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Corriere di Gela | Lo sbarco angloamericano sempre vivo nel cuore dei gelesi
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notizia del 01/07/2007 messa in rete alle 11:59:43
Lo sbarco angloamericano sempre vivo nel cuore dei gelesi

Si avvicina la data del 10 Luglio, una data indimenticabile per i gelesi anziani. La notte tra il 9 e il 10 Luglio 1943 fu “la notte più lunga” per la popolazione locale, perché ricorda lo storico sbarco dei marines americani nella nostra spiaggia, durante la seconda guerra mondiale.
I Marines venivano da una numerosa flotta di guerra su tanti mezzi anfibi, una immensa flotta che nascondeva l’orizzonte. Fu così che iniziò l’invasione dell’Europa e le sua liberazione dal nazi-fascismo.
Vi fu un violento bombardamento dalle numerose navi e dagli aerei americani sulla piana di Gela, dove erano dislocati i militari della Divisione “Livorno” e parte della Divisione “Goering” tedesca. L’esercito americano, di gran lunga superiore di armamento e di uomini, riuscì dopo un massacrante combattimento a mettere piede nel nostro territorio. Fu una pagina tragica di storia, carica di gloria, paura, coraggio da parte di migliaia di uomini di nazionalità diverse che combatterono e morirono fianco a fianco in nome della libertà.
I destini individuali si intrecciarono in un giorno che cambiò il volto del mondo. Di quella grande battaglia combattuta 64 anni fa si continua a commemorare l’evento, a scrivere articoli, libri a realizzare films.
Per capire meglio la portata della grande battaglia di quello sbarco basti pensare che persero la vita circa 900 americani, 820 italiani e 700 tedeschi. Certo è difficile pensare a un mondo senza eroi e in quelle immane battaglia vi furono tanti oscuri eroi dall’una e dall’altra parte. Fu la più grande tragedia del secolo. Quel colossale sbarco di uomini e di mezzi evoca immagini terribili: i soldati consapevoli della loro disperata fragilità, ogni uomo con la sua paura, i suoi ricordi, i suoi pensieri verso i genitori, la sua casa, la moglie, i figli, la collina dell’infanzia. Una storia tragicamente vissuta.
Degli Stati Uniti possiamo pensare e dire tutto il male che si vuole (il consumismo, l’etica protestante, la società e la politica come spettacolo, un’emotività spesso incontrollata), ma non possiamo dimenticare che gli Stati Uniti hanno risposto con coraggio ai grandi appuntamenti con la Storia: per due volte, nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale sono accorsi in difesa dell’Europa. Calcoli economici e finanziari? E sia pure. Ma quando il presidente degli Stati Uniti si china a raccogliere e sistemare la bandiera “stelle e strisce” sulla tomba dei soldati americani morti in Europa, la commozione ci stringe alla gola. Di soldati americani morti in Europa ce ne sono stati tanti. Anche a Gela venne allestito un cimitero a “Ponte Olivo” per i soldati americani morti durante lo sbarco del 10 Luglio 1943 (vedi foto, gentilmente concessa dal collezionista Franco Pardo). Accanto al cimitero degli americani furono seppelliti militari tedeschi e italiani. La morte livella tutti; l’odio non esiste più: ci ispiriamo alla pietà cristiana. Tutti i morti meritano una preghiera. Quei morti caddero lontano migliaia di chilometri dal loro paese natale. I militari americani morti durante la battaglia dello sbarco furono seppelliti nel cimitero di “Ponte Olivo”.
Nel 1947 le bare con i defunti furono trasportate, con una nave, parte negli Stati Uniti –per espresso desiderio dei familiari– parte furono portate nel cimitero monumentale di Nettuno (Roma). Vennero benedette dal vescovo della Diocesi e salutate con rispetto dalle autorità locali e da una folla di cittadini gelesi fortemente emozionati.
Dopo il trasloco delle salme dei militari, il cimitero di “Ponte Olivo” venne definitivamente “cancellato”.
Quest’anno il 10 Luglio verrà ricordato in maniera solenne, perché alla cerimonia saranno presenti il colonnello Charlie Darw, dell’ambasciata britannica a Roma, il console degli Stati Uniti a Palermo dott. Cucinella, il presidente della Repubblica di Malta Guido De Marco, l’ammiraglio Molaschi del Comando autonomo di Sigonella, il comandante della Capitaneria di porto Macauda. Faranno gli onori di casa il sindaco Crocetta e il presidente della Provincia Collura.
Dopo la messa officiata dal vescovo Pennisi, nella chiesa di Sant’Agostino, gli ospiti visiteranno il museo fotografico dello sbarco nei locali attigui alla Chiesa.
Sarà scoperta una lapide in marmo, in onore di tutti i caduti e su cui sarà posata una corona di alloro.
In serata, al Club Nautico, sarà presentato il volume sullo sbarco del Luglio 1943 in Sicilia del prof. Giorgio Romano.


Autore : Gino Alabiso

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