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notizia del 26/03/2011 messa in rete alle 13:22:57
Il parroco di Brembate è tenuto al segreto?
Mi è stato riferito che in una trasmissione televisiva qualcuno ha ipotizzato che il parroco di Brembate di Sopra sia a conoscenza dell’autore del’omicidio e che avrebbe il dovere di rivelarlo all’autorità giudiziaria. Una richiesta dettata dall’ignoranza o dal malanimo verso la Chiesa. Il sospetto nascerebbe dalle stesse parole del parroco che ha detto: “L’orco è in mezzo a noi”. Intanto bisognerebbe dimostrare che l’illazione è logica. Da quelle parole non si può assolutamente desumere che sia a conoscenza dell’autore del delitto. Ma anche se ne fosse a conoscenza non si può assolutamente desumere che avrebbe il dovere di rivelarlo ai giudici. Sarebbe in contrasto con la legge fondamentale della Chiesa che impone il sigillo sacramentale, cioè il dovere assoluto di non rivelare mai a nessuno tutto quello che il sacerdote viene a sapere durante la confessione. E questo principio è stato rispettato perfino da Lutero il quale non ha voluto rivelarlo ai suoi fedeli che glielo chiedevano.
Nella millenaria storia della Chiesa unico caso di trasgressione di questa rigorosissima legge è stato compiuto nei confronti di Padre Pio. Nel suo confessionale sono stati posti dei nastri registratori nella vana speranza di scoprire qualche frase poco corretta per accusare il santo. Naturalmente non trovarono niente. Resta la grande vergogna compiuta da indegni ecclesiastici. E’ da sciocchi stupirsi di questa legge. E’ più che legittima e giusta. Non riesco a capire come qualcuno possa pretendere una tal cosa dal momento che la stessa legge dello stato non pretende dal reo che dichiari la sua colpevolezza, anzi lo autorizza a far di tutto per dimostrare la sua innocenza contro ogni evidenza. Coloro che pretenderebbero dal parroco di Brembate di denunziare gli autori del delitto qualora ne fosse a conoscenza, oltre a dimostrare una totale ignoranza delle legittime leggi della Chiesa dimostrano anche una totale stupidità. Se la legge stessa non pretende che il reo dichiari la propria colpevolezza e lo autorizzi a difendersi nel processo, come mai possono pretendere una tal cosa dal degno parroco di Brembate? Tale pretesa non è chiaro indice di malanimo verso la Chiesa? E non è segno di comune stupidità?
Autore : Antonio Corsello
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