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notizia del 09/09/2013 messa in rete alle 22:46:35
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Un amore più forte di me. Il feuilleton di María Dueñas
Che cos’è un feuilleton? Questi romanzi, definiti anche d’appendice, generalmente presentano delle strutture tematiche e linguistiche ben definite. La preferenza è per l’ambientazione storica; mentre la scrittura predilige un registro medio per la sintassi e per il lessico. Queste caratteristiche li rendono ‘opere popolari’. Tutto ciò spiega perché il genere si affermò nell’Ottocento, quando la borghesia prese coscienza del proprio valore economico, e una tale consapevolezza la portò a imporre scelte culturali che oggi definiamo ‘di massa’.
Queste note ci tornano utili per affermare con convinzione che il nuovo libro della spagnola María Dueñas (nella foto), Un amore più forte di me è un feuilleton. Il romanzo esce dopo il grande successo del precedente La notte ha cambiato rumore (2009) e non a caso Mondadori lo ha mandato in libreria proprio prima dell’estate. La trama, sebbene racconti pochi mesi nella vita della protagonista, è abbastanza complessa perché fondata su una serie di flashback.
Blanca Perea è una docente universitaria (come l’autrice) e madre in una famiglia borghese e solida: economicamente e apparentemente anche affettivamente. Quando viene a scoprire che il marito la tradisce e che sta per avere un figlio con un’altra, decide di non affrontare la situazione – del resto non ne ha le possibilità – e si trasferisce temporanemante in una università californiana per catalogare il lascito di Andrés Fontana, un professore emigrato in America negli anni Trenta per fuggire dalla Guerra Civile. La donazione è rappresentata da una massa di appunti e riflessioni sul Camino Real: la serie di missioni francescane fondate in California durante il dominio spagnolo.
María Dueñas, in pratica, fa uso del topos del manoscritto. Quella d’inscenare il ritrovamento di un testo (vero, falso o tradotto) è difatti una strategia molto sfruttata nella letteratura e l’esempio più nobile – e di certo noto all’autrice – è il Don Chisciotte.
Tuttavia, come il feuilleton, l’espediente s’impose nel XIX secolo, si pensi a Walter Scott e ai nostrani Manzoni, Vincenzo Cuoco e alle traduzioni di Leopardi; e non è difficile riscontrala in opere contemporanee come Il consiglio d’Egitto (1963), Rosa (pazza e disperata) (1973), Il nome della rosa (1980) e Il manoscritto ritrovato ad Accra (2012) del brasiliano Coelho.
Tale strategia narrativa qui aiuta a dipanare la storia del vecchio professore e del suo allievo Daniel Carter, il quale da ragazzo ha fatto un viaggio a ritroso rispetto al suo maestro, ovvero dalla ricca e liberale America verso la povera Spagna della dittatura franchista. Il viaggio (altro topos) permetterà a entrambi una serie di conoscenze e di esperienze che cambieranno i destini dei personaggi e introducono il lettore alla conoscenza di realtà storiche e politiche che in questo periodo di crisi vale la pena di rammentare. Tant’è che l’elemento più interessante del libro è che gli avvenimenti, per quanto remoti, hanno delle ripercussioni anche torbide e preoccupanti con il presente.
Alla trama descritta la scrittrice intreccia la propria esperienza di donna di oggi. Ma se questo è il pregio del libro, ne svela anche la debolezza, presentandosi troppo dichiaratamente come un romanzo per donne. Questo sospetto mi viene confermato nel capitolo 29 dove una sequenza eccitata di eventi previene da una resa realistica della vicenda tra Carter e la spagnola Aurora.
Un’altra forzatura mi è parsa quella dell’editore nella scelta di cambiare il bel titolo originale, Misión Olvido, che fa riferimento alle missioni religiose, con questo ben più scialbo. In genere comunque il libro si legge con interesse e con il convincimento che il soggetto autentico sia la letteratura. I protagonisti invero, pur con modalità e intenzioni diverse, si muovono attorno ai libri: c’è chi li studia, chi li insegna e chi li scrive. E questa scelta, si capisce, non può che farci piacere.
Autore : Gandolfo Cascio
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