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notizia del 21/02/2010 messa in rete alle 14:33:25
Chiose sul calcio
So bene in partenza che alcuni miei concetti saranno di gusto amaro, ma non posso farne a meno perché me lo impone la coscienza e l’esperienza personale. Le vedova Raciti alcuni giorni fa ha espresso la sua insoddisfazione affermando che dall’uccisione di suo marito è cambiato ben poco nel mondo del calcio. Santa verità! Io aggiungo che il mondo del calcio non da ora ma da sempre è stato inquinato e corrotto.
E il cattivo esempio proviene proprio dalla stessa Federazione di calcio e dalle squadre che militano nei vari campionati nazionali e locali. Intanto è una cosa molto strana e discutibile quella di affidare il prestigio di un’intera città a un gruppo ben pagato di giocatori sostenuti da una massa enorme di fanatici sostenitori tra i quali spesso si annidano non pochi facinorosi e autentici delinquenti. Continui e sanguinosi scontri tra le due tifoserie caratterizzano i vari incontri di calcio.
Malgrado la vigilanza delle forze dell’ordine spuntano sempre spranghe e bastoni con i quali assalire gli avversari colpevoli solo di amare la propria squadra. Sono botte da orbi dai quali non poche volte ci scappa pure il morto. Un accanimento delinquenziale che non ha e non può avere nessuna giustificazione. Al ritorno da una partita perduta sono i vagoni di un intero treno a farne le spese: vengono distrutti impunemente i finestrini e le suppellettili con gravissimi danni per le ferrovie dello Stato.
E pantalone paga. I responsabili di tanto sfascio sono i vari dirigenti delle squadre che incoraggiano e alimentano al loro interno questi fanatici delinquenti. Lo fanno forse per il prestigio e l’onore della squadra? Nient’affatto!
Sotto sotto ci sono sporchi e inconfessabili interessi economici. Bisogna assicurare i favolosi stipendi ai giocatori e forse impinguare di più le casse dei dirigenti che spesso si affannano a dirigere la squadra non per amore di Dio ma per curare i loro nascosti interessi. Quando giocava la squadra S. Agostino da me costituita se si vinceva la partita bisognava rassegnarsi a subire le violenze dei sostenitori della squadra perdente. In pratica si era fortunati quando si perdeva.
La S. Agostino vinse trionfalmente il campionato di seconda Divisione tanto che il Corriere dello Sport di Roma la defini “la reginetta del calcio siciliano”. Quando andammo a giocare a Mazzarino i dirigenti convinsero a giocare contro di noi i titolari che giocavano in prima divisione e che avevano disertato la partita col Giarre perché non avevano ricevuto gli stipendi. Vincemmo per quattro a tre, ma l’arbitro diede ben tre rigori inesistenti ai mazzarinesi. A fine partita andai nello spogliatoio dell’arbitro dandogli del fifone (in effetti gli diedi un attributo siciliano molto più efficace) e minacciandolo di deferirlo al dirigente provinciale, come in effetti feci l’indomani e ottenendo la sua radiazione dalle partite. A fine partita una gragniuola di pietre si abbatté sul nostro pullmann.
Per fortuna l’autista dell’Etna era proprio un mazzarinese che si scagliò contro la turba impazzita liberandoci dalla scomoda situazione. A fine campionato i sette arbitri della provincia di Caltanissetta vennero a S. Agostino per congratularsi con noi per la straordinaria vittoria. Mentre eravamo nel circolo sono venuti il presidente e il vice presidente della Spartaco (che i comunisti avevano creato come contraltare della Sant’Agostino e che era finita all’ultimo posto in classifica) e arrabbiati per un furto subito, dichiararono che si erano venduti le due partite giocate col Niscemi il cui sindaco aveva dato loro prima ottanta mila lire e poi un paio di scarpe per ognuno dei giocatori. Fu redatto un verbale firmato anche da Vittorio Cinardi, arbitro federale. L’indomani il Segretario del Comune Dottor Augeri, presente alla riunione, fece autenticare il verbale dal Sindaco di Gela.
Il verbale fu immediatamente inoltrato alla Federazione di Palermo, ma questa invece di prendere provvedimenti contro la Spartaco ritirò la tessera di arbitro federale a Vittorio Cinardi, adducendo lo specioso motivo che Cinardi avrebbe dovuto fare un verbale per conto proprio e non firmare l’altro presentato. Mi rivolsi al dottor Orlandi cognato del sindaco Vella e capo dell’Assessorato Regionale allo Sport e Spettacolo che sovvenzionava lo Sport minacciano uno scandalo sui giornali, Dopo pochi giorni la Federazione restituì la tessera di arbitro federale a Vittorio Cinardi. Ricordo ancora che quando andammo ad Acate in pochi minuti facemmo quattro goal. A fine partita l’arbitro mi pregò di venire assieme a noi sul nostro pullmann e confessò che era stato lui stesso a chiedere ai giocatori della Sant’Agostino di non fare altri goals, dato l’aspetto minaccioso dei tifosi. Dietro le mie spalle c’era un macellaio che agitava furiosamente una grossa chiave contro di me. Con durissime parole gli feci capire che le sue minacce non mi intimorivano affatto e così la smise. E ricordo ancora che in una partita col Riesi un sedicenne giocatore della Sant’Agostino ridicolizzò un trentaseienne riesino il quale a fine partita si vendicò dando un grosso ceffone al ragazzo. Intervenni immediatamente e non essendo riuscito a dare un pugno a quell’insolente gli dissi con rabbia “cornuto”. I dirigenti del Riesi mi dissero che le mie erano “parole di cuteddu” perché il giocatore era sposato. Risposi:” Lo so e per questo gli ho detto che é cornuto e c’è davvero”. Apriti cielo! Sugli spalti c’erano decine di tifosi inferociti con le pietre in mano.
Smisi di arrabbiarmi quando notai la faccia spaventata dei miei ragazzi. La Polizia dovette accompagnarci per parecchi chilometri nel viaggio di ritorno a Gela. Questi e tanti altri episodi sono il ricordo che ho del mondo del calcio. Molti, troppi difetti ha il mondo del calcio. Ci vuole la mano dura.
Autore : Antonio Corsello
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