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notizia del 06/10/2012 messa in rete alle 17:46:44
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La psicosi paranoide (la donna del cane)
La inseguivano i nemici sin dall’uscita dal lavoro, erano in tanti ormai alleati fra di loro, la aspettavano al varco, in attesa di un suo errore, e lei correva più forte verso lo studio per non farsi uccidere, premeva forte il piede sull’acceleratore per arrivare in tempo e salvarsi. Sudata, tachicardica , gli occhi sbarrati dal terrore, si presentava cosi di fretta, e guardinga, la signora F. non più giovane, ma ancora single e sempre in lotta con i suoi nemici, lei sola contro un gruppo senza volto, senza nome.
Da anni la sua vita era in pericolo, era il tempo dei fatti di mafia , ed il clima che si viveva a Gela era davvero di terrore, ma loro erano in guerra con lei, una guerra personale. Come si poteva salvare, dove poteva scappare? L’ansia la divorava, e mi chiedeva ogni volta di misurarle la pressione perché temeva una crisi ipertensiva, e come potevo immaginare allora che davvero con gli anni il suo cuore avrebbe ceduto, e sarebbe stata la causa della sua morte?
La signora F. single e senza figli, conduceva una vita da solitaria, spesso in giro per l’Italia a cercare specialisti per i suoi più svariati sintomi fisici, più o meno ipocondriaci ed ansiosi, aveva dilapidato un intero patrimonio, che derivava non solo dal suo stipendio, ma da quello dei fratelli e dalla pensione della anziana madre.
L’assegno di molti milioni arrivato dalla Regione allarmò tutti in famiglia, temevano che lo spendesse subito nel gioco e visite varie, invece doveva servire per la casa, cosi i fratelli mi chiesero di farmi consegnare l’assegno e salvarli da questa ulteriore emorragia di denaro. Fu cosi che l’assegno passò dalle sue mani alle mie mani e quindi nelle mani di uno delle suoi fratelli.
La convinsi a prendere un cane a cui in effetti si affezionò e trascorreva molto tempo insieme a questo animale. Fu enorme la sua angoscia quando l’animale si ammalò, telefonò a destra e a manca, infine trovò un veterinario in città disposto a vederlo subito.
Era di notte, lo trasportò lei stessa d’urgenza in macchina sino a Catania, lo specialista lo operò nottetempo, ma non ci fu nulla da fare, l’animale morì dopo qualche giorno d’agonia, e lei lo seppellì nel suo giardino, e lo pianse come fosse stato il figlio che non aveva mai avuto.
Fu cosi dopo questa terribile perdita che si decise a sposare il suo eterno fidanzato, un insegnante di scuola elementare, e l’anno dopo divenne madre di un bellissimo bambino.
Mi chiese di decidere insieme il nome da dare al bambino, ed io come è nella nostra tradizione, le consigliai di dargli il nome di suo padre. Il bambino nacque e si chiamò come il nonno. Ma quando finalmente le cose della vita sembravano mettersi per il meglio lo stesso non accadde al suo povero cuore, che la stava portando sempre più di presso alla morte.
Trascorse gli ultimi anni della sua pietosa vita a casa, assistita dall’affetto amorevole dei fratelli, del marito e dall’unico figlio maschio.
Autore : Francesco Lauria - medico chirurgo,specialista in Psichiatria
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