|
notizia del 16/02/2003 messa in rete alle 14:01:47
Il dramma di un credente
Incontrandomi, un amico mi dice perplesso: “Domenica scorsa l’ho visto in chiesa ed ho notato che lei si avviava verso l’altare per ricevere l’Eucarestia. Il sacerdote gliel’ha data? E lei come fa a conciliare le sue idee con la partecipazione alla cena eucaristica?”
Me lo chiedo anch’io. Quando ho scritto, seguendo la mia coscienza, il mio ultimo libro contro la Divina Ispirazione della Bibbia e contro il dogma del peccato originale, ero perfettamente cosciente del rischio che correvo e della posizione critica che venivo ad assumere nei confronti della gerarchia. Non nascondo che temevo e mi aspettavo severi provvedimenti.
Niente di tutto questo, So che il mio libro è stato regolarmente trasmesso all’ex S. Uffizio e credo che anche le autorità ecclesiastiche ne siano venute a co-noscenza (mi risulta che Mons. Alabiso si è preoccupato di in-tervenire presso l’assessore competente perchè il mio libro non fosse presentato dal Comune).
Il S. Uffizio di detestata memoria adesso ha cambiato nome e si chiama Congregazione per la Dottrina della Fede ed è presieduta dall’arcigno Card. Ratzinger e poichè, a quanto pare, le scomuniche non sono più di moda, contro di me non è stato pre-so alcun provvedimento.
All’amico che mi poneva la spinosa domanda ho risposto che continuo ad andare in chiesa ed accostarmi all’Eucarestia, perchè sono innamorato di Gesù Cristo il quale, istituendo l’Eucarestia, disse: “Fate questo in memoria di me”.
se a Gela ci fosse una comunità di base, certamente preferirei frequentare quella comunità.
Quelle poche volte che a Roma ho potuto partecipare alla cena eucaristica presso la Comunità di S. Paolo, presieduta dall’amico Don Franzoni, mi sono emozionato fino alle lacrime. Quando invece partecipo alla Messa nelle varie parrocchie, in genere ne esco profondamente insoddisfatto.
Alla Chiesa cattolica, e solo ad essa, riconosco il grandissimo merito di averci trasmesso, pur in mezzo a macroscopiche lacune, il divino messaggio di Gesù Cristo. Novaziani, Ariani, Albigesi, Valdesi, Protestanti, Evangelici, Pentecostali, Testimoni di Geova, New Age, etc, possono pure avere una motivazione storica, ma sono tutti virgulti nati dall’unico vero ceppo che è la Chiesa cattolica, Quando dal mandorlo fuoriescono rami sott’innesto vengon fuori virgulti che portano frutti amari. Lo stesso avviene per tutte le fedi sopra menzionate, ognuna delle quali può pure avere qualche aspetto positivo e qualche giustificazione storica, ma non possono intaccare il ruolo storicamente rivestito dalla Chiesa cattolica.
Prendiamo ad esempio i Testi-moni di Geova. Chi aderisce a questa, che è solo una setta, mostra una abissale ignoranza della storia. I testimoni sono sorti verso il 1878 ad opera di un emerito imbroglione, Russel. E dalla morte di Gesù Cristo a quella data, un periodo che copre 1800 anni, chi ha mantenuto la fede in Gesù Cristo e ci ha trasmesso il suo messaggio? Dov’erano i Testimoni di Geova? C’è solo la Chiesa cattolica, pur con tutte le sue lacune e le sue contraddizioni.
Io accetto e ammiro la santità di uomini eccezionali come Padre Pio, accetto il gran bene che la Chiesa ha fatto all’umanità, ma non trascuro il gran male che ha fatto con le sue crociate, con la Santa Inquisizione, col disinteresse per la classe operaia e per i poveri, con la caparbia negazione della libertà delle coscienze, etc. Ci sono santi discutibili come S. Roberto Bellarmino, S. Giovanni da Capistrano, San Pio V, Pio IX, Ecrivà de Bala-guer, ma come si fa a negare la santità ed i prodigi di P. Pio?
I miei rapporti con la Chiesa istituzione si complicano quando entriamo nell’ambito dogmatico. Il grande teologo Hans Kung ha scritto su “la Sicilia” che è necessaria una radicale riforma dello spirito della Chiesa, un rritorno alle origini e una diversa attenzione alle mutate condizioni del tempo. Ma le argomentazioni dell’illustre teologo abbisognano di un ulteriore supporto teologico. Il vero ostacolo insormontabile è la pretesa infallibilità della Chiesa, contro la quale lo stesso Kung ha scritto un libro molto interessante. Ma non ci si può fermare alla sola infallibilità pontificia: è l’intero castello dogmatico della Chiesa che va demolito. La divina ispirazione della Bibbia, il peccato originale e la redenzione di gesù Cristo ad essa collegata, sono i dogmi fondamentali della Chiesa che cozzano contro la sana ragione. Da ben duemila anni la Chiesa insegna che la Bibbia è tutta parola di Dio in ogni sua virgola.
Un equivoco che ha fatto non poche vittime. Le più illustri sono Galilei condannato da Roma e Thomson condannato dalla Chiesa d’Inghilterra. La Bibbia per buona parte è un libro ad uso e consumo del popolo ebraico al quale ha dato l’illusione di sentirsi un popolo privilegiato. Ma se Dio ama gli Ebrei più degli altri popoli, è un Dio falso. Iddio capriccioso che mette alla prova Abramo pur sapendo che avrebbe peccato, che chiede ad Abramo l’assurdo sacrificio di Isacco, Gesù Cristo che liberandosi dal peccato originale non è riuscito a restituirci i doni che con esso abbiamo perduto, lo sterminio dei popoli nemici voluto nientemeno dallo stesso Iddio, l’assurda uccisione da parte di Elia dei 450 sacerdoti di Baal e mille altre incongruenze della Bibbia dimostrano chiaramente che non tutta la Bibbia può essere stata ispirata da Dio.
Coltivando queste idee che sono in netto contrasto con la dottrina della Chiesa, ma credendo in Gesù Cristo e nel suo divino messaggio, ci si può sempre considerare figli devoti della Chiesa? Mi conforta il pensiero di Franco Barbero che bellamente dice: “Come possiamo vivere la nostra libertà cristiana nella Chiesa rompendo quel rapporto di idolatria con l’istituzione ecclesiastica e di sudditanza che la gerarchia cattolica ossessivamente predica ed esige? A me sembra decisivo praticare insieme comunione essenziale e libertà reale.
E’ fondamentale restare “dentro” questa gestazione evangelica, sia pure con le più audaci ed umili forme di dissenso. Il regno di Dio non è limitato alle mappe ecclesiali e la chiesa non piò intendersi solo come lo spazio riconosciuto dalle gerarchie. Non è più l’ortodossia il criterio di identificazione del cristiano, ma mai come oggi, dentro la Chiesa, abbiamo bisogno di ascoltare umilmente, di restarci a viso aperto, di parlarci anche con durezza, di praticare anche sentieri pastorali diversi, di analizzare il ruolo di certe istituzioni, ma tutto senza spirito di scomunica. Non si favorisce la comunione nella fede se si riduce la libertà dei figli di Dio”.
Perfetto! Approvo in pieno.
Autore : Antonio Corsello
» Altri articoli di Antonio Corsello
|
|
|
In Edicola |
|
Cerca |
Cerca le notizie nel nostro archivio. |
|
|
|
|