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notizia del 21/10/2007 messa in rete alle 15:41:16
Appello alla tifoseria: stop alla storia dei colori
Sembra incredibile, eppure è vero: in una città come Gela, afflitta da tanti gravi problemi (recessione occupazionale, carenze igienico – sanitarie, legate, in particolare, alla cronica mancanza d’acqua), nella quale imprenditori e commercianti vivono costantemente sotto ricatto ad opera di bande di estorsori, dove, quasi quotidianamente, durante le ore notturne, polizia e carabinieri, ma soprattutto vigili del fuoco, sono chiamati ad intervenire per sedare le fiamme appiccate a portoni d’ingresso di abitazioni private, in cantieri edili e negozi, ma anche e soprattutto ad automezzi, parcheggiati lungo le vie cittadine, c’è chi riesce a trovare tempo ed energie da dedicare ad una querelle che sa di stantio, che ci riporta indietro di secoli, al Medioevo, quando, in talune città come Firenze, Guelfi e Ghibellini si facevano la guerra, lasciando centinaia di morti sul terreno di battaglia. Mi riferisco alla questione (che appassiona ed arroventa gli animi fra i tifosi della stessa squadra cittadina) dei colori sociali del Gela, la compagine calcistica che milita nel torneo nazionale di serie C 2 e che, quindi, nella buona e/o nella cattiva sorte, rappresenta la nostra città.
Fino alla scorsa settimana, sono stato in vacanza a Gela ed ho dovuto fare i conti proprio con il problema dell’acqua, di cui, peraltro, mi sono occupato dalle colonne di questo giornale. Ma grande è stato lo sconcerto, nel constatare che, fra i tifosi della stessa squadra (il Gela) si è creata una frattura che, per la faziosità e cecità di taluni soggetti coinvolti nella querelle, ha esacerbato a tal punto gli animi fra i componenti delle opposte fazioni, da far quasi passare in secondo piano i gravi problemi tecnici e di organico che affliggono la compagine gelese, che – come ho già avuto modo amaramente di affermare in altre circostanze – non ha le qualità per competere con altre formazioni (Monopoli e Benevento, in primis) del girone C del campionato di C2.
Personalmente, giudico inconducente ed inconcludente questa diatriba fra i tifosi del Gela, alcun dei quali sono arrivati persino a minacciare ed, in qualche caso a realizzare, lo sciopero del tifo, facendo venir meno quel sostegno unanime e corale, di cui la compagine giallorosa ha sicuramente bisogno, per un pronto e definitivo riscatto, dopo le pessime prestazioni offerte nella fase di avvio del campionato, la cui classifica vede il Gela occupare il poco esaltante posto di fanalino di coda.
Diversi amici, memori del fatto che, ai tempi in cui vivevo a Gela, mi occupavo anche delle vicende sportive (lo feci per il giornale L’Ora e poi per il Giornale di Sicilia), mi hanno invitato ad intervenire in questa diatriba. Non ritenendomi depositario della verità assoluta, ma andando indietro nel tempo (gli inglesi lo chiamano flash-back), mi limito a ricordare che le squadre di calcio della nostra città, indipendentemente dal nome (Gela, negli anni Cinquanta, Terranova, dagli anni Settanta e fino a qualche tempo addietro, con l’intermezzo della Juventina, i cui colori erano rosa-nero) hanno quasi sempre indossato la gloriosa casacca giallorosa. Perché, con questi colori, si intendeva rappresentare non solo la Gela sportiva, ma l’intera comunità locale. Perché il giallo ed il rosso cremisi sono sempre stati i colori della nostra città, ed in tali colori i gelesi purosangue si sono sempre riconosciuti e per gli stessi hanno palpitato i loro cuori.
Alla tifoseria tutta, pertanto, rivolgo un caloroso ed affettuoso invito: basta polemiche, basta divisioni fra gelesi. L’obiettivo, primario è quello di salvare la nostra amata squadra dal tracollo. La stagione calcistica non è ancora irrimediabilmente compromessa, anche se, verosimilmente, si dovranno ridimensionare gli obiettivi finali. Perché, vista la situazione in classifica, non retrocedere sarebbe come vincere il campionato. Ed è questo che conta!
Autore : Elio Cultraro
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