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notizia del 05/09/2009 messa in rete alle 14:31:54
Gela, tra pregi e tanti difetti
Li ha anche la nostra città e non c’è da meravigliarsene o scandalizzarsene.
Cominciamo dal più grosso difetto. E’ un difetto un po’ nascosto, ma molto rilevante. Guai a mettere in evidenza qualche difetto della nostra città alla presenza di un gelese. Ti salta addosso. Che i gelesi amino la loro città è una cosa encomiabilissima che merita di essere elogiata. Ma il vero amore alla propria città non può farti chiudere gli occhi di fronte agli inevitabili difetti. Piuttosto che difenderla a spada tratta, bisogna mettere in essere tutti gli sforzi per eliminare tutti quei difetti che il vero amore ti aiuterà a scoprire. E’ uno stupido campanilismo quello che porta ad esaltare i meriti e le bellezze della propria città contrapponendoli ai difetti di altre città vicine o lontane, difetti che vengono ingigantiti e condannati a dismisura. La verità è uno sola: più o meno gli uomini sono tutti uguali e tutti hanno pregi e difetti. Forse è anche vero che ci sono difetti caratteristici dell’ambiente, ma troppo spesso si ha l’abitudine a generalizzare ed amplificare. Superato questo preambolo, parliamo prima dei pregi del popolo gelese.
I gelesi sono straordinariamente cordiali, socievoli, religiosi, sensibilissimi verso i bisognosi, rispettosi dei forestieri e degli stranieri (forse anche troppo tanto che a Gela essi spesso fanno fortuna), amanti del bello, esigenti verso la pubblica amministrazione, non troppo attaccati al denaro. E sono tanto volenterosi che non si fermano mai di fronte alle fatiche. Ricordo bene che mio padre per la mietitura voleva sempre mietitori gelesi e mi diceva: “Ma come fanno a sopportare tanta fatica? Hanno già mietuto nella piana di Gela, lavorano qui a Canicattì e poi vanno a mietere in montagna. A Canicattì si dice che il mietitore può sopportare al massimo 20 giorni di lavoro”. Se Gela ha potuto far progressi lo si deve allo straordinario spirito di sacrificio dei suoi cittadini. Notevolissima l’intraprendenza dei cittadini gelesi. Non bisogna dimenticare che fino a dopo la guerra Gela possedeva una numerosissima flotta di pescherecci che operavano in tutto il Mediterraneo. Era il vanto dell’intera città ed una delle sue principali risorse. Ricordo il lido di Gela interamente occupato da quelle barche che venivano costruite anche a Gela.
Lavorare nella piana sotto il sole cocente comportava una fatica eccezionale: eppure i gelesi hanno fatto diventare la piana un giardino. Le serre che da Bulala si estendono per chilometri documentano la laboriosità del popolo gelese. Adesso voltiamo pagina. Accanto a questi rilevanti e innegabili meriti ci sono, ed è inutile negarli, non pochi difetti. Li facciamo notare non per lo stupido gusto di parlar male, ma perchè amiamo fortemente questa città, anche noi che non siamo nati a Gela. Vorrei far notare una cosa molto importante. I nostri genitori ci hanno fatto nascere in altre città, ma se siamo rimasti a Gela è per nostra libera scelta e questa scelta ha un preciso, profondo significato di amore e di stima che non ci esime dal preciso dovere di notare anche i lati negativi della nostra città. Il primo grande difetto della nostra città che è anche il suo grande malanno è la criminalità. Si chiami stidda o Cosa Nostra è sempre la grande disgrazia di Gela. Encomiabile lo sforzo di Crocetta per eliminare da Gela questo grande bubbone, ma non basta. Il primo grande responsabile di questo malanno è proprio quel governo che se ne lamenta e che dichiara a parole di volerlo distruggere.
Per eliminare la criminalità bisogna prima eliminare la disoccupazione che a Gela ha raggiunto livelli altissimi. Quando un giovane arriva a diciotto anni non si rassegna certamente a vivere nella precarietà e nel bisogno e se c’è la mafia che gli offre una buona retribuzione è difficile che non ceda alle tentazione. Non è tutto oro quello che luccica. C’è qualcosa che non quadra se si fa la lotta alla mafia, si spendono e si spandano i soldi, ma il Comune resta senza una lira e pur dopo parecchi mesi non riesce a pagare le doverose spettanze per servizi resi ai cittadini. Prima della nascita dello stabilimento petrolchimico a Gela la mafia non esisteva. Ricordo bene che oltre cinquanta anni fa un giorno vidi nella piazza centrale di Gela un capomafia di Canicattì che abitava vicino casa mia colloquiare con un nobilotto gelese in odore di mafia al quale mi raccomandò calorosamente. Quel signore un giorno si presentò con tre mule nell’aia dove mio padre lo rifiutò decisamente. Gli disse “Papà come mai sei diventato così generoso?” “Figlio mio, mi rispose, se tu e i tuoi fratelli andate e venite tranquilli dalla campagna, questo è il prezzo”.
Anche se qualcuno dice che c’è un miglioramento, sono ancora in tanti a Gela che pagano il pizzo. Altri difetti: il vandalismo. Non sono pochi i giovani di Gela animati da spirito distruttivo. Guardate che fine hanno fatto i cestini per la carta, i secchioni per la spazzatura bruciati, le cabine telefoniche, i cartelli segnaletici, la piazzetta di fronte alla chiesa di S. Antonio, le docce installate dal sindaco sulla spiaggia, il parco di Montelungo, i tanti muri impiastricciati con stupide scritte. Durante l’estate la spiaggia diventa un ammasso di immondizie. L’elenco potrebbe ancora continuare più a lungo. Spesso si nota un certo disinteresse per la pulizia. Non voglio accanirmi, ma ritengo che un po’ tutti dovremmo sforzarci per far migliorare l’aspetto di Gela che talvolta lascia molto a desiderare. Così si mostra il vero amore alla nostra città.
Autore : Antonio Corsello
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