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notizia del 18/12/2011 messa in rete alle 12:32:55
Aiutiamo i disoccupati
Ho ascoltato su Telegela la bella intervista a mons. Grazio Alabiso il quale nel giorno di S. Lucia ha pronunciato bellissime parole sul gravissimo problema della disoccupazione. Sento il dovere di complimentarmi con Monsignore per la sensibilità e per la condivisione delle gravi preoccupazioni degli ultimi licenziati presso lo stabilimento petrolchimico di Gela. Gli fanno veramente onore. Non me ne voglia però l’ottimo Monsignore se mi permetto di rilevare una grossa lacuna che va colmata quanto prima. Il discorso è bello, ma mancano le conclusioni, mancano i fatti. Non so ma mi vengono in mente le parole di quella canzone che dice: “Parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi”. E’ assolutamente necessario fare qualcosa di concreto per i nostri fratelli che vengono a trovarsi in queste condizioni disagiate. I tempi sono tristi un po’ per tutti, ma qualcosa si può e si deve fare. Se ne faccia promotore lo stesso Mons. Alabiso. In una delle prossime domeniche si faccia allo scopo una raccolta di fondi in tutte le parrocchie di Gela. Sono certo che i cittadini concorreranno molto generosamente, non solo i buoni cattolici ma, credo, anche i comuni cittadini. Inoltre si istituisca un comitato permanente che raccolga e distribuisca le offerte dei cittadini di Gela. Le autorità amministrative e tutti i cittadini si diano da fare per offrire un qualsiasi lavoro per i nuovi disoccupati, cosa purtroppo non facile ai nostri giorni e per coloro che versano in condizioni disagiate vengano invitati nella Chiesa madre o altrove per ricevere sostanziosi contributi. Allora le parole acquisteranno veramente un significato e diventeranno fatti. Per me il problema della disoccupazione è stato sempre un chiodo fisso.
Un giorno me ne lamentai con Livio Labor, presidente nazionale delle Acli che, come consulente dell’Eni, stette alcuni giorni a Gela. Gli dissi che a mio parere il sindacato faceva ben poco per i disoccupati e mi rispose seccamente: “E se ne meraviglia? I disoccupati non hanno la tessera del sindacato”. I sindacati si mobilitano e fanno un gran baccano per i lavoratori che perdono il lavoro, ma non fanno molto per coloro che il lavoro non ce l’hanno e lo aspettano da anni. Dopo aver abbandonato il ministero sacerdotale ho voluto costituire a Gela il Sicid (Sindacato Cittadino Disoccupati). Ho raccolto ben mille e quattrocento adesioni. Contrariamente a quelli che avrebbero voluto chiamarlo Lega dei Disoccupati, volli chiamarlo Sindacato per rimarcare la colpevole assenza dei sindacati. Ma la cosa non andava giù ai comunisti i quali ritenevano incompatibile la mia permanenza nel Consiglio Regionale e Nazionale della Cgil e proposero la mia espulsione. Non fui espulso per l’opposizione dei socialisti e del Segretario Provinciale. Ma ricordo bene che malgrado abbia versato non poche somme di denaro e malgrado avessimo fatto numerose manifestazioni, dovetti chiudere quell’esperienza perché mi venne a mancare qualsiasi aiuto e da parte dell’amministrazione comunale e da parte dei cittadini. Feci istallare il telefono e distribuimmo dei volantini dichiarando che eravamo in grado di riparare gabinetti, fognature e piccole riparazioni, ma non si fece vivo nessuno. Ricevemmo solo una telefonata da una casa nei pressi di S. Giacomo. Trovammo una signora sola al centro di una stanza allagata da liquami. Invece di guadagnare qualcosa, abbiamo comprato con diecimila lire dei tubi e riparato i danni. Quando facevo parte del Consiglio Nazionale della Cgil partecipai ad una riunione a Firenze nella quale si discusse se concedere o meno lo 0,50% dello stipendio ai disoccupati.
Quando mi accorsi che cominciava a prevalere il no mi alzai e dissi con rabbia: “Se fossi disoccupato io non verrei a pietire con voi, ma imbraccerei un mitra e farei una carneficina non dei cattivi padroni, ma degli operai che sono i primi nemici dei disoccupati che pur chiamano fratelli e compagni”. Il presidente nazionale mi rispose: “Corsello, con la sua abituale foga, ci rimprovera per non aver fatto nulla per i disoccupati, ma cosa possiamo fare di più per loro?” Mi alzai di botto e gli risposi: “Non so se avresti il coraggio di non poter far niente se ti trovassi di fronte al mio mitra spianato”. Ebbi un salve di applausi, ma la proposta di concedere qualcosa ai disoccupati fu respinta e i disoccupati aspettano ancora. Mi rendo però conto che con i tempi che corrono e con i lavoratori che guadagnano si e no un milione e duecento mila euro al mese, ora la proposta è diventata improponibile. C’è la crisi e dobbiamo pagarla noi abbienti di nulla, mentre alti dirigenti di società se ne escono con milioni di euro di liquidazione. E la patrimoniale non si mette perché Berlusconi non la vuole. Povera Italia!
Autore : Antonio Corsello
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