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| notizia del 21/12/2004 messa in rete alle 22:36:55 Altamore, attento testimone del suo tempo Per il prof. Pietro Barcellona, dell’Università di Catania, l’ultima opera letteraria di Giovanni Altamore Hybris e Follia nella Storia dell’Occidente, presentata qualche settimana fa al liceo Eschilo di Gela, rappresenta una sorta di dramma intellettuale che ha origine dalla concezione dei greci, secondo i quali il senso della morte è il percorso per pervenire al trascendente. Ma nel libro di Altamore, scomparso prematuramente nell’agosto di quest’anno, risalta “il desiderio della speranza”, come ha sottolineato il figlio Daniele, dopo gli interventi del sindaco di Gela, dell’assessore Luciano Vullo e dell’amico Lillo Giardina. Da vero intellettuale Giovanni Altamore, da sempre militante nella sinistra politica, ha saputo coniugare il senso della giustizia nel contesto democratico della sua città, Gela, e di deputato regionale all’Ars della IX e X legislatura. Questa sua filosofia di vita ha fatto da corollario alla capacità didattica nell’insegnare ai giovani il rispetto della collettività e della libertà democratica. Sono stati questi fra i suoi maggiori impegni; impegni transitati attraverso la politica dopo approfonditi studi delle correnti filosofiche europee, ma senza perdere di vista i “padri”: il Pitré con la sua demo-psicologia sul “liberalismo idealistico del gentile”. Con le sue incandescendenti teorizzazioni trova anche posto la questione mai risolta del Sud, con la sua miseria e nobiltà che porta Giovanni Altamore a riconsiderare la funzione degli scrittori siciliani, in un contesto socio-politico-culturale “a fare – dunque – della Sicilia la metafora di qualcos’altro…”. Ne fanno fede gli scritti che spaziano da Verga a Pirandello, transitando per De Roberto, Brancati, Sciascia fino a Camilleri. La Sicilia che si esalta con i paesi e le variegate comunità, in un processo mirabile: fra cultura contadina e devastante “cultura” industriale. Per Altamore “per ambire ad avere una qualità della vita più ricca e fortemente motivata alla Sicilia non basta potersi collegare via internet con il resto del mondo; ma anche il sapere ascoltare le voci antiche della sua storia, di tornare a raccontare di Ulisse, della sua Odissea e della sua raggiunta Itaca…”. Queste edificanti considerazioni di Altamore li troviamo in La cultura siciliana nell’epoca del nichilismo, pubblicato postumo dai suoi familiari, pur avendo, in parte, fonte nei precedenti lavori: Economia e Società in Terranova-Gela dalla fondazione ad oggi e nell’ultimo Hybris e Follia nella Storia dell’Occidente presentato da pochi giorni per volontà della moglie e dei figli Daniele, Loredana e Giampaolo. Giovanni Altamore: ovvero una testimonianza indelebile nella vita culturale e politica di Gela fra il Millenovecento ed i primi vagiti di questo nuovo secolo; un secolo ancora tutto da verificare e, in molti casi, ancora da scoprire. La tendenza dello spirito siciliano deve essere indirizzata “ad elaborare ipotesi e modelli interpretativi della propria originalità – scrive Giovanni Altamore – …e pervenire ad una Sicilia come laboratorio…”. Le limitate pubblicazioni di Altamore contengono l’humus da cui trae origine l’essenza del microcosmo locale e varca, impetuoso, i confini eschilei per farsi voce, verità, speranza. Autore : Federico Hoefer » Altri articoli di Federico Hoefer |
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