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notizia del 14/11/2010 messa in rete alle 13:26:24
I miei ricordi su Aldisio
I primi approcci con Aldisio sono stati piuttosto difficoltosi a causa di un frate che mi aveva preceduto a S. Agostino e che aveva mantenuto un comportamento poco ortodosso. Aldisio era giustamente indispettito. Potei finalmente avvicinare Aldisio tramite il senatore Damagio che veniva a confessarsi da me. Avendolo conosciuto molto da vicino posso testimoniare che Aldisio era un uomo molto onesto, una gran galantuomo con gli immancabili difetti che i suoi nemici politici hanno poi ingigantito. Alcuni mesi prima delle elezioni Pino Orlandi fece elargire trecento mila lire ad ogni parrocchia destinando la metà della somma alla Dc per le prossime elezioni. Poiché alcuni parroci mossero difficoltà, io, fervente democristiano, consegnai l’intera somma. Divenni il prete di fiducia di Aldisio il quale faceva arrivare a S. Agostino farina, pasta, burro e altro da distribuire alle parrocchie ed altri enti.
Devo confessare che Aldisio mi fece pervenire grosse somme di denaro (fino a ottocento mila lire!) tramite l’Eca, somme destinate ai poveri ma che io devolvevo alla Dc o direttamente ad Aldisio. Riconosco ora che non era cosa lecita, ma nessuno mai me l’ha rimproverato, anzi ero elogiato per la mia “fedeltà agli ideali”. Spesso Aldisio chiedeva il mio parere su coloro che frequentavano il partito anche su quelli che lui conosceva bene come l’avv. Lorefice o l’avv. Leopardi e mi diceva che si era fatto molti nemici tra coloro ai quali aveva negato un favore poco onesto. Mi diceva;” Veda, vengono al partito, lavorano per un anno o poco più e poi mi chiedono il favore. Spesso si tratta di favori poco onesti che la mia coscienza mi vieta di concedere. Ecco, negandoli, mi son fatto già dei nemici”. Mi diceva anche:” Se vado a Licata mi dicono che tutti i soldi li porto a Gela e se vengo a Gela mi dicono che faccio poco per la città. Mi metto davanti allo specchio e mi dico che sono un cretino. Spesse volte Gela non merita di essere aiutata”. Un giorno presentandomi ad Aldisio egli, rivolgendosi agli altri, disse ;” Ecco il fuochista”. Alla mia perplessità egli rispose che mi aveva fatto il complimento che Giolitti aveva fatto a lui quando glielo presentarono dopo l’intensa campagna elettorale del 1919. Dopo una serie di incontri i giovani cattolici presentarono per la candidatura alle elezioni Pippo Vitale, Elio Russotto e Saro Marchisciana. Dall’Avv. Lorefice venni a sapere che il partito non voleva includerli nella lista. Andai a protestare con Aldisio il quale, indignato, disse :” Ma come è possibile? Devono dir grazie se questi giovani onesti vogliono entrare in questo fango di Dc”. Furono inclusi. Un giorno Aldisio tornava da Palermo assieme al sindaco Vella e il dr. Augeri. Questi mi raccontò che durante il viaggio il sindaco prospettò ad Aldisio il bisogno di denaro da parte dei Salesiani. Aldisio sbottò ” “Benedetto P. Corsello, non mi chiede mai una lira eppure svolge un’attività intensissima”. Lo stesso dr. Augeri segretario generale del Comune venne un giorno a dirmi che anche Aldisio voleva escludere il “cesso di Campanaro” dalla permuta che si stava facendo tra il comune e gli Agostiniani ( il merito di questa permuta era tutto mio).
Andai da Aldisio e gli dissi che questa decisione rovinava tutti i miei piani e non avrei potuto realizzare il campo di pallacanestro per il quale, approfittando della mia tonaca, avevo ottenuto l’omologazione malgrado mancasse quasi mezzo metro alla misura regolamentare. Ma avevo promesso che presto avremmo costruito un campo perfetto. Aldisio mi disse:” Va bene come dice lei, ma io ho paura che voi poi vi vendete tutto perché a fin di bene, vi concedete tutti i permessi. Domani andrò a Palermo a protestare perché il cardinale Ruffini vuole costruire un villaggio in un agrumeto che la principessa Pignatelli ha lasciato in eredità agli orfanelli di Gela”. Gli ho chiesto:” Ma è questa la stima che ha di me?”. Mi rispose:” Di lei no, ma degli altri…”. Fu profeta. Invece dei locali per la gioventù furono costruite le scuole che fruttano ora un mucchio di soldi al convento. Eppure Aldisio, morendo, mi ha fatto un piccolo torto. Davanti all’avv. Lorefice mi aveva detto che nel suo testamento aveva messo da parte alcuni milioni per erigere parrocchia la chiesa di S. Agostino. Era tutto inutile perché Mons. Federico non lo avrebbe mai permesso. La matrice aveva 16.000 anime. Meno anime e meno matrimoni, meno battesimi e meno funerali. Più che una diminutio capitis sarebbe diventata una diminutio capitalis. Quando venne a sapere che le Acli ed io eravamo entusiasti del centrosinistra mi chiamò e mi disse che non ci si poteva fidare di Nenni. “Nel 1947 De Gasperi a conoscenza della personale amicizia che mi legava a Nenni mi incaricò di sondare il terreno per vedere se Nenni era recuperabile all’area democratica. Per undici giorni ci siamo incontrati alla presenza di Arnaldo Missiroli direttore del Messaggero e alla fine tutto contento andai a dire a De Gasperi che Nenni era recuperabile”.
Dopo poco tempo Nenni fece il famoso Blocco del popolo che lo portò alla sonora sconfitta del 18 Aprile 1948. Eravamo nel 1962. Accortomi che Aldisio stava poco bene gli dissi semplicemente che le Acli erano favorevoli al centrosinistra perché vedevano che la sola Dc non era capace di fare una politica a favore della classe operaia. Quando Aldisio venne a sapere che le Acli erano sempre favorevoli al centrosinistra mi mandò a convertirmi l’on. Alessi il quale mi fece indispettire dicendo che le Acli e la Cisl erano filo-marxiste. Incontrandomi con l’avv. Lorefice mi disse: “Domani parto per Roma per aprire il testamento di Aldisio. Io sono esecutore testamentario. Ci sono quei milioni per S. Agostino”. Al ritorno mi fece sapere che i milioni nel testamento non c’erano più. Aldisio mi aveva castigato per la mia fedeltà al centrosinistra.
Autore : Antonio Corsello
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