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notizia del 08/02/2009 messa in rete alle 23:03:03
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Il Gela sul’orlo di una crisi di nervi
Mezz’ora di follia ed il derby con l’Igea finisce in umiliazione. La sconfitta è pesante non solo per il risultato in sé, ma anche per i risvolti in classifica (-10 dal Cosenza) e per le conseguenze sul piano della giustizia sportiva (squalifiche e multa di 5000 euro). Una lettura superficiale suggerirebbe solo un crollo nervoso della squadra, ma un piccolo appunto al riguardo è doveroso. Iniziamo, cioè, col dire una verità di fondo: c’è un’incapacità generale nel sorreggere un peso troppo gravoso come quello rappresentato dall’obiettivo di vincere il campionato. Cosa sia successo in campo domenica scorsa è facile dirlo: Pasca cade nel tranello teso dal difensore avversario Alizzi e lascia i compagni in inferiorità numerica quando ancora sono passati 18’. Ciò che non t’aspetti è che una squadra di questa caratura, da quel momento, perda il bandolo della matassa. In particolare Pasquale Esposito inizia 25 minuti scioccanti, venendo dapprima a rischiosissimo contatto con il portiere igeano Di Masi, quindi lasciando libero di scorrazzare sulla fascia di pertinenza il suo diretto avversario Bongiovanni, fino a scordarselo in piena area di rigore in occasione del vantaggio ospite, per finire procurandosi il secondo rosso ed il rigore per i cugini barcellonesi i quali, ringraziando per cotanta generosità, chiuderanno il primo tempo in doppio vantaggio di reti e di uomini. Insomma una partita già chiusa dopo i primi 45 minuti e con un secondo tempo, nonostante il rigore trasformato da Franciel, rivelatosi come ampiamente prevedibile solo una lenta ed inesorabile agonia fino al 1-4 finale.
Rimane beninteso che qui non si vuole gettare la croce addosso Pasca e Pasquale Esposito, che tanto hanno dato e tanto daranno alla causa del Gela. Siamo sicuri che sanno di aver sbagliato, che pagheranno con i due turni di squalifica (a questa va assommata quella per un turno inflitta a Iannini), e che sapranno rifarsi alla prima occasione.
La questione più importante è chiedersi perché il team biancoazzurro, nel complesso, ha mostrato un nervosismo così esasperato e senza alcuna plausibile giustificazione.
Forse anche in questo caso, come in tanti altri, la lettura più semplice non è solo la più agevole e genuina ma anche la più corretta. Questa squadra è stata pensata e costruita dal ds De Filippis, di concerto con il tecnico Cosco e con l’ovvio benestare del presidente Tuccio, secondo un’idea ben precisa. Quando prendi due centrali come Pasquale. Esposito e Fernandez avendo già D’Aiello, due esterni difensivi che si mantengono bassi come Nigro e Giovanni Esposito ed altri due mediani come Battisti e Iannini ad affiancare Marinucci, il dado è tratto: considerato che in porta hai Cecere, schieri ben 7/11 (a volte 8/11 quando giocano tutti e tre i mediani) propensi a curare più la fase difensiva, concedendo solo qualcosa in fase offensiva. Ma questo non può indurre nell’errore di pensare che il Gela non abbia avuto una mentalità vincente a smentirlo ci sono i risultati delgirone di andata).
Al giro di boa gli uomini di Cosco chiudono a 35 punti (oltre la media dei 2 punti a partita), imbattuti e con la difesa più forte tra i professionisti: sono numeri da capolista in qualsiasi categoria. Invece – ed è questo il punto – nonostante un cammino eccezionale ti ritrovi con l’unica squadra imbattuta al pari tuo tra i professionisti, come il Catanzaro, e con un’altra capace addirittura di fare ancora meglio (di due punti) come il Cosenza. Ecco allora una semplice analisi evidenziare che il gap con la capolista la fa solo il cammino casalingo. Ecco allora, per un club che ambisce a vincere il torneo e che si ritrova lì a giocarselo, l’esigenza di intervenire con giocatori di livello laddove è stato ravvisato qualche limite tattico: vedi in cabina di regia (e prendi Schiavon) e sulle fasce (e prendi Galuppi e Russo). Stesso discorso sono costretti a farlo il Catanzaro e, soprattutto il Cosenza (non a caso arriva gente come Ramora, Battisti e Mortelliti). Ed eccoci giunti al nocciolo della questione: quando cambi in corsa, modificando in qualche modo un’intelaiatura tecnico-tattica oramai individuata ed una determinata filosofia di gioco senza essere da subito aiutato dai risultati, il rischio di un escalation apprensiva è dietro l’angolo, specie se dall’altra parte (il Cosenza) episodi favorevoli consentono di evitare pericolosi incidenti di percorso. Sicché quando pareggi (di nuovo) in casa contro il Monopoli e la capolista se ne va a +4, tendi a minimizzare cercando di spiegare il non risultato pieno, perché frutto di una prestazione infelice.
Ma quando a Barletta subisci la prima sconfitta stagionale pur sapendo di aver offerto una performance tutt’altro che immeritevole, con il Cosenza imperterrito che va a +7 aiutato dai nuovi arrivi Battisti e Mortelliti (sempre in rete), una certa ansia ti assale ed un certo scoramento, sottile quando vuoi, continua a strisciare. Insomma, pur non considerando la polemica partenza di Battisti e la problematica contrattuale relativa a Franciel (e conseguenti incomprensioni con buona parte della tifoseria) con i silani che provano decisamente la fuga, la tensione fa in fretta a salire e può capitare che il clima generale si faccia all’improvviso così denso da provocare un certo annebbiamento, tale poi da condurre chi di dovere in questi casi, dirigenza e tecnico, a sottovalutare le ripercussioni che a livello mentale potevano scaturire dall’aver perso un primato come quello dell’imbattibilità a cui la squadra teneva molto. E così quella di Pasca contro l’Igea, non è solo una delle tante ingenuità che capita non di rado di vedere nei campi di calcio, quanto piuttosto una scintilla da sola sufficiente a far saltare i nervi un po’ a tutti: ciò che di fatto è accaduto.
Ciò non significa abbassare la cresta: anzi il contrario. Lo dimostra nelle ultime ore di mercato, l’acquisto a titolo definitivo di Andrea Staffolani (nella foto), da tempo inseguito: sua alternativa era Marolda del Taranto e Morini della Sambenedettese), seconda punta in forza fino a lunedì scorso all’Ancona, come a ribadire la volontà di crederci ancora e più di prima, anche a dispetto di un silenzio stampa proclamato più per far quadrato e ritrovare la propria serenità all’interno che per trincerarsi dalle critiche e dalle polemiche all’esterno.
Alquanto provvidenziale è piuttosto la sosta di domenica ai fini di una riflessione interna attenta sul momento delicato che si sta attraversando. C’è il tempo per parlarsi a quattrocchi e ricordarsi reciprocamente che ci sono 13 partite ancora da disputare e tutte da vincere. Alla fine si faranno i conti e se il Cosenza meriterà, tanto di applausi: altrimenti il Gela dovrà farsi trovare pronto. E se di play-off si tratterà, il Gela ha le carte regola per giocarsela con chiunque. Dopo il mezzo scivolone col Monopoli, l’autentico scivolone a Barletta ed il rumoroso tonfo contro l’Igea, tassativo è rialzarsi e riprendere la corsa, a partire anche da una semplice amichevole come quella contro il Trapani sabato 7 febbraio alle ore 15,00 al “Dino Lotta” di Licata (ingresso gratuito).
Autore : Filippo Guzzardi
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