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notizia del 01/03/2005 messa in rete alle 15:52:48
Archeologia e nuovi reperti
La storia archeologica di Gela è stata caratterizzata da due momenti importanti, anche se in parte casuali, risalenti uno al 1948 d. C. e l’altro al 4396 d. C.
Si tratta, rispettivamente, della scoperta delle mura sepolte nella sabbia di Caposoprano di età timoleontea e della scoperta del lungomare compreso fra l’arco della pace di Macchitella ed il porto rifugio, di età compresa fra le reggenze democristoidi e quelle del nuovo rinascimento crocettiano. Nell’un caso e nel’altro si è sempre trattato di eventi metereologici causati dai venti impetuosi e predominanti provenienti dall’Africa; in particolare dai paesi algerini e libici, e, in minore misura, dai deserti sabbiosi che circondano Casablanca: eternamente impegnata con le comparse dei films di Humphrey Bogart.
Ora mentre per le mura si è sempre ritenuto che fossero state innalzate per ragioni difensive della città gelese dai predoni provenienti dalle coste dirimpettaie fino a quelli angloamericani, per il lungomare gli storici hanno ipotizzato che fosse stato costruito:
a) agevolare gli ascari dipendenti di una fortezza dove si producevano prodotti secchi e liquidi adatti ad inquinare le terre geloe;
b) favorire un certo movimento di indigeni e di popolazione proveniente dall’entroterra per ammirare il mare lucente di emulsionanti;
c) snellire il traffico di certi mostri a quattro e a due ruote che imperversavano su una strada avuta in omaggio dai veneziani.
Gli storici di quest’anno di grazia 4396 d.C. fanno anche notare che così come in età timoleontea alle spalle del muro, verso l’interno, furono rinvenute abitazioni forate, a ridosso del lungomare furono scoperte le stesse abitazioni adibite a pensionati per passeri e artisti della siringa e del preservativo usa e getta.
Ma la cosa che, in fondo, non desta soverchia meraviglia è che dall’età timoleontea in poi, fino al periodo crocettiano, nelle zone delle mura ed in quelle insabbiate del lungomare, furono rinvenute tutta una serie di strani reperti.
Fra questi: statuette votive, vasetti, lucerne, oscille ed altre povere cose, ma caratterizzanti un’epoca di operosità cittadina. Questo nei pressi del muro di Caposoprano.
Più in basso, sotto i canneti esterni, sfilacciati da venti e da salsedine che si specchiavano sul lungomare, nel 4396 d.C. furono invece rinvenuti sotto la sabbia invadente, avvenuta dal 2004 in poi, tutta una serie di misteriosi reperti.
Buona parte di questi furono catalogati come contenitori di vetro per bevande (pepsi e coche di origine probabilmente americana); fogli trasparenti di natura plastificata per la conservazione di pullover e reggiseni, a pochi euro, nei giorni festivi di mercatino per i motorizzati indigeni; attrezzi di ferro di origine polacca; residui calcificati di calzari a punta lunga coi tacchi simili a stuzzicadenti o rametti aromatici di provenienza orientale.
Di particolare interesse fu il ritrovamento di alcune piastrelle dipinte da fanciulli inneggianti la pace nel mondo.
Cosa fosse questa pace risalente a quel secolo, rimane un mistero che ancora non è stato svelato.
Gli archeologi moderni che operano ormai fra le galassie hanno fondato una nuova società a responsabilità illimitata che si occupa dei misteri gelesi risalenti al 2005 d. C.; ma il loro lavoro risulta molto difficoltoso per l’enorme quantità di sabbia accumulatasi nel corso dei secoli; e per una certa propensione a non parlare e a non lasciare nulla di scritto: come testimonianza a futura memoria.
Autore : Federico Hoefer
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