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Corriere di Gela | Feste religiose
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notizia del 10/10/2010 messa in rete alle 13:56:17
Feste religiose

Ho letto in ritardo l’articolo di Marco Trainito “Cultura, a proposito dei nuovi barbari” e mi affretto ad esprimere il mio pensiero. All’amico Marco Trainito, di cui riconosco e ammiro la notevole competenza filosofica, vorrei consigliare di ammorbidire la sua forte vena anticlericale, solo in parte giustificata. Lui vede un nesso tra la depressione culturale ed economica delle nostre regioni e il permanere di discutibili tradizioni religiose appoggiate e finanziate da uomini politici interessati ad averne un ritorno elettorale. E cita le due feste principali del 2 Luglio e dell’otto settembre. Per quanto mi riguarda non mi risulta che il comune aiuti finanziariamente le festa della Madonna delle Grazie.

So bene che è in grado di sopperire abbondantemente da sola a tutte le spese.

Sovvenziona invece con somme notevoli la festa della patrona della città. E non credo che ci sia da scandalizzarsene: lo fanno tutti i comuni d’Italia. Vogliamo vietarlo? Non ne vedo il motivo. Quelle somme erogate rientrano in parte nelle casse del comune con tasse di vario genere e principalmente sono un’occasione d’oro d’incassi per tante categorie: gestori di bar, coloro che organizzano i fuochi artificiali o l’illuminazione della città senza parlare delle tante manifestazioni più o meno culturali che vengono organizzate in occasione della festa. Ben altro è il problema di come si svolgono le cosiddette processioni. Ricordo molto bene che alcune decine di anni fa i vescovi siciliani ispirati adottarono una delibera nella quale si affermava che le processioni non devono protrarsi oltre le due ore. Nessuno rispetta quella delibera e gli stessi vescovi tacciono.

Non posso quindi dar torto a Marco Trainito se contesta. Fedeli devoti dovrebbero mettersi ordinatamente in fila e procedere con canti e preghiere. Sarebbe un vero spettacolo di fede come avviene, per esempio, nella processione del Corpus Domini a Palermo. Ma è un’eccezione. In tutte le città della Sicilia ( e credo anche altrove) le processioni sono interminabili e durano parecchie ore. Il buon esempio ci viene dalla città di Catania dove la cosiddetta processione dura tutto il pomeriggio e la notte. Penso di non sbagliarmi se lo stesso avviene per la festa di Santa Rosalia a Palermo. Gela non fa eccezione e si adegua. Mai o quasi mai le nostre processioni sono uno spettacolo di fede; talvolta sono addirittura un insulto a questa fede. Il più delle volte la processione è solo questua: bisogna raccogliere il denaro necessario per la festa e magari un po’ per i bisogni del clero.E così il santo è costretto a fermarsi ad ogni offerta ed a fare quasi un cenno di ringraziamento. La processione si avvia nuovamente per fermarsi subito dopo a pochi metri di distanza se un altro fa il segnale di voler fare un’altra offerta. Ma chi proibisce ai fedeli di recarsi in chiesa e fare l’offerta che desiderano?

No, è meglio che tutti lo vedano. Durante la processione si parla, si strilla, si sparano mortaretti, si suona, si fa baccano (sempre in onore del santo!) ma certamente non si prega. Non mancano certamente le invocazioni di devozione e di fede, ma quanto strani sono questi spettacoli che il nostro popolo offre e che Dio nella sua pazienza sopporta. Emblematica le festa del patrono a San Cono. C’è la musica, le orchestre, ci sono cantanti di grido e c’è principalmente lo spettacolo più unico che raro della processione del santo protettore. Prima della processione davanti la porta della Chiesa il condutore della bara legge tutte le offerte. Quando le offerte sono di piccolo taglio la gente grida “Viva Dio e San Cono”, ma quando l’offerta è più grossa il grido della folla si ripete per tre volte. Gli energumeni che portano la “bara” del santo (c’è proprio da dire che non tutti i matti sono al manicomio!) si divertono per ore ed ore a trascinare e strapazzare la statua del santo per le meschine viuzze del paese.

È incredibile. Ora la bara ha un’impennata verso l’alto, ora viene sbalzata violentemente al suolo e trascinata rumorosamente sui ciottoli della strada, ora vincono i portatori di destra e la bara si piega paurosamente a sinistra, subito dopo la sinistra riprende il sopravvento e la bara si piega a destra. Lo spettatore resta col fiato sospeso e spesso è costretto a scappare perché teme di essere travolto. Poi ancora corse pazze a destra e a sinistra, avanti e indietro. Ecco si avvicina l’arco di luci al neon: si corre pazzamente si alza la bara e il neon va in frantumi. La bravata mozza il fiato agli spettatori increduli mentre gli attori restano soddisfattissimi. Poi il carosello continua in cerca di offerte più o meno spontanee. Bisogna raccogliere in un paesino parecchi milioni per le spese della festa. Mi dicono, ma non ho potuto controllarlo personalmente, che se qualche famiglia non da l’offerta richiesta, le viene sfondata la porta di casa. Si dica quel che si vuole, ma per me questi spettacoli restano inaccettabili. Tocca però ai pastori guidare il gregge. Populus est docendus, non sequendus!


Autore : Antonio Corsello

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