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Corriere di Gela | Gli stipendi dei deputati non si toccano
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notizia del 07/02/2007 messa in rete alle 12:08:53
Gli stipendi dei deputati non si toccano

All’assemblea regionale è stato presentato (sicuramente da pochi sognatori) un disegno di legge che prevedeva di decurtare del 20% gli stipendi dei deputati, attualmente scandalosi. Ma da quell’orecchio i deputati non ci sentono. Tutti d’accordo, destra, sinistra, centro: il loro lauto stipendio non si tocca. Semmai potrebbero essere d’accordo per un ulteriore aumento. I deputati, poveracci, sono oberati da troppe spese.
Ma come mai questa corsa affannosa per accaparrarsi l’ambita poltrona di deputato? Certamente non sono gli ideali del pubblico bene, ma il lauto stipendio che quella poltrona assicura. Non spendono una lira per i viaggi, mangiano sempre a sbafo perché c’è sempre l’amico che paga e ci sono anche tanti regali che proprio tanto innocenti non sono. E allora facciamolo un bel referendum popolare per decurtare numero e stipendio dei deputati a furor di popolo.
Sono certo che alla stragrande maggioranza dei siciliani non piace veder dilapidare il pubblico denaro da squattrinati mestieranti della politica. Tutto questo non riguarda solo la Sicilia, ma tutta l’Italia.
All’avvicinarsi delle elezioni i vari partiti sono in fermento per decidere le varie candidature. Tutti dichiarano di volere “sacrificarsi” per concorrere al bene pubblico e specialmente dei meno abbienti.
Ma l’interesse vero è quello più nascosto: accaparrarsi l’ambito posto di pubblico amministratore per usufruire dei non pochi vantaggi che esso offre.
Lo stato spendaccione è un pessimo amministratore e assicura grossi stipendi a tutti gli amministratori della cosa pubblica, a deputati e senatori, a deputati regionali, a sindaci ad assessori e perfino a consiglieri comunali. Stipendi favolosi che fanno gola a tutti e provocano una vera e propria corsa all’arrembaggio. Gli stipendi destinati a questo esercito di mestieranti superano di gran lunga quello di un modesto impiegato.
Perfino l’appannaggio di cui godono i consiglieri comunali non è affatto disprezzabile. Riveriti e omaggiati in vario modo, compensi sostanziosi assicurati, posti di lavoro per parenti ed amici, riunioni fiume che si protraggono per ore e ore nelle quali spesso di sente un italiano molto approssimativo. E’ un sacrificio, ma lo richiede il bene comune e il proprio portafogli.
Questo esercito di pubblici funzionari non fa altro che dilapidare le ingenti somme di denaro sottratte ai cittadini tartassati da tasse esose ed insopportabili.
Oggi, per essere eletti consiglieri, non è più necessario possedere doti di capacità e vantare benemerenze. Basta avere una larga parentela ed una ancor più vasta clientela o l’appoggio di un partito a prescindere da meriti e capacità personali.
Nei tempi passati, che chiamerei beati, le riunioni del consiglio comunale si facevano, se ben ricordo, una ogni due mesi. Ora se ne fanno una ogni due giorni. Sempre per il bene comune! Devo onestamente riconoscere che ho molto apprezzato lo sfogo dell’ex senatore Cassarono che ha dichiarato che al tempo suo non si spendevano tutti questi soldi e che lui ha dovuto talvolta anticipare il denaro per comprare penne e cancelleria. Beh! Uno sfogo che mi è riuscito simpatico. Ora che si avvicinano le elezioni i vari pretendenti presentano le loro credenziali. “Il mio passato è tutto pulito. Mi sono sempre dedicato al bene degli altri. Ho combattuto e combatto la mafia. Sono per la legalità”.
Qualcuno, anzi molti aggiungono un merito particolare: “ Sono convinto cattolico, rispetto la Chiesa e l’ho sempre aiutata nel compiere la sua benemerita missione”.
In effetti le sovvenzioni alle varie attività ecclesiastiche sono cospicue e perfino gli evangelici ne hanno beneficiato. Sono somme destinate ad opere benefiche, nessuno ne dubita, ma constato con meraviglia che i comunisti di una volta, persecutori della Chiesa e da essa scomunicati, sono più generosi dei disonesti democristiani. Forse vogliono farsi perdonare un passato un po’ imbarazzante.
Faccio un’altra constatazione: al tempo mio tutto questo ben di Dio non c’era. Io, tanto per fare un esempio, ho svolto un’intensa attività a favore dei giovani e degli operai, specialmente per i disoccupati, senza mai avere una lira dal Comune.
Abbiamo vinto brillantemente il campionato di seconda Divisione di calcio e il Corriere dello Sport di Roma definì quell’anno la S. Agostino di Gela la “reginetta del calcio siciliano”.
Abbiamo poi fatto il campionato di prima divisione. Avevamo tre squadre in Lega Giovanile, una squadra in Promozione di Pallacanestro, una squadra in Atletica Leggera ed un’altra nella serie C di nuoto. C’era perfino un campo di nuoto nel porto rifugio che adesso non c’è più.
E dal Comune non abbiamo mai avuto una sola lira.
I tempi adesso sono cambiati. In meglio? Non lo so. Ogni popolo ha quel che si merita. Si vota per il parente o l’amico anche se non lo merita. Ecco i frutti. Perché lamentarsi dunque?


Autore : Antonio Corsello

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