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Corriere di Gela | Perché dico no al ponte sullo Stretto
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notizia del 05/11/2006 messa in rete alle 16:18:08
Perché dico no al ponte sullo Stretto

La settimana scorsa il direttore del nostro settimanale locale invitò i lettori a dire il loro parere (si o no) per la costruzione del ponte sullo stretto e alcune risposte sono già state pubblicate.
Anch’io voglio pronunciarmi e dico subito che il mio parere è negativo e perchè.
Vivo da 36 anni in Toscana e precisamente a Pisa. Spesso, vado in treno, per motivi culturali, a Firenze, Livorno, Grosseto, Lucca e in altri centri. Le vetture dei treni del centro Italia e del nord sembrano dei salottini eleganti ed accoglienti, con comode poltrone e pareti con disegni a bugnato. Inoltre nel territorio della penisola i treni sono elettrificati e in alcune zone funzionano ad alta velocità.
Mi reco a Gela due volte l’anno in aereo, perché il prezzo del biglietto è quasi uguale a quello del treno. Soltanto che il treno impiega 15 ore da Pisa a Gela, l’aereo impiega un’ora e dieci minuti per arrivare a Catania e un’ora in autobus da Catania a Gela.
All’Università di Pisa sono iscritti circa ottomila studenti siciliani e insegnano nelle scuole pisane e all’Università circa settecento professori siciliani.
Quando arrivano le vacanze di Natale, o quelle di pasqua, o l’estate, i docenti e gli studenti siciliani (che studiano a Pisa) prenotano due mesi prima il posto in aereo per recarsi al loro paese natale, pochi prendono il treno.
In Sicilia i treni non sono elettrificati in tutto il territorio e circolano ancora – da oltre cento anni – locomotive a carbone e automotrici. I viaggiatori per recarsi in treno da Gela a Caltanissetta, Agrigento, Palermo, impiegano una eternità.
A questo punto sorge spontanea la domanda: perché costruire il costosissimo ponte sullo stretto? Per arrivare in Sicilia 40 minuti prima e poi restare bloccati nelle piccole stazioni ferroviarie costruite qua e là, dopo l’unità d’Italia?
Prima di spendere tanti miliardi per la costruzione del ponte, bisognerebbe elettrificare tutta la rete ferroviaria dell’isola, creare doppi binari (come in tutta la penisola) e valorizzare, ristrutturandole, le squallide stazioncine costruite durante il governo umbertino.
I miliardi che si dovrebbero spendere per il ponte sullo stretto (di cui una parte andrebbero sicuramente a finire con i subbappalti nelle tasche della mafia) si dovrebbero anche investire per strade e autostrade e rendere attivabile l’ex aeroporto di Gela, che fu utilizzato nella disastrosa seconda guerra mondiale. Le merci, la frutta e la verdura viaggerebbero negli ampi e capaci aerei-cargo.
E siccome oggi tutti abbiamo fretta, si dovrebbero creare aeroporti ed elettrificare tutte le linee ferrate adeguandoci alla cosiddetta vita tecnologica odierna. Arrivare in Sicilia 40 minuti prima, col ponte sullo stretto, per poi stagnare nella nostra isola, sarebbe una operazione costosa e inconcludente.


Autore : Gino Alabiso

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