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Corriere di Gela | il presidente Tuccio racconta il Gela del futuro
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notizia del 24/05/2007 messa in rete alle 11:43:57

il presidente Tuccio racconta il Gela del futuro

Al primo anno da presidente del Gela calcio ha già raggiunto un traguardo importante, frutto della dedizione e della passione che ha messo in campo pur dovendo navigare tra mille difficoltà.
L’ingegner Angelo Tuccio (nella foto) è una figura nuova nel panorama calcistico locale, un dirigente sin qui apparso serio e affidabile, regalando ai tifosi un immagine positiva di sé rivelatasi lontana anni luce da quella fornita dai predecessori che hanno affossato il vecchio Gela.
Nell’augurio che continui sempre su questa strada, in nome dello sport e dei valori che lo stesso trasmette, lo abbiamo intervistato per analizzare i play-off e le vicende più importanti e salienti della stagione agonistica.
– Ing. Tuccio, affrontiamo subito il tema dei play-off. Quante possibilità attribuisce al suo club e quali sono secondo lei i valori che possono incidere e fare la differenza?
«Sono molto ottimista, perché noi arriviamo ai play-off con una determinazione ed un entusiasmo smisurato. Vantiamo numerose carte vincenti: innanzitutto siamo in questo periodo abbastanza grintosi, sebbene questa sia una prerogativa che presumo appartenga anche alle rivali. Poi siamo al top della forma, e quindi la condizione atletica può rappresentare il secondo fattore a nostro favore, e infine la squadra esprime un bel gioco grazie all’acume tattico di Sanderra, artefice principale della svolta attuata nel finale di stagione. Sfruttando queste tre condizioni possiamo vincere i play-off, ma attribuisco un venticinque per cento di possibilità alle quattro squadre protagoniste degli spareggi-promozione.»
– Dunque non ci sono club favoriti secondo il suo punto di vista?
«No, siamo tutti alla pari, e i play-off tradizionalmente rappresentano una lotteria. Però non sottovalutiamo la delusione probabilmente emersa a Benevento e a Potenza per non aver conquistato la promozione diretta dopo gli sforzi economici profusi, e non dimentichiamo che il Monopoli ha licenziato il tecnico alla vigilia degli spareggi, una scelta a mio avviso abbastanza discutibile. Trattasi di particolarità che potrebbero giocare a nostro favore. Ipotizzo un pronostico: finale Gela-Benevento, e noi cercheremo, con tutte le nostre forze, di battere il Potenza, perché i lucani hanno vinto immeritatamente le due gare disputate contro di noi nel corso della stagione regolare.»
– C’è stato un momento, nell’arco della stagione, in cui ha smesso di credere nei play-off?
«Purtroppo c’è stato, per un’oretta dopo la batosta di Monopoli. Peraltro i pugliesi non ci massacrarono, furono cinici, e fummo noi colpevoli d’errori marchiani. Poi guardai negli occhi Sanderra e i giocatori, lì ho intravisto la loro rabbia e la voglia di reagire, e ci siamo detti che da quel momento doveva iniziare un nuovo percorso per il Gela, costellato da cinque vittorie e un pari (a Sorrento). Ho sbagliato l’ultimo pronostico, ma l’importante è aver conquistato un obiettivo che dopo Monopoli appariva più che mai lontano.»
– Nei suoi pensieri Sorbello e Zappalà vanno anch’essi annoverati tra gli artefici del felice esito stagionale o giudica le dimissioni da loro presentate salutari per la svolta del Gela?
«Giudico positivo e proficuo il lavoro svolto da Sorbello e Zappalà per il club. L’ex-tecnico ha mostrato grande professionalità e signorilità, ma la sua mentalità era troppo rinunciataria. E poi, dopo aver subìto un gol, non sapevamo reagire e diventava tutto un disastro per il Gela. In parole povere, il suo gioco non mi piaceva, mentre Sanderra ha conferito alla squadra la propria impronta, e l’undici che va in campo esprime ora un calcio brioso ed offensivo. E guarda un po’, grazie agli stessi giocatori utilizzati da Sorbello. Non è sorprendente? Per quanto riguarda Zappalà mi è rimasto nel cuore, e mi dispiace per gli insulti che ha dovuto patire, soprattutto dopo la sconfitta di Lamezia quando i tifosi inveirono contro la moglie. Sul piano umano rimasi, e lo sono tuttora, colpito da quelle esternazioni volgari e dal dolore patito dall’ormai ex direttore generale. Vorrei ricordare a tutti che è stato lui a creare e plasmare il gruppo che adesso sta raccogliendo ovunque consensi.»
– Sanderra ha fatto breccia nel suo cuore. Rinnovo del con-tratto già pronto?
«Per ora parlarne è prematuro. Dopo i play-off ci riuniremo e programmeremo il futuro, ma noi siamo enormemente soddisfatti del lavoro attuato dal tecnico, il quale ha ereditato una situazione difficilissima. E lo confermeremo a prescindere dell’esito dei play-off, mi auguro solo che dall’altra parte emerga la medesima volontà.»
– Quali sarebbero gli obiettivi del Gela nel caso in cui rimanesse in C2 o qualora partecipasse al torneo di C1?
«In C2 allestiremmo un organico pronto per l’immediato salto di categoria, mentre in caso di C1 programmeremmo una salvezza tranquilla, e dovremmo rivedere i nostri piani, poiché nel nostro progetto la C1 era prevista nel giro di tre anni. Quindi, in caso di promozione, fisseremo un nuovo obiettivo di tre anni per l’approdo in serie B.»
– Quando si dimise, nel mese di febbraio, attaccò l’imprenditoria locale, l’amministrazione comunale e la tifoseria per l’indifferenza manifestata nei confronti del Gela. A distanza di qualche mese, si è ricreduto oppure è ancora deluso?
«Il problema rimane. La classe imprenditoriale è ancora sorda. E dell’appoggio ultimamente manifestato dai tifosi siamo soddisfatti, ma occorre creare maggiore entusiasmo. Il mio cruccio è sempre rappresentato dalle strutture sportive: dovessimo approdare in C1, mi dite come potrei programmare la B senza adeguate strutture sportive?. A causa del decreto Amato, noi, come tante altre società professionistiche di serie C, dovremo spendere somme considerevoli per sistemare il Vincenzo Presti, per renderlo conforme ai parametri di sicurezza, pena la mancata iscrizione al campionato di C1 o di C2, qualunque esso sia.
L’amministrazione comunale dovrà lavorare, da subito, sul progetto per il nuovo stadio, noi giochiamo ancora in un “campo sportivo”, e non in uno stadio, antiquato e a tratti impresentabile. E se penso che a Caltanissetta, con la Nissa che gioca nel campionato dilettanti Eccellenza, vantano uno stadio da diecimila posti sorge in me una rabbia che non potete comprendere. L’equazione è semplice: senza uno stadio nuovo, sarà difficile sognare la serie B. L’amministrazione si svegli: lo sport è importante, soprattutto sul piano sociale, è un fattore di crescita per la città, ma a Gela il calcio, sotto certi aspetti, è trascurato dai politici. Vorrei che i miei sforzi fossero ripagati.»


Autore : Paolo Cordaro

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