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notizia del 25/09/2011 messa in rete alle 18:01:02
Verità spinose
C’è a Genova un prete “sui generis” che spesso esce dai limiti della cosiddetta “ortodossia”, ma che mi è terribilmente simpatico. E l’amico e il sostenitore degli omosessuali, dei transessuali, dei disoccupati, degli emarginati, dei precari. Non gli sono mancati gli avversari tra i quali il più duro è stato Mons. Fisichella vescovo Ausiliare di Roma, ma dei cinque vescovi che si sono succeduti a Genova, finora nessuno l’ha cacciato via. In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II disse esplicitamente che prima di beatificare quel papa avrebbe voluto che fosse beatificato Mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, martire. Sono pienamente d’accordo con lui.
Cose molto strane avvengono nella nostra Chiesa e noi abbiamo il dovere di rilevarle. Mons. Romero vescovo martire della Chiesa Cattolica non è stato ancora beatificato dalla stessa Chiesa, ma è già venerato come santo dalla Chiesa Anglicana, dalla Chiesa Luterana e dalla Chiesa vetero-cattolica.
E dire che per canonizzare Mons. Romero non c’è bisogno di alcun processo perché è martire. Mi sono sempre chiesto il motivo di tale comportamento e credo di averlo trovato. La vicenda di mons. Romero è un’aperta sconfessione della diplomazia vaticana che ha ucciso la profezia nella Chiesa.
Quando nel 1970 Mons. Romero fu eletto vescovo ausiliare di San Salvador era considerato un moderato. Difatti, era alieno dal politicantismo e non era affatto affezionato alla stessa teologia della liberazione. Ottenne così la stima dell’oligarchia ma perse la fiducia dei settori più progressisti. Ma era onesto e quando vide uccidere dalle squadracce filo-governative i migliori preti e quando gli squadroni della morte sostenuti dal governo fecero dei massacri di salvadoregni specialmente contadini, non poté fare a meno di schierarsi contro lo sciagurato governo e a favore della popolazione.
Subito dopo la sua elezione ad arcivescovo di San Salvador gli uccisero il suo grande amico Rutilio Grande gesuita. Questo evento apre pienamente la sua azione profetica. Egli non volle accettare il palazzo che gli si offriva e prese netta posizione contro il governo L’esercito arrivò perfino a profanare la chiesa di Aguilares uccidendo più di duecento fedeli.. E Romero all’esercito e alla polizia gridò:”Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio cessi la repressione”.
Questa netta posizione gli alienò l’animo di parte dell’episcopato e la diffidenza della S. Sede. Il santo vescovo se ne lamentò nel 1978 col papa Paolo VI il quale lo incoraggiò. Le cose cambiano quando viene eletto papa Giovanni Paolo II il quale condannò la teologia della liberazione, che per me è una meravigliosa invenzione sudamericana condivisa da cardinali e da tutto il popolo. Wojtyla che vedeva il marxismo come fumo negli occhi condannò il movimento perché qualcuno usò termini di sapore marxista.
Ma il movimento, in un paese dove la povertà dominava sovrana, realizzava in pieno il messaggio evangelico: la scelta preferenziale per i poveri, non quella equivoca di Matteo che parla di “poveri in spirito”, ma quella più concreta di Luca che parla più semplicemente di “poveri”. Nel condannarla Giovanni Paolo II fece un’enorme gaffe e disse: “Anch’io faccio la mia scelta preferenziale per i poveri, ma la mia scelta non è esclusiva od escludente”.
Un grande miracolo del papa: preferiva contemporaneamente ricchi e poveri. Ma la preferenza, etimologicamente, è di per se stessa esclusiva ed escludente. Romero nel suo diario si lamenta:” Ma perché il papa non vuole ricevermi?”. Finalmente il papa lo ricevette. Il colloquio viene riferito da Maria Lopez Vigli alla quale l’11.5.79 lo raccontò quasi piangendo a Madrid lo stesso Romero tornando dal suo paese costernato per le notizie di un massacro nella cattedrale.
Romero presentò al papa una grossa documentazione sulle malefatte del governo. Il papa rispose nervosamente: “Non abbiamo tempo per leggere tanti documenti”. Romero cerca disperatamente di far capire al papa la tristissima situazione in cui si trova San Salvador ma il papa lo interrompe continuamente dicendo; “Lei, signor arcivescovo deve sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo paese. Un‘armonia tra Lei e il governo è ciò che è più cristiano in questo momento di crisi. Se Lei superasse le proprie divergenze con il governo potrebbe lavorare cristianamente per la pace”.
Romero rispose “Ma S. Padre, Cristo nel Vangelo ci dice di non essere venuto a portare la pace ma la spada”. Il papa fissò Romero negli occhi e gli disse: “Non esageri, signor arcivescovo”. Romero non ha affatto esagerato e Il 24 Marzo 1980 veniva assassinato mentre celebrava la messa. Nell’omelia aveva tuonato ancora contro il governo che preparava dei campi minati sui quali faceva passare subito dopo dei bambini che rimanevano squarciati.
Alla morte di Romero il popolo invase la cattedrale ed alla porta espose un cartello nel quale si proibiva l’ingresso in cattedrale ai tre vescovi che l’avevano ostacolato. Dopo tempo papa Wojtyla è andato a San Salvador a stringere la mano al colonnello D’Aubisson che l’Onu ha definito ufficialmente il mandante dell’uccisione di Romero e solo dopo tempo è andato quasi furtivamente a visitare la tomba di Romero.
Alla morte di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro spuntarono tanti cartelli con la scritta”santo subito”. Ho pensato tra me e me che ci sarebbe stata una fioritura di miracoli. Difatti ce ne sono stati a bizeffe e Giovanni Paolo II è già beato, mentre Romero aspetta ancora. Beh! Don Gallo ha ragione: a Giovanni Paolo II anch’io preferisco Romero martire della Chiesa Cattolica.
Autore : Antonio Corsello
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