due, non saranno vendicati, perché sono suo denaro”. (Esodo 21,21). Un uomo che viene ridotto a “denaro” del suo padrone! E’ parola di Dio! E poco più oltre, nello stesso capitolo si asserisce che se il padrone colpisce l’occhio dello schiavo o gli fa cadere un dente é obbligato solo a metterlo in libertà. Io affermo solennemente che tutte le religioni, compresa quella cattolica, che accettano e favoriscono la schiavitù, sono religioni false, perché non sono al servizio di Dio, ma dei padroni.
In questi ultimi tempi dominati dal berlusconismo il lavoro é diventato precario. Spesso non sono d’accordo con Bertinotti, ma condivido pienamente il suo pensiero in proposito. La precarietà é una disgrazia.
Come fa un giovane che svolge un lavoro precario a pensare di formarsi una famiglia e vivere nella precarietà? Nel Nord magari un operaio lascia un lavoro e subito ne trova un altro. Ma nel disgraziato Sud, se perdi un lavoro, un altro non lo trovi più. E c’é la fame e la disperazione. O l’emigrazione. Presso l’Anic si fanno migliaia di ore di straordinario, si potrebbe dare lavoro a centinaia di giovani debitamente istruiti e reperibili quando ce ne fosse il bisogno.
Alcuni anni fa ho fondato a Gela il Sicid (Sindacato cittadino disoccupati). Ho voluto chiamarlo sindacato per dare uno schiaffo ai sindacati che fanno ben poco per i disoccupati. I comunisti volevano la mia espulsione dal sindacato perché ritenevano incompatibile la mia permanenza nel sindacato con la creazione di un nuovo sindacato. Non la spuntarono. Ho pagato le spese per l’affitto della sede, per il telefono e per l’affissione di un manifesto nel quale si diceva: “Se ai bisogno di sturare un lavandino o di sistemare una fognatura, telefonaci”. Ci fosse stato un buon cattolico o comunista che avessero telefonato! Nessuno! E quando chiedemmo al Comune un contributo per la sede dei disoccupati, i democristiani si opposero, forse “in odium auctoris”. Uno di loro disse che non era riuscito a trovare “la visione globale, armonica e non sperequativa né i criteri a cui ispirarsi” per concedere quel contributo. Ma la visione globale ed i criteri per sperperare centinaia di milioni per Natale e carnevale li avevano trovati. Fui costretto a chiudere il Sicid. Disgraziati!


Autore : Antonio Corsello

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