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Corriere di Gela | Marco Trainito e Corsello, un dialogo infinito
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notizia del 31/10/2010 messa in rete alle 16:16:32
Marco Trainito e Corsello, un dialogo infinito

Dopo aver letto le precisazioni di Marco Trainito in un primo tempo avevo deciso di astenermi dal rispondere per non rendere infinita la discussione. E ciò sarebbe sicuramente piaciuto a Rocco Cerro. Ma poi ho pensato che il silenzio avrebbe potuto essere interpretato come assenso. Ho deciso quindi di fare ulteriori necessarie puntualizzazioni. Prima di tutto una parola sui fantomatici cimiteri di feti e di neonati trovati nei conventi. E’ probabile, anzi è certo che in qualche convento sia stato commesso qualche infanticidio. Anche in quei tempi di malcostume e di permissivismo quello era sempre considerato un delitto gravissimo. La logica vuole che tutto sia stato nascosto in gran segreto. E’ assurdo, è ridicolo che possano aver creato dei “cimiteri” per farli poi trovare all’anticlericale Garibaldi che li avrebbe poi strombazzati “dati alla mano”.

A quei tempi i morti venivano seppelliti tutti sotto le chiese. Quando abbiamo rifatto il pavimento della chiesa di S. Agostino il sotto chiesa era stracolmo di morti. Chi gliel’ha detto a Garibaldi che quei corpicini di feti e neonati erano frutto di infanticidi commessi nei conventi? La logica anticlericale fa brutti scherzi e talvolta ottunde la mente. Trainito sa bene che “errare humanum est”: è un triste retaggio di tutti, preti e filosofi compresi Non fa onore a Garibaldi aver definito tutti i preti “crapuloni, corrotti, avidi, fornicatori e sanguinari” ed io non mi meraviglio affatto che un simile romanzo inutilmente velenoso sia rimasto nel dimenticatolo.

Non meritava una sorte migliore né Trainito fa una cosa lodevole nel riesumarlo dalla polvere. Dopo l’eccidio dei contadini di Bronte il feudo è stato restituito agli Inglesi. La logica della politica ha prevalso su quella umanitaria. Per merito di Garibaldi il mezzogiorno è stato occupato dai PiemontesI. Napoli era allora il più grande polo industriale d’Italia e Palermo con i Florio possedeva la più grande flotta del Mediterraneo. Ora siamo disprezzati da tutti e Bossi vuole la secessione della Padania. Ben venga questa secessione che sarà seguita da quella della Sicilia che almeno recupererà la propria dignità.

E adesso una parola su P. Pio. Per me è un segno evidente della sua santità l’essere stato perseguitato dalla stessa Chiesa, compreso quel sant’uomo di papa Giovanni XXIII. E’ stato dimostrato che il giudizio di P. Gemelli non corrispondeva a verità. Il P. Gemeli era rimasto molto scottato perché P. Pio non aveva voluto sottoporsi alle sue preconcette visite. Sono sotto gli occhi di tutti i mille miracoli compiuti da quel santo, ma il più grande miracolo è la Casa di Sollievo della Sofferenza voluta e realizzata con le offerte fatte a P. Pio. Quell’ospedale è uno dei migliori di tutta Italia. Io ho avuto la fortuna di avvicinare personalmente P. Pio. Avevo un forte male alla gola che non mi permetteva neppure di parlare.

La mattina dovevo scrivere quel che volevo mangiare a mezzogiorno. Ho potuto avvicinare P. Pio e gli dissi: “Padre Pio come faccio con questa gola. Non riesco a parlare”. Mi rispose: “Ah! questa gola. Il Signore ti benedica”. Mi benedisse e da allora io strillo come un diavolo, ho fatto un sacco di comizi, non risparmio certamente la mia voce. EppuRe ho ancora tutto il cavo respiratorio perennemente infiammato: faringite, laringite, cordite, tracheite. Non grido al miracolo, ma il fatto mi lascia perplesso.

Nel 1950 a Palermo io ero assistente della gioventù maschile e femminile dell’Azione Cattolica. Tra le ragazze del gruppo femminile ce n’era una di straordinaria bellezza. Assieme alle due sorelle è andata da P. Pio. Ritornata la domenica prima della riunione disse: “P. Pio non è affatto un santo. E’ un cafone: non ha voluto confessarmi”. Quando è venuta a confessarsi da me le ho detto: “Signorina, al posto suo ci penserei due volte a dire che P. Pio è un cafone. Tutti dicono che P. Pio ha la conoscenza delle anime e i suoi conti col Signore non sono tutti in regola”. Un mio compagno di seminario mi raccontò lui stesso che quattro mesi prima dell’ordinazione sacerdotale era indeciso e pensava di rifiutarla. In gran segreto si recò da P. Pio e dopo la messa se ne stava in un angolo non troppo soddisfatto di tutta quella gente che accorreva da lui. Ad un tratto P. Pio lo chiamò a sé e gli disse: “Il Signore vuole che tu sia prete”. Sconvolto volle andare a confessarsi e appena si inginocchiò davanti a P. Pio questi gli disse: “Figlio mio, te l’ho detto: il Signore vuole che tu sia prete”. E’ stato ordinato sacerdote e nominato parroco di Montelepre proprio ai tempi di Giuliano. Queste cose mi constano personalmente ed io credo nella santità di P. Pio. Benchè io spesso sia d’accordo con Trainito nelle sue contestazioni, purtroppo in questo caso sono costretto a dissentire da lui. Da lui che certamente è intelligente mi aspetto che non corra con disinvoltura dietro tutte le frottole che alimentano la sua già forte vena anticlericale “solo in parte giustificata”.


Autore : Antonio Corsello

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